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  • Zio Paperone e il giardino del "piccolo Gik"
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"Poveri ragazzi! Messi a dormire prima di aver visto scorrere il loro giorno!"
Paperone su Qui, Quo, Qua che stanno per essere rinchiusi nei prismi del sonno

Zio Paperone e il giardino del "piccolo Gik" è una storia scritta da Rodolfo Cimino, disegnata e inchiostrata da Massimo De Vita, pubblicata per la prima volta in Italia il 15 novembre 1970 su Topolino n° 781.

Trama[]

Zio Paperone ha organizzato una spedizione di ricerca di minerali preziosi in una regione desertica, coinvolgendo una squadra di tecnici e anche Paperino e Qui, Quo, Qua come aiutanti. I collaboratori di Paperone sondano il terreno con l'aiuto di potenti esplosivi, e dopo una delle esplosioni emerge un grosso prisma d'oro massiccio.

Il ricco papero, naturalmente, è entusiasta della scoperta, e in seguito i nipoti lo ritrovano dentro il prisma stesso, placidamente addormentato. Uno dei nipotini prova a sua volta a infilarsi nell'oggetto, e di lì a poco spiega ai suoi fratelli che il prisma sembra provocare uno strano sonno, in cui si sogna la zona prima che diventasse desertica.

Paperone si documenta con il materiale a sua disposizione, e scopre che l'area era un tempo popolata da umanoidi chiamati Gik. Allora la zona non era solo fertile e rigogliosa, ma ricchissima di pietre preziose; e in un sito particolare, detto "giardino del piccolo Gik" perché riservato al figlio del capo, le pietre dovrebbero essere tuttora conservate.

Il multimiliardario non perde l'occasione di mettersi sulle tracce del favoloso giardino e, senza insospettire i tecnici che continuano il lavoro prestabilito, parte con i nipoti alla volta del tesoro. Dopo una serie di disavventure e l'aiuto provvidenziale del Manuale delle Giovani Marmotte, i paperi varcano una porta girevole e poi tramite uno scivolo sotterraneo finiscono proprio nella caverna che contiene il giardino del piccolo Gik.

Il luogo è in effetti perfettamente conservato e ricchissimo di pietre preziose, che si trovano sia fra i rami degli alberi sia incastonate nella volta della caverna. Inoltre, Paperone scopre un deposito di prismi d'oro come quello a lui già noto. Volendo aprire un prisma per usarlo come contenitore per le gemme da portar via, però, ne vede fuoriuscire uno strano essere con braccia lunghissime, rappresentante proprio del popolo dei Gik: lo strano autoctono chiama i suoi anch'essi fin allora addormentati negli altri prismi, e si danno all'inseguimento dei paperi.

Paperone e nipoti, considerati invasori, vengono imprigionati. Ancora il Manuale chiarisce la situazione: i Gik non solo avevano creato il favoloso giardino miracolosamente scampato a terremoti ed eruzioni vulcaniche, ma alcuni di loro, incaricati della custodia del "piccolo Gik", si erano dati volontariamente al sonno perpetuo nei prismi finché qualcosa o qualcuno non li avesse svegliati. A quanto pare, anche i paperi sono destinati a essere chiusi in un prisma ciascuno e a non avere pressoché nessuna probabilità di essere richiamati alla vita attiva.

Dopo aver tentato una strenua resistenza, i nostri amici sembrano rassegnati al loro destino, quando una trivella della squadra di ricercatori di Paperone perfora la volta della grotta. I Gik, terrorizzati da quello che credono un altro terremoto, tornano nei prismi, e i paperi riescono a salvarsi. L’esplosione provocata dai tecnici, però, distrugge per sempre il giardino del piccolo Gik e Paperone è costretto a rinunciare alle favolose gemme.

Molto tempo dopo, a Paperopoli, il multimiliardario spiega ai nipotini come la faccenda si sia comunque risolta in attivo: essendogli rimasto il primo prisma aureo ritrovato, l’ha piazzato nella sua camera da letto per poter rivivere almeno in sogno il luogo favoloso e perduto. Paperone non ha neppure paura di non essere risvegliato, in quanto ha collegato il prisma a un congegno che qualche tempo dopo fa cadere una moneta a terra, suono capace di smuovere lo Zione dal più profondo dei sonni.

Analisi[]

La storia si inserisce nel tipico schema della ricerca da parte di Paperone e nipoti del tesoro appartenuto a remote civiltà, ma spicca per alcuni motivi che non mancano di impressionare il lettore: la rappresentazione del favoloso giardino tempestato di pietre preziose, destinato a una scomparsa definitiva quasi immediata (come a deludere e a punire la cupidigia di Paperone, secondo una tipica morale di Cimino); lo strano popolo, dalla particolare conformazione anatomica (braccia lunghissime usate all'occorrenza come gambe), nemico ma non apertamente malvagio, intelligente ma a quanto pare incapace di comunicare in forma linguistica; la trovata dei prismi che danno un sonno placido e ristoratore, ma potenzialmente interminabile, come a suggerire l'idea della morte senza citarla direttamente. Notevole anche il momento di tensione emotiva in cui Paperone e Paperino tentano una disperata rivolta non tanto per sé quanto per salvare i nipotini, con un'aperta manifestazione di amore parentale non molto comune soprattutto nelle storie italiane.

Nell'insieme, malgrado un numero non molto alto di pubblicazioni, Zio Paperone e il giardino del "piccolo Gik" appare apprezzata dai lettori, con una posizione medio-alta nella graduatoria INDUCKS (all'629° posto su 41.415 storie nel gennaio 2022); fondamentalmente positivi sono anche i giudizi sulla storia degli esperti del forum Papersera[1].

Pubblicazioni[]

La storia è stata pubblicata sei volte in Italia:

Inoltre, è stata tradotta e pubblicata in cinque paesi europei (Finlandia, Francia, Germania, Olanda e Portogallo) e, più insolitamente, anche in Cile, solo un anno dopo la prima uscita italiana.

Note[]

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