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  • Zio Paperone e il ritorno a Xanadu
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"Bentornato a Xanadu! Bentornato a Tralla La!"
Qui, Quo, Qua

Zio Paperone e il ritorno a Xanadu (Return to Xanadu) è una storia di Don Rosa del 1991, seguito della barksiana Zio Paperone e la dollarallergia.

Trama[]

Al deposito Zio Paperone, Paperino, Qui, Quo e Qua stanno osservando tutti i trofei memorabili scoperti e raccolti nel corso delle loro avventure.

Dal Manuale delle Giovani Marmotte, de' Paperoni scopre, tuttavia, che la corona di Gengis Khan recuperata durante una delle sue mille avventure è solo un pezzo del tesoro dell'impero mongolo: un tesoro che deve essere ancora scoperto.

Parte, così, con i nipoti per l'Himalaya; qui incontra l'uomo che trovò la corona e si fa dire dove abbia rinvenuto il prezioso oggetto: il luogo è una caverna di ghiaccio alle falde del Karakal.

Dopo un lungo cammino in mezzo al gelo, i paperi trovano l'ingresso al deposito di Kublai Kahn, segnalato da due obelischi tibetani. Si addentrano e trovano un fiume sotterraneo fiancheggiato da un marciapiede.

Xanadu1

Un altro obelisco indica il nome del fiume: Alph. I nipotini riconoscono immediatamente il mitico corso d'acqua cantato da Coleridge nel poemetto Kubla Kahn[1] e capiscono di essere sulla via di Xanadu, la leggendaria valle perduta dove scorrono latte e miele. Così, citando passi della lirica, proseguono il cammino fino a giungere, dopo altri due giorni, presso una chiusa, vicino alla quale c'è un portone serrato: poteva essere raggiunto tramite un ponte di legno sopra il fiume, ma esso è ormai crollato.

Xanadu2

Lanciando uno sguardo al di là della chiusa, vedono un'enorme caverna ghiacciata a forma di cupola, nella quale si riversa da un'alta apertura il fiume: è il mare senza sole, l'oceano morto di cui parla il poemetto. Avanzare sembrerebbe impossibile, ma trovano la soluzione ancora una volta Qui, Quo e Qua, che chiudono le paratie per fermare l'acqua e possono così entrare attraverso il portone che un meccanismo torna a chiudere alle loro spalle.

Xanadu3

Dopo altro cammino, raggiungono Tralla-là, o Xanadu.

La popolazione accoglie con amicizia de' Paperoni nonostante i trascorsi, ma quando notano il prezioso manufatto che ha portato con sé, la corona degli antichi invasori mongoli, lo conducono dal Choschambo Lah-Didah, braccio destro del Gran Lama.

Quest’ultimo assicura che nella valle non c’è posto per ricchezze mondane e invita i paperi a rimanere a vivere lì, anche perché, a differenza del loro primo approdo nella valle, stavolta non hanno ricchezze o contropartite per assoldare guide che li riconducano all’uscita. Dopo il primo disappunto, i paperi si adattano alla vita serena di Xanadu e partecipano alle attività degli abitanti.

Ma, trascorsa una settimana di tale pacifica vita, scoprono che la chiusa che hanno serrato per entrare a Xanadu ha attivato un meccanismo di distruzione voluto da Kublai Khan per tenere sotto scacco gli abitanti della valle. Il gorgo che fa defluire l'acqua si chiude e la piana comincia ad allagarsi.

Xanadu4

Servirebbe una sega per forzare il blocco e riaprire la chiusa, ma non esistono attrezzi metallici. Lah-Didah porta quindi i paperi dall'anziano Gran Lama Samja Phee che abita in un possente edifcio, il Gompa (il duomo edificato da Kubla Kahn);

Xanadu5

egli confessa che nella valle c’è ancora una grande quantità di metallo: non è l'oro del tesoro, come spererebbe Zio Paperone, ma i miliardi di tappi di bottiglia della precedente avventura, che vengono fusi da Paperino e nipoti per farne una serie di seghetti e tagliare il fermo del portone.

