- Zio Paperone e l'alternanza siderale
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Zio Paperone e l'alternanza siderale è una storia in due parti di Rodolfo Cimino e Stefano Intini, pubblicata per la prima volta sul numero 1791 di Topolino.
Trama[]
Prima parte[]
Zio Paperone viene a sapere da Battista e dai giornali che è cominciata la corsa alla lottizzazione dello spazio ed ogni nazione otterrà la sua fetta.
Il miliardario passa ad altre questioni andando a riscuotere un credito nell'ufficio dela contea. Con l'ufficio strutturato più per "prelevare" che "rimborsare", Paperone deve usare le maniere forti per farsi portare dal sindaco. Questi lo convince a farsi pagare con una futura concessione spaziale. Paperone accetta e passa poi a casa di Paperino per scroccare un pranzo ed annunciare a lui e Qui, Quo, Qua che gli faranno da equipaggio quando dovrà esplorare la parte di spazio che riceverà.
Giorni dopo, Paperino pensa a preparare la 313 per la fuga sperando nei lunghi tempi per l'operazione. Ma il sindaco vuole liberarsi di Paperone il prima possibile e così la sua pratica viene accelerata. Ricevuta la sua fetta siderale, Paperone fa rapidamente costruire un disco spaziale e preleva a forza i nipoti per poi partire per un viaggio nello spazio che durerà due mesi.

I paperi raggiungono la striscia di competenza di Paperone sopra il pianeta Stepponio la cui aria è respirabile. L'atterraggio su una zona rocciosa ed impervia non è dei migliori e, per potersi spostare, costruiscono dai rottami del disco un mezzo meccanico che si muove con due lunghe gambe meccaniche (come uno struzzo). Il pianeta sembra inospitale e disabitato ma, dopo una notte nel deserto, i paperi si ritrovano circondati da un grande popolo nomade e tecnicamente arretrato. Il loro capo Gengisgat parla della prossima conquista di una grande città e chiede a Paperone di sottomettersi, ma questi risponde in malo modo ed i paperi si danno alla fuga sul loro mezzo.

Paperone vorrebbe trovare la grande città citata da Gengisgat e si presenta l'opportunità quando incontrano un pastore che, in cambio di parte della loro cena serale, dà loro le indicazioni per trovare la città avvertendoli che però presto verrà assalita e finirebbero in pericolo. Nonostante le perplessità di Paperino e dei nipotini, Zio Paperone decide di andare la stessa. Il giorno dopo raggiungono così la città, immersa nel verde di un oasi e circondata da un muro.
Seconda parte[]

I paperi si lanciano con un salto sopra il muro della città, ma il loro mezzo finisce proprio su un pranzo di gala. Zio Paperone e Paperino vengono subito messi in prigione mentre Qui, Quo e Qua rimangono liberi. Mentre pensano ad un modo per liberare gli zii, i paperotti si imbattono proprio nel giudice che dovrebbe giudicarli. Questi è depresso perché la sua lunga barba è diventata bianca per la vecchiaia ed una legge vieta ai giudici di poter continuare a svolgere la funzione una volta raggiunta una certa età. Qui, Quo e Qua hanno un'idea e, con una matita, ricolorano la barba di nero. Il giorno dopo, il giudice fa quindi liberare i prigionieri raccontandogli come stanno le cose; presto arriverà l'armata desertica di Gengisgat che conquisterà facilmente la città poiché in 5 anni hanno acquisito una carica irrefrenabile. Toccherà poi agli sconfitti vagabondare nel deserto per altri 5 anni per caricarsi e riprendersi la città.
I paperi sono preoccupati per il futuro e cominciano a pensare sul da farsi. Casualmente trovano nei sotterranei della città del salnitro che, unito allo zolfo ed alla carbonella, può diventare polvere da sparo. Qui, Quo e Qua riescono a produrla con lo scopo di usare come carburante per un razzo con cui scappare, ma la polvere si rivela troppo instabile e di rapida combustione. Paperone allora vorrebbe usarla per creare delle armi con cui respingere l'armata desertica. Pensando a come diventerà un eroe, propone la sua idea al decano della città. Questi la respinge spiegando come, nel loro caso, annientare il nemico non sia un bene. La loro vita si regge infatti sull'equilibrio tra i due popoli che si danno il cambio tra il vivere nell'oasi e vagabondare nel deserto ogni cinque anni. L'idea di Paperone porterebbe all'annientamento di un popolo e renderebbe pigro l'altro.

I paperi tornano così al loro piano di creare un propellente accettabile con la polvere, ma i tentativi di Paperino sono fallimentari; la polvere necessita di un additivo ritardante. Accompagnando il giudice a prendere dei documenti ai loro uffici, Paperone ha un idea e raccoglie un mucchio di vecchie pratiche esauste. Le pratiche infatti sono così piene di timbri, visti ed altro da poterci ricavare materiale ritardante. I paperi fanno appena in tempo a costruire una piccola auto rudimentale ed a farla partire con la polvere da sparo scavalcando il muro mentre comincia l'attacco (con armi spuntate). Percorrono il deserto fino ad arrivare ai resti del disco volante e, Usando il materiale rimasto integro e la polvere da sparo, costruiscono così un piccolo razzo ripartendo verso la Terra.
Atterrati proprio vicino gli uffici del sindaco, Paperone gli fa omaggio di quello che è rimasto dopo il viaggio...della polvere che gli fa esplodere addosso!.
Analisi[]

Cimino include molti dei suoi temi tipici in questa storia: il viaggio verso un posto lontano e dai tratti esotici, una morale di fondo ed anche una sottile critica ad alcuni problemi di vita quotidiana. Per il primo, sebbene gli eventi svolgono su un pianeta lontano, gli abitanti sono caratterizzati in maniera simile ad antichi popoli asiatici. Sulla morale la storia di Cimino si scaglia contro l'idea di una guerra intesa come annientamento totale del nemico raccontando che questa inusuale situazione in cui aggressori e aggrediti si scambiano costantemente i ruoli creando un equilibrio. Infine c'è una critica alla politica (più pronta a prelevare che dare) ed alla burocrazia, critica ben esemplificata dalla battuta di Paperone rivolta al giudice di Stepponio "Dite, c'è anche da voi l'Ufficio Complicazione Affari Semplici?".
Curiosità[]
- Il sindaco di Paperopoli appare in questa storia, disegnato da Intini, come un cane antropomorfo con un'inedita capigliatura leonina e baffi all'ingiù.
- Gengisgat è naturalmente ispirato al condottiero e sovrano mongolo Gengis Khan.
Pubblicazioni italiane[]
- Topolino 1791 (1990)
- I Grandi Classici Disney 87 (1994)