- Zio Paperone - Una cavalcata nella storia
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Zio Paperone – Una cavalcata nella storia è una storia danese sceneggiata da Carl Barks e disegnata da William Van Horn. È stata pubblicata per la prima volta nell’ottobre 1994 contemporaneamente in Danimarca, Italia e Norvegia. In Italia la storia è uscita su Zio Paperone Speciale nella doppia stesura con testo a fronte: in bianco e nero l’originale inglese, a colori la traduzione italiana.
Questa è la penultima storia di Carl Barks, una delle pochissime realizzate dopo il suo ritiro. L’ultima in ordine di pubblicazione, ma risalente al 1997 e recuperata nel 2000, dopo la morte del maestro, è Paperino - Da qualche parte, in mezzo al nulla (Somewhere in Nowhere), pubblicata per la prima volta in Italia e nel mondo su Tesori 3 nel novembre 2000, anche qui con testo inglese e italiano. Barks compare solo come soggettista.
Trama[]
Le didascalie d'apertura paragonano la solidità delle mura di Troia a quella del Deposito. L'antica città tuttavia fu espugnata da un astuto espediente (a clever trick).

Il furto di Alby
Davanti al suo possente deposito, Zio Paperone rivela ai nipoti una novità: ne ha dotato la porta di un particolare congegno che la apre solo quando Paperone emette un nitrito; ma non è l’unico espediente vocale: anche per chiamare la carrozza lo zione utilizza un suono simile. Finita la dimostrazione, i paperi stanno per entrare nel deposito quando un albatro, sbucato dal nulla, strappa un bottone della palandrana di Paperone. Sparito l’uccello, si fa avanti un uomo sandwich che pubblicizza la sartoria BB, offrendo una prova gratuita di sostituzione di bottoni. Paperone esita, ma alla fine la parola gratis ha su di lui il consueto effetto e affida all’uomo la sua palandrana, a patto però che Qui, Quo e Qua lo seguano.
Una volta nel deposito, Paperone mostra a Paperino la sua nave di recupero, che ha intenzione di utilizzare per acquisire nuovi tesori; intanto i nipotini ritirano l’abito riparato alla sartoria BB; non notano nulla di sospetto, tranne una marmitta di prugne delle quali i Bassotti sono notoriamente golosi, e tornano dagli zii. Ma mentre i tre si allontanano, nel negozio i finti sarti, in realtà i Bassotti, si rallegrano accanto all’albatro che hanno addestrato. Recuperata la palandrana, Paperone illustra ai nipoti la prossima avventura: recuperare tesori nelle profondità del mare adiacente all’antica città di Troia. Partono quindi dal deposito su un poco vistoso elicottero, mentre l’albatro spia la scena dal tetto.
Zio e nipoti giungono presso le rovine di Troia e si fingono per un giorno turisti, poi raggiungono la nave con la quale avverrà la ricerca dei tesori sommersi; nessuno sembra averli seguiti, ma i nipotini notano un grosso uccello appollaiato sulla torretta radar della nave. Iniziano poi le ricerche dei tesori e subito viene ripescato un cospicuo numero di calici d’oro e il capitano della nave annuncia l’avvistamento di altri relitti. Paperone è stupito dalla facilità con cui ha trovato i preziosi reperti; lui e i nipoti scendono a turno in immersione e recuperano anfore e vari bottini della guerra di Troia. Paperone, dopo uno scontro con un polpo che lo inchiostra, trova una sola anfora. A gara per vedere chi abbia rinvenuto gli oggetti più preziosi, i paperi svuotano le anfore; mentre quelle di Paperino e nipotini sono zeppe d’oro, quella di Paperone contiene solo un cilindretto d’argilla che viene tradotto grazie al Manuale delle Giovani Marmotte: è un S.O.S. di naufraghi che portavano merci da Troia; c’è anche una mappa per ritrovare l’isola sulla quale sono naufragati e i nipotini riescono ad interpretarla. Tutto sembra essere avvenuto nella massima segretezza ma l’albatro, adottato dai nipotini che lo chiamano Alby, è costante presenza sulla nave.

Si parte quindi alla ricerca dell’isola, che viene ritrovata, ma nel corso dei secoli è stata sommersa: mantiene tuttavia l’apertura murata indicata dal messaggio. La muratura viene quindi abbattuta e al di là di essa c’è il vero cavallo di Troia: i marinai naufragati, come raccontano altri cilindri d’argilla, lo stavano portando, col tesoro di Priamo, in Grecia per esporlo e, prigionieri dell’isola, per passare il tempo lo ricoprirono di lamine d’oro. Alby partecipa all’entusiasmo della scoperta. Paperone carica quindi il cavallo sulla nave, cavallo che risulta essere il reperto più importante e quindi lo scopritore va premiato: ma con le sue poche finanze Paperino può offrire solo un pescetto, che Alby afferra al volo, ripetendo l’impresa del bottone; poco dopo vola via.
Tornati a Paperopoli, i paperi scaricano il cavallo imballato perché non sia riconoscibile e tutto sembra andare per il meglio, ma ricompare Alby che non può aver volato per tanti chilometri in così poco tempo: i nipotini lo perquisiscono gentilmente e scoprono la verità: l’albatro ha su di sé una ricetrasmittente, collegata al bottone della palandrana, che permetteva ai Bassotti di ascoltare ogni cosa: Paperino e nipotini si precipitano al deposito per avvisare lo zio, ma Paperone se l’è già cavata da solo: insospettito dalla facilità dei ritrovamenti ha intuito che il cavallo fosse a sua volta un dono pericoloso, come lo era stato per Troia: discostandosi dal proverbio “a caval donato non si guarda in bocca”, ha guardato nel cavallo e ha scoperto all’interno i Bassotti: non si vedeva nulla, ma l’odore di prugne ha rivelato la loro presenza ed ora tiene i ladruncoli sotto la minaccia della sua bombarda.
Riferimenti[]
- Come per altre storie di Barks, questa è lo sviluppo narrativo di un quadro a olio del maestro che raffigurava il deposito attaccato dai Bassotti con un cavallo di Troia; v. Kim Weston, The Complete Carl Barks index, p. 29.
- La trama rielabora molto liberamente alcuni spunti dei poemi di Omero e Virgilio e alcuni dati archeologici; ma a Barks non importa la coerenza letteraria e storica quanto lo sviluppo della vicenda, che a volte mette alla prova il lettore lasciando poco chiari alcuni passaggi dell’intreccio.
- I fondali antistanti la Troade sono bassi, ma qui divengono addirittura “abissi”.
- Nell’introduzione alla prima uscita della storia, poi ristampata in altre edizioni, il filosofo Giulio Giorello definisce Paperone un Ulisse americano, cui si adatterebbe bene l’incipit dell’Odissea.
- Il paragone iniziale con le mura di Troia, i nitriti di Zio Paperone, il trucco dei Bassotti creano continui rimandi tra il presente e la storia mitica.
Curiosità[]

- Altre storie in cui compare il cavallo di Troia sono Topolino e la guerra di Troia e Topolino e il ritorno del Cavallo di Troia.
- Alby sembra un antenato di Trippa, il gabbiano de Le storie della Baia: stesso candore delle penne, stessa voracità, stessa impertinenza, stessa simpatia
Pubblicazioni italiane[]
- Zio Paperone speciale 1 (1994)
- Zio Paperone 64 (1995)
- Tesori 1 - Supplemento a Zio Paperone 104 (1998)
- La grande dinastia dei paperi (Corriere della Sera) 47 (2008)
- Uack! 23 (2016)