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  • Zio Paperone re del Klondike
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"Pensavo che fosse bruciato nell'incendio! L'unica cosa che non ho potuto riprodurre nel mio hotel! E invece, non so come, si è salvato ed è qui da lui!"
Doretta davanti al quadro

Zio Paperone re del Klondike è una storia di Marco Gervasio e Stefano Zanchi, pubblicata sul numero 3479 di Topolino nel luglio 2022.

Trama[]

Zio Paperone su un aereo della sua flotta atterra a Dawson e si abbandona ai ricordi della corsa all'oro nel Klondike del 1896: rivede la città com'era tanti anni prima e Doretta Doremì che lo invita ne suo saloon Bolla d'Oro a mangiare e a riposarsi. Il ruvido papero rifiuta, suscitando con la sua incrollabile tempra l'ammirazione di Doretta.

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Nella Dawson di oggi c'è ancora la statua di Paperone con la Pepita Uovo d'anatra proprio davanti all'albergo in cui è stata trasformata la Bolla d'Oro e lo zione passeggia per le vie, ritrova i luoghi dei negozi, ma ormai quasi tutto è cambiato.
Intanto all'albergo Soapy Slick, ingrigito ma sempre mascalzone, esige dalla proprietaria il saldo di un prestito che le aveva permesso di ricostruire il locale dopo l'incendio del 1898. Nonostante l'arroganza di Soapy e il pericolo che incombe su di lei, anche Doretta si abbandona alle memorie dei tempi passati, ripensa a come Paperone si sia precipitato nel saloon in fiamme per salvarla e sia invece stato tramortito dal getto ghiacciato dell'idrante. Ma Soapy la risveglia bruscamente dalle sue memorie, insistendo per avere indietro il denaro; Doretta non ne ha a sufficienza perché i clienti scarseggiano e Slick minaccia di prendersi l'albergo in cambio.

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Suggerisce poi alla papera di chiedere aiuto al suo «amico miliardario», ma l'orgogliosa Doretta non vuole farlo, anche se questa volta non uscirà facilmente dai guai: Soapy le ha concesso un altro mese, dopodiché si prenderà l'albergo.
Non è solo la fierezza, però, che trattiene la donna dal chiedere aiuto a Paperone: dovrebbe infatti ammettere anche di avergli mentito sulla provenienza del denaro da lei usato per la ricostruzione della sala e perderebbe così la sua fiducia. Per fortuna, pensa, il vecchio amico è lontano…
Invece è vicinissimo e compare davanti a lei chiedendo una camera: è venuto a controllare la situazione della sua banca di Whitehorse e ripartirà il giorno dopo. Doretta gli offre gratuitamente l'alloggio e Paperone, desideroso di ricambiare l'ospitalità, invita l'amica a cena; i due si accomodano all'elegante «La Pala e il Piccone», ristorante di grido nella città, e dopo cena si fermano su una panchina sotto la statua di Paperone a ricordare i tempi passati. Poi vanno a dormire nelle loro camere, ma l’emozione di essersi ritrovati li tiene svegli durante la notte.
La mattina Doretta apparecchia tutti i tavoli per la colazione per far credere allo zione che ci siano altri avventori oltre a lui; prima di Paperone compare però Soapy, che vuole fare un inventario in modo da evitare che la sua debitrice si porti via oggetti preziosi quando dovrà cedergli l'albergo. Mentre il bullo sbeffeggia la poveretta, scende dalla scala Paperone e si apre un alterco tra lui e Slick: questi gli aveva prestato del denaro ad interessi altissimi, denaro che però era stato restituito, fa notare lo zione. Allora Soapy gli chiede se salderà anche il debito di Doretta e ciò che la papera voleva tenere nascosto viene alla luce. Paperone scaccia il malandrino e poi chiede contezza del debito dell'amica. Arriva quindi la confessione: le pepite, che aveva trovato nella Valle Segreta e che sosteneva fossero servite per ricostruire il saloon, in realtà Doretta le aveva utilizzate per aiutare i minatori e si era così dovuta rivolgere a Slick per un prestito.

