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  • Zio Paperone e il sogno di Pigmalione
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Zio Paperone e il sogno di Pigmalione è una storia in due parti di Carlo Panaro e Francesco D'Ippolito, pubblicata sul numero 2959 di Topolino.

Trama[]

Prima parte[]

Zio Paperone, Paperino e Qui, Quo, Qua si trovano sull'isola di Cipro dove il miliardario terrà una conferenza nel centro culturale di Mister Enkos. Paperone è entusiasta anche perchè potrà approfittare dell'occasione per visitare le attività che possiede sull'isola come le miniere di rame. La conferenza è stata organizzata da Dafne, una giovane papera appartentente ad un associazione che organizza eventi speciali.

Mentre sono in corso i preparativi Dafne porta in giro i paperi per la città, ma sembra preoccupata per qualcosa. Quando le viene chiesto il motivo, Dafne li porta nella casa di suo zio Memos spiegando che è uno studioso d'arte specializzato in quella classica e nella mitologia. Memos viaggia spesso, ma Dafne è preoccupata perchè è da diverso tempo che l'uomo non si fa più vedere e non riesce a contattarlo in nessun modo. Anche la polizia ha cercato indizi senza successo. La ragazza racconta che lo zio Memos era molto preso dal mito di Pigmalione, l'antico sovrano di Cirpo ed abile scultore che si innamorò di una delle sue statute ed ricevette un regalo dalla dèa Afrodite che trasformò la statua in una donna vera. Memos aveva però scoperto una parte meno conosciuta della storia: Afrodite trasformò anche il serto d'alloro che adornava la statua in una coroncina d'oro che aveva aquisito la capacità di animare le statue. Pigmalione lo ripose in uno scrigno che portava con sè; durante un viaggio in mare offese accidentalmente Afrodite che ritrasformò la donna in una statua ed affondò la sua nave. Solo Pigmalione sopravvisse e il seto d'oro era rimasto nel relitto perduto nel profondo del mare. Dafne è convinta che lo zio abbia scoperto dove si trovi il serto ed abbia provato a recuperarlo per il suo interesse culturale. Paperino chiede a zio Paperone di usare la sua bravura nello svocare per tesori per aiutare Dafne e così cominciano a cercare una pista. Grazie ad una frase di Paperino, gli viene in mente che Memos avrà portato con sè delle carte nautiche e cercano di scopririe quali sono quelle mancanti. Riescono così a circoscrivere un area di mare molto al largo di Cipro e decidono di partire.

Il giorno dopo Paperone ha fatto preparare dal suo assistente Korfas un imbarcazione con l'attezzatura da sub, un motoscafo incorporato e viveri cioè sono acciughe sottosale e gallette. Il gruppo raggiunge così la zona di mare quando il sonar rivela qualcosa.

Seconda parte[]

Paperone manda subito Paperino sott'acqua, ma il relitto è solo un vecchio motoscafo ed in più Paperino scopre sulle sue piume che la zona è infestata da torpedini dal tocco elettrico (a cui non dispiacciono le acciughe sottosale dei paperi). Si continua a cercare per alcuni giorni senza risultato quando viene trovato il battello del professore che però non è a bordo. Paperino ed i nipotini si tuffano sott'acqua dove trovano il relitto della nave di Pigmalione. Tra le assi di legno che mostrano segni di crollo trovano una pinna da sub appartenente al professore. Si ipotizza quindi che sia rimasto colpito da una trave e che sia riuscito a salvarsi facendosi poi trascinare senza forze dalla corrente. Paperone, ricordando, la storia del mito decide di verificare se c'è un isoletta nei paraggi come quella su cui Pigmalione naufragò.

Trovata l'isoletta, sbarcano col motoscafo e finalmente incontrano il professor Memos, rimasto ferito ad una gamba che conferma la loro teoria. Pur nelle sue condizioni, Memos è riuscito a prendere il serto d'oro e ne mostra il potere su una piccola statuina. Ma si scopre anche che il professore non ha nessuna nipote e sono stati ingannati. Armata, Dafne confessa di essere in realtà l'agente Zeta, una spia al servizio della Brutopia che da tempo teneva d'occhio gli studi di Memos; il loro scopo è infatti usare il potere del serto per animare gradi monumenti ed usarli come un armata per conquistare il mondo. Quando il professore era riuscito a rendersi intracciabile, Zeta ha organizzato la finta conferenza (con la compicità involontaria di mister Menkos) per attirare Paperone e sfruttare il suo fiuto per i tesori. Zeta prende il serto e scappa col motoscafo lasciandoli soli sull'isola con qualche acciuga. Questo fa venire un idea a Qui, Quo e Qua che con una rudimentale catapulta lanciano la lattine con le acciughe vicino al motoscafo attirando le torpedini il cui tocco elettrico ne danneggia il motore facendolo schiantare ed esplodere.

Zeta viene così catturata ed il giorno dopo i paperi si ritrovano nelo studio di Memos che li ringrazia e commenta che il serto è andata distrutto nell'esplosione e questo è un bene data la sua pericolosità. E quando Paperino commenta con sarcasmo che lo zio non ha ricavato nulla dall'avventura, Paperone gli mostra un riconoscimento in oro che le autorità gli hanno dato per aver contribuito alla cattura della criminale.

Pubblicazioni italiane[]

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