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  • Zio Paperone e la dura legge
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Zio Paperone e la dura legge è una storia scritta da Rodolfo Cimino e disegnata da Giovan Battista Carpi, pubblicata per la prima volta in Italia nel febbraio 1967 su Almanacco Topolino n° 122.

Trama[]

Zio Paperone è di cattivo umore e invita Paperino e Qui, Quo, Qua a cena, a condizione beninteso che gli ospiti provvedano alla spesa e alla cucina. Il ricco papero si lamenta con i nipoti delle leggi antimonopolistiche che a suo dire limiterebbero ingiustamente le sue attività imprenditoriali, e alle obiezioni di Paperino e dei nipotini esalta il modello del suo antenato Paperonacchio, che sapeva approfittare della relativa assenza di legalità dell'America dei suoi tempi per svolgere con astuzia e spregiudicatezza i suoi affari.

La strega Nocciola, avendo assistito di nascosto alle recriminazioni di Paperone, decide di dargli una lezione: grazie a un suo incantesimo, il multimiliardario potrà vivere per un periodo nei tempi di Paperonacchio, impersonando il suo stesso avo. Paperone quindi si risveglia nel passato, in un'America ancora non urbanizzata, nei panni dell'antenato, con un carico di merce e una licenza di commercio: entusiasta, il papero ne approfitta per svolgere le sue attività imprenditoriali a suo piacimento.

La prima mossa di Paperone-Paperonacchio è, a notte alta, cucire le aperture delle tende in cui alloggiano i mercanti suoi concorrenti in modo che non si accorgano dello spuntare del sole: lui può così occupare con notevole anticipo il mercato locale e collocare i suoi prodotti senza concorrenza. Poi vende a un tale una mucca, che usa anche per trasportare il suo carro con la mercanzia, sapendo che di lì a poco l'animale tornerà da lui a un preciso richiamo. Infine, dopo essersi spostato su un'altra piazza commerciale, accende dei fuochi con uno speciale effetto cromatico, in modo che gli abitanti corrano ad assistere e una volta lì finiscano per comprare le sue merci.

Stanchi di questi metodi, non violenti e non propriamente illegali ma scorretti e moralmente riprovevoli, i concorrenti di Paperone-Paperonacchio lo convocano dal conestabile incaricato di amministrare la giustizia. Il magistrato verifica che la merce venduta dal papero sia di qualità, e poi emette una sentenza a suo favore: a quei tempi, ogni mercante doveva essere libero di agire come voleva e di usare ogni astuzia pur di prevalere sulla concorrenza. Favorito dalla situazione, in breve il papero si arricchisce e costruisce una sorta di deposito simile a quello moderno per custodire il denaro guadagnato.

Tutto sembra procedere bene finché un agguerritissimo concorrente, un certo Olaf Catapulta, non interviene nelle piazze battute da Paperone. Olaf usa le maniere forti per indurre gli altri mercanti ad associarsi a lui, alle sue condizioni: al tentativo di Paperone di opporsi e di rivendicare la propria libertà di commercio, Olaf lo malmena e poi saccheggia addirittura il deposito. Ora è Paperone a rivolgersi al conestabile, che però gli dà una risposta facile da intuire: se la consuetudine della libera concorrenza gli andava bene quando faceva comodo a lui, la deve accettare senza discutere anche quando favorisce altri.

L'incantesimo di Nocciola ha termine e Paperone si risveglia nel tempo presente. Convinto di aver commesso un errore a disprezzare le leggi, torna di buon umore e, a passeggio per Paperopoli, saluta il sindaco e altre autorità con insolita cordialità.

Curiosità[]

  • Il sindaco di Paperopoli è ritratto in questa storia con fattezze canine, e non con quelle suine più consuete.

Pubblicazioni[]

La storia è stata pubblicata sette volte in Italia:

All'estero, conta solo due edizioni in Francia.