- Zio Paperone e l'operazione Zukkador
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Zio Paperone e l'operazione Zukkador è una storia scritta da Guido Martina e disegnata da Massimo De Vita, uscita per la prima volta in Italia su Topolino 899 del 18 febbraio 1973.
Trama[]
Paperino e Qui, Quo, Qua si trovano in casa quando i nipotini vedono arrivare lo Zio Paperone. Paperino, convinto che lo zio voglia come al solito affidargli un incarico massacrante e sottopagato, cerca di non farlo entrare bloccando la porta, ma Paperone fa a sua volta resistenza per aprire, finché entrambi non rompono le maniglie. Paperino cerca riparo fuori, nella casa sull'albero di Qui, Quo, Qua: lo zio finisce però per farlo scendere, attirandolo con banconote da cinquanta dollari (in realtà false). Paperino decide finalmente di calmarsi e dare ascolto a Paperone, che spiega ai nipoti cos'ha in mente.
Il multimiliardario inizia mostrando una quantità di polvere d'oro, che sostiene sia disponibile in abbondanza nella remota isola di Zukkador. La scoperta è dovuta a un suo agente segreto che, naufragando in questo paese, si è accorto che lì crescono strani alberi che producono frutti simili a zucche, ma in buona parte costituiti d'oro: Paperone intende quindi organizzare una spedizione con i nipoti e sottrarre al piccolo stato un grosso quantitativo di zucche. Dopo molte esitazioni e trattative sul suo personale compenso, Paperino si decide a prendere parte alla spedizione, e i cinque partono a bordo di una fatiscente imbarcazione.
Durante la traversata Paperone fornisce qualche spiegazione in più: l'operazione non è semplice perché il califfato di Zukkador vieta l'ingresso agli stranieri, con la sola eccezione dei naufraghi, proprio per tutelare le straordinarie zucche, ma Paperone afferma di avere un piano preciso e di poter trasportare i frutti con facilità grazie a un raggio riducente, la cui potenza mostra ai nipoti restringendo un enorme cocomero alle dimensioni di un'oliva (l'oggetto rimpicciolito però mantiene tutto il suo peso, come deve constatare a sue spese Paperino, a cui il cocomero cade su un piede).
Una volta arrivati nei pressi di Zukkador, i paperi sono costretti a fingersi naufraghi, il solo modo per approdare sull'isola senza essere messi a morte: quindi la parte finale del viaggio si svolge su una zattera ancora più malmessa dell'imbarcazione fin allora usata (e quest'ultima, secondo il piano di Paperone, viene fatta saltare in aria per non essere visibile agli abitanti dell'isola).
I sorveglianti dell'isola accolgono i cinque paperi come naufraghi e li conducono alla presenza del califfo. Quest'ultimo vuole sincerarsi del loro disinteresse per le zucche, al che Paperone, imitato da Paperino, mente spudoratamente; quindi, secondo l'usanza locale, si provvede a fornire ai presunti naufraghi la cena e un alloggio per la notte, nonché un mezzo per lasciare l'isola il giorno dopo.
Nel cuore della notte Paperone conduce i nipoti alla ricerca delle famose zucche: Qui, Quo e Qua notano immediatamente alcuni alberi che producono piccole zucche, delle dimensioni di arance, ma gli zii non ne vogliono sapere e cercano quelle più voluminose, finché non rintracciano una piantagione con cucurbitacee di una ventina di chili. Paperone colpisce diverse di esse con il raggio riduttore e poi scuote l'albero su cui si trovano per farle cadere: Paperino viene colpito dai frutti, minuscoli ma pesantissimi, e urla per il dolore, attirando così le guardie di Zukkador.