Con una barchetta si avvicinano all'uscita. Tuttavia, l’acqua è troppo alta e solo Paperino, improvvisandosi subacqueo, riesce a entrare nella caverna invasa dall'acqua e a segare la sbarra, facendo defluire l'acqua appena in tempo. Alla fine riesce ad aprire la chiusa e il gorgo ricomincia a turbinare, ma travolge anche la barca dei paperi che vengono allontanati dalla valle.

Xanadu6

L’entrata dalla caverna è crollata e il fiume si inabissa, risucchiandoli:si salvano e riemergono, quasi asfissiati, nella fontana pubblica di un villaggio del Kashmir indiano, la stessa fontana da cui i nipotini avevano intuito l’esistenza della valle all'inizio della loro prima avventura.

La Corona perduta è rimasta a Tralla-Là e viene lanciata da Lah-Didah nel gorgo, dove giace tutto il resto del tesoro.

Analisi e riferimenti[]

Com'è suo solito, Don Rosa realizza una storia complessa e dotta partendo dal primo episodio barksiano e sviluppandolo sulla base di riferimenti storici e letterari.

Qui la narrazione e le immagini sono in buona parte ispirate dal poemetto di Samuel Taylor Coleridge, Kubla Kahn che l'autore compose mentalmente, a suo dire, sotto l’effetto di oppiacei in a sort of Reverie, mentre stava leggendo il Pilgrimage di Samuel Purchas.[2] Al riprendere conoscenza, buona parte dei versi erano scomparsi dalla sua memoria e altri svanirono a causa dell'arrivo di un visitatore, al punto che Coleridge definì l'opera a fragment.[3] Che si tratti o meno di un'opera incompiuta, come vorrebbe il poeta, siamo davanti a uno splendido brano, allusivo, arcano, evocatore di potenti immagini e Don Rosa onora tutto ciò nella trama e nelle bellissime tavole. Un'altra fonte di ispirazione per la storia è anche il Tibet, richiamato nei costumi, nella presenza del Gran Lama e in particolare dal maestoso Gompa, modellato sul reale palazzo del Potala [4] a Lhasa.

D.U.C.K.[]

Nella storia appare la sigla D.U.C.K. (Dedicated to Uncle Carl by Keno, in italiano Dedicato allo Zio Carl da Keno). Nella storia l'acronimo compare nella prima vignetta della prima tavola, nascosta nello scopino in basso a destra.

Pubblicazioni[]

Curiosità[]

Sugli scaffali nella sala dei tesori di Paperon de' Paperoni, l'autore rappresenta numerosi manufatti e preziosi trovati nelle avventure classiche di Carl Barks.

Storie correlate[]

La storia si pone appunto come ideale sequel di Zio Paperone e la dollarallergia, di Carl Barks, oltre a contenere riferimenti a un'altra storia di Barks, Zio Paperone e la corona perduta di Gengis Khan. Gli eventi di questa storia saranno poi citati in un racconto successivo di Don Rosa, Zio Paperone e la corona dei re crociati.

Inoltre, Don Rosa avrebbe voluto realizzare un ulteriore sequel ambientato a Tralla La, in cui i tre nipotini avrebbero ritrovato i loro genitori, Della e il padre senza nome, pensati come esploratori da anni dispersi in quella valle. Lo storyboard contiene una scena che allude a questo possibile sequel, tuttavia la scena è stata eliminata dalla versione finale della storia.

Storia precedente Zio Paperone e il ritorno a Xanadu Storia successiva
Zio Paperone e il tesoro sotto vetro

Marzo 1991 Paperino il papero che cadde sulla Terra

Note[]

  1. [1]
  2. [2]
  3. Per la storia del testo si può vedere Coleridge, Poems selected by James Fenton, London, Faber & Faber, 2006, pp. 10-14 o anche un articolo di Inpoesia: [3]
  4. [4]
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