- Zio Paperone e la rivolta delle macchine
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- "Potrebbero comandare l'universo, ma dubito che possano comandare sé stessi!"
- ―Qui, Quo, Qua sul popolo alieno
Zio Paperone e la rivolta delle macchine è una storia a fumetti Disney scritta da Rodolfo Cimino, disegnata e inchiostrata da Luciano Capitanio. Fu pubblicata per la prima volta in Italia sui numeri 704 e 705 di Topolino tra il 25 maggio e il 1º giugno 1969.
Trama[]
Prima parte[]
Zio Paperone si presenta disperato a casa di Paperino: come spiega ai nipoti, ha appena letto su un giornale preso in prestito che la Banda Bassotti sta per essere scarcerata. Sullo stesso quotidiano, però, il magnate scorge un'altra notizia che lo tira su di morale: è stato scoperto un nuovo pianeta dalle caratteristiche molto simili a quelle della Terra, e presumibilmente abitato.
Malgrado le riserve di Paperino e di Qui, Quo, Qua, lo Zione insiste per trasferirsi con il suo Deposito sul misterioso pianeta, e appronta un combustibile speciale chiamato dollarite, con cui lo stesso Deposito, dotato di razzi propulsori, potrebbe affrontare il viaggio spaziale. Naturalmente, i nipoti sono costretti a seguirlo nell'avventura.
I paperi, a bordo del Deposito, raggiungono finalmente il pianeta dopo un viaggio tranquillo ma un atterraggio piuttosto turbolento, e scoprono un ambiente non solo tale da garantire la sopravvivenza, ma abitato da uno strano popolo pacifico e dalla tecnologia avanzatissima. Il sovrano locale, dopo qualche esitazione, accoglie i visitatori con un certa simpatia e offre loro asilo politico. Al momento di condurre i nuovi ospiti in una visita del pianeta, però, si scopre che il re, come qualunque altro membro del suo popolo, non può camminare e usa per spostarsi delle sedie a rotelle spinte da robot.
In effetti, dopo secoli di perfezionamenti, gli alieni hanno reso i robot capaci di fare qualunque cosa, e li hanno impiegati in tutti i servizi socialmente utili, dall'agricoltura alla gestione dell'ordine pubblico. Gli esseri viventi, in pratica, si limitano a dirigere e controllare le macchine; e sempre dei robot vengono inviati dal re per effettuare le opportune riparazioni al Deposito di Paperone, danneggiatosi nell'impatto col suolo del pianeta.
Tuttavia sorgono dei problemi: infatti, una volta in contatto con il Deposito, i robot appaiono attratti dalle monete d'oro fuoriuscite, che ingeriscono avidamente e che bloccano i loro circuiti, rendendoli ingovernabili. Il re è costretto a neutralizzare le macchine con raggi che fanno arrugginire il metallo da cui sono composte. La falla del Deposito deve essere riparata da un riluttante Paperino, e si spera che il problema sia risolto.
Seconda parte[]
Purtroppo i guai per i paperi e per il popolo alieno sono solo all'inizio. Infatti, i robot sentono la presenza dell'oro nel Deposito, seppure blindato, e tentano di assalirlo. Il re, capendo la gravità della situazione e sapendo che il suo popolo non può rinunciare ai robot, deve chiedere a Paperone e nipoti di tornare sulla Terra; Paperone accetta, ma anche la dollarite usata come propellente fa scatenare le macchine, col risultato che i paperi riescono a partire, ma lascino il pianeta in preda al caos.
Dopo il ritorno a Paperopoli, il multimiliardario non può fare a meno di chiedersi cosa sia avvenuto al popolo che li aveva ospitati. Spinto dal rimorso e incoraggiato dai nipotini, Paperone decide di attrezzare il Deposito con armi molto potenti e di tornare una seconda volta sul lontano pianeta per combattere i robot ribelli e salvare i pacifici alieni.
Nuovamente sul posto, i paperi si impegnano subito in una lotta senza quartiere contro le macchine, e in un primo momento sembrano averne ragione. Tuttavia, di lì a poco scoprono che i robot hanno iniziato la costruzione di un gigantesco loro consimile armato di martello, che da solo potrebbe distruggere il Deposito. Qui, Quo, Qua hanno un'idea: disperdere dell'oro per far "ubriacare" i robot, e allo stesso tempo provocare una fitta pioggia che a lungo andare li farebbe arrugginire rendendoli impotenti.