Secondo la legge, i paperi, resisi colpevoli di menzogna e tentativo di furto, andrebbero messi a morte. Paperone cerca di evitare il peggio proponendo di acquistare mille zucche a un dollaro l'una; il califfo sembra accettare un prezzo così irrisorio, benché il contabile di corte, apparentemente svampito, sostenga che il totale ammonterebbe a cinquemila dollari anziché a mille. A denti stretti il multimiliardario accetta, come è costretto ad accettare un sovrappiù di prezzo, fino a centomila dollari, per ottenere un vascello in grado di affrontare il viaggio di ritorno.
L'operazione Zukkador sembra concludersi in attivo per Paperone, che fra l'altro durante il viaggio per mare spiega di aver pagato il califfo con le banconote false che tempo prima aveva usato per attirare Paperino. Tuttavia, una tempesta scatenatasi improvvisamente rovescia l'imbarcazione e fa precipitare le zucche d'oro in fondo al mare: i paperi si salvano a stento e devono accettare di farsi salvare da una nave di passaggio, in cui, non avendo più nulla per pagare la traversata, vengono assegnati ai servizi di cucina. Solo uno dei nipotini può rimanere soddisfatto, in quanto tuttora in possesso di una delle zucche piccole - a suo tempo sdegnate da Paperone - che si era messo in tasca di nascosto.
Analisi[]
La trama della storia sembra avere molte affinità con le sceneggiature di Rodolfo Cimino, che all'epoca era particolarmente attivo nella produzione di storie per Topolino: si possono spiegare in questo senso l'assenza di personaggi ricorrenti diversi dai cinque paperi protagonisti, il motivo del viaggio alla ricerca di un improbabile tesoro, il contatto con lo strano popolo, la punizione finale dell'avidità di Paperone.
Tuttavia, l'inconfondibile stile narrativo di Martina emerge fin dall'inizio, con la lunga prima fase di schermaglie domestiche che mette subito in luce il contrasto fra Paperone e Paperino (e, in minor misura, fra gli zii e Qui, Quo, Qua). Per tutto lo svolgimento della vicenda Paperone si mostra incredibilmente avido e soprattutto cinico, disposto a mentire, a spergiurare, a rubare, a imbrogliare pur di ottenere ciò che vuole, e anche pronto a godere malignamente degli incidenti che occorrono a Paperino.
Quest'ultimo appare ugualmente mosso dal suo interesse, seppure con maggior ingenuità rispetto al ricco zio; e Qui, Quo, Qua, che pure ufficialmente rappresenterebbero la "coscienza" dei paperi adulti (al punto da citare un antico proverbio moraleggiante, "la farina del diavolo va tutta in crusca"), in definitiva appaiono clamorosamente premiati da un finale che li vede colpevoli impuniti di un furto, seppure di entità minore rispetto a quello progettato da Paperone. La stessa tempesta che costringe il multimiliardario a perdere le zucche appare più come una manifestazione dei capricci di una natura ostile che come una vera e propria "punizione" delle malefatte dei personaggi, come in certe storie di Cimino.
Forse la singolare e in un certo senso accattivante connotazione negativa dei personaggi (a cui non sfuggono il califfo e gli indigeni di Zukkador, spietati e calcolatori), unita alle agili e vivaci soluzioni grafiche di Massimo De Vita, rende la storia piuttosto gradita ai lettori, malgrado la sua modesta fortuna editoriale[1].
Pubblicazioni[]
Zio Paperone e l'operazione Zukkador è stata pubblicata sei volte in Italia:
- Topolino 899 (1973)
- I Classici di Walt Disney (seconda serie) 16 - Paperone supermagic (1978)
- I Grandi Classici Disney 106 (1995)
- Paperino Mese 290 (2004)
- I Grandi Classici Disney 302 (2012)
- Zio Paperone (Panini) 31 (2021)
Inoltre, è stata tradotta e pubblicata in altri sette paesi, tutti europei (Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Norvegia e Svezia).
Note[]
- ↑ La storia figura al 2104° posto su 43102 nella classifica di gradimento INDUCKS (settembre 2023).