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Paperone si intenerisce e, anziché adirarsi, si offre di pagare lui il debito, ma la donna rifiuta, perché in passato aveva tentato di rubare la pepita all'amico e non vuole avere conti in sospeso con lui. I due si lasciano bruscamente e il papero si avvia ai suoi affari. Ma, rileggendo l'iscrizione sulla base della sua statua, «Paperon de’ Paperoni, il re del Klondike, il più duro, testardo, orgoglioso, ottiene sempre ciò che vuole» si rivede in Doretta, ugualmente fiera e determinata, decisa a farcela da sola.
Si reca poi alla banca e rimprovera il direttore che non ha richiesto sufficienti garanzie ai debitori e, scorrendo l'elenco degli insolventi, nota qualcosa… Va all'emporio, acquista l'attrezzatura da cercatore e si reca alla Valle dell'Agonia Bianca dove comincia a picconare. Non trova oro e viene raggiunto da Soapy che lo deride; ma inaspettatamente, seguendo il suo famoso fiuto, poco più in là Paperone trova il prezioso metallo: quest'oro è di Doretta, a cui anni prima aveva ceduto la concessione e che ora è in grado di assolvere il debito. Ma non sarà solo l'amica a trarre vantaggio dal ritrovamento, spiega Paperone a Soapy: infatti dai registri della banca ha scoperto che Slick è un debitore insolvente: una volta recuperato il denaro dalla donna potrà pagare il creditore e Paperone recupererà il suo denaro.
Lo zione torna a casa e qualche giorno dopo riceve una inattesa visita: è Doretta, che si lamenta che il vecchio amico sia partito senza salutarla, ma un altro fatto la indigna: si trova ad essere in debito morale con Paperone, mentre avrebbe preferito risolvere la situazione da sola. Ma, aggiunge, anche Paperone ha un debito con lei perché, dopo che era stato tramortito dagli idranti nell'incendio del saloon, è stata Doretta a trascinarlo fuori dal locale e a portarlo in salvo: quindi sono alla pari.

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Dopo un composto saluto, la papera si allontana, ma una sorpresa l'aspetta: appeso a una parete del deposito, vede il quadro La bella addormentata, che sovrastava il pianoforte alla Bolla d'Oro e che era scomparso nell'incendio. Ma Paperone, dice Battista, l'ha cercato dappertutto e con grande perseveranza e, seppur a fatica, l'ha ottenuto. Doretta, commossa, se ne va felice e si rivede per un istante giovane, a cantare Fili d'oro nel saloon sotto al suo quadro.

Analisi[]

La storia è un sapiente intreccio di vicende già note, ma narrate in una diversa prospettiva, in colori attenuati, a metà tra passato e presente. Gervasio e Zanchi omaggiano Barks e Don Rosa fornendo una sorta di antologia delle loro storie e dando un nuovo e imprevedibile sviluppo al difficile rapporto tra Paperone e Doretta.
Ritroviamo così la sequenza tratta da L'argonauta del Fosso dell'Agonia Bianca, in cui Doretta invita Paperone a ristorarsi e questi rifiuta; sempre dall' Argonauta è ripreso l'episodio del prestito di Soapy a Paperone, prestito che viene restituito, come sappiamo da Il miliardario di Colle Fosco. La Pepita Uovo d'anatra e il suo furto, come pure i lavori forzati di Doretta, sono ideati da Barks in Zio Paperone e la Stella del Polo, capostipite di tutte le successive vicende, e più volte ricordati da Don Rosa. L'incendio del saloon è narrato in Cuori dello Yukon e brevemente riproposto in Il sogno di una vita: rimane una delle scene più drammatiche e intense dell'intera saga. E ancora, la statua di Paperone a Dawson, statua che di questa storia è il centro sentimentale, viene presentata con la sua iscrizione in L'ultima slitta per Dawson e sempre in quest'ultimo episodio Paperone compera la Banca del Klondike a Witehorse. Altri rimandi ancora dalle tavole si presentano alla memoria del lettore nostalgico e alla sua elaborazione dell'epopea dello Yukon, ma non è necessario proseguire nell'elenco.
Non c'è molta comicità nella storia: tocca troppo le corde intime dei due personaggi per lasciare posto a grandi risate. Anche Doretta non è ritratta come la maggior parte degli autori la ritrae, elegante e ingioiellata: qui indossa semplici abiti senza collane o diademi; è solo nei ricordi del suo passato che la vediamo riccamente abbigliata; mantiene però sempre il sui spirito fiero e determinato che più dei gioielli e della bellezza ha incantato Paperone.
Negli ultimi minuti trascorsi insieme a Dawson i due finalmente si perdonano i reciproci torti e sembrano chiudere per il momento la storia. Ma Gervasio propone un'altra vicenda nella vicenda e così La bella addormentata entra nelle vite passate e presenti di questa coppia mai veramente unita e mai realmente separata.

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