Finalmente sedata la "rivolta delle macchine", i paperi possono andare in cerca degli alieni superstiti. Dopo qualche ricerca, si imbattono proprio nel re che spiega loro la situazione: la ribellione dei robot ha costretto i loro padroni a cavarsela da soli, con numerosi sacrifici, ma anche con la soddisfazione di sperimentare, dopo secoli, una vita più semplice e libera, e di rivivere anche l'esperienza di camminare con le proprie gambe. Paperone si offre di contribuire finanziariamente alla ricostruzione dei robot, ma il re rifiuta.
I paperi tornano quindi sulla Terra, da dove ricevono un messaggio da parte del sovrano alieno, che conferma l'attuale ostilità del suo popolo a qualunque forma di meccanizzazione. In pratica gli extraterrestri sono passati da una totale dipendenza delle macchine a un estremo rifiuto del progresso tecnologico: Paperino commenta che è meglio un giusto mezzo.
Analisi[]
Alla fine degli anni '60 una delle prime sceneggiature importanti di Rodolfo Cimino, con la collaborazione di Capitanio (purtroppo scomparso prematuramente poco dopo la pubblicazione della storia) ai disegni, vede un'avventura fantascientifica in cui i paperi si confrontano con un mondo alieno descritto con pochi dettagli[1], ma anche con grande profondità di contenuto.
Come nella successiva storia ciminiana Zio Paperone e l'elmo del comando, la popolazione extraterrestre sembra apparentemente vivere in armonia, ma l'autore suggerisce che la dipendenza dalle macchine - già paventata nella società reale nella seconda metà del Novecento - può avere effetti estremamente deleteri, configurandosi come un processo irreversibile che impedisce il ritorno a uno "stato di natura", e minacciando scenari non meno inquietanti nel caso che per qualunque motivo la tecnologia diventi inutilizzabile.
Alla descrizione del mondo dominato dalle macchine, che occupa quasi tutta la prima parte, si oppone una vera e propria "guerra stellare" che un Paperone in crisi di coscienza dichiara ai robot ribelli all'innocente popolo alieno; e dopo una serie di attacchi e rovesciamenti di sorti degni della miglior letteratura fantascientifica, il finale non può non riservare una tipica morale "alla Cimino". Rimane piuttosto forzato, invece, l'espediente narrativo che dà il via alla vicenda (è una semplice amnistia per i Bassotti a indurre Paperone a trasferirsi a tempo indeterminato su un altro mondo che neppure conosce).
Curiosità[]
- Gli abitanti del pianeta sono ritratti in modo piuttosto originale, risultando abbastanza simili all'immagine dei paperi Disney (in particolare per il becco, benché più piccolo e appuntito), ma anche con contaminazioni dell'iconografia tradizionale dell'"alieno" con pelle verdastra e maculata, tanto da far pensare a una specie intermedia fra uccelli e rettili.
- Come in altre storie Disney ambientate nello spazio e in cui i personaggi vengono a contatto con popoli misteriosi[2], non è chiaro come mai visitatori e autoctoni si capiscano senza nessuno sforzo (benché si possa immaginare che il popolo alieno, tecnologicamente avanzatissimo, abbia approntato un metodo per esprimersi senza fatica in qualunque lingua esistente).
Pubblicazioni[]
La storia è stata pubblicata sei volte in Italia:
- Topolino 704-705 (1969)
- I Classici di Walt Disney (prima serie) 52 - Gran Gala di Paperone (1973)
- Paper Fantasy 8 (1995)
- I Grandi Classici Disney 192 (2002)
- I Grandi Classici Disney 347 (2015)
- Tutto Disney 89 - Paperfantasy 8 (2019)
Inoltre, è stata tradotta e pubblicata in Finlandia, Francia, Germania, Grecia e Olanda; all'estero, peraltro, è stata stampata essenzialmente nel XX secolo (per lo più in adattamenti del Classico di Walt Disney Gran Gala di Paperone), con l'eccezione dell'edizione olandese (2013).
Note[]
- ↑ Si pensi che né il pianeta abitato in cui si svolge gran parte della vicenda, né il popolo che lo abita, né il sovrano locale (il personaggio alieno più coinvolto nella trama) sono mai identificati da alcun nome.
- ↑ Cfr. ad esempio Zio Paperone e il medioevo siderale, sempre sceneggiata da Cimino.