Topolino e la polvere del tempo è una storia di Bruno Sarda e Sergio Asteriti, pubblicata per la prima volta su Topolino 2007 nel maggio 1994.
Trama[]
Topolino e Pippo hanno iniziato una collaborazione con «L'Eco di Topolinia» e il loro recente incarico è un articolo sulla cucina italiana, per redigere il quale passano da un ristorante a un altro dell'intera penisola. Ultima tappa dell'itinerario gastronomico è Torino, dove si sta svolgendo anche un'edizione del Salone del Libro che Topolino vuole visitare. Ma Pippo è più attirato dal Museo dell'auto; sul suo manifesto è riprodotto il primo modello della FIAT, il cui fondatore fu Giovanni Agnelli, omonimo del nipote avvocato – spiega Topolino all'amico. Mentre attendono l'autobus che li porterà al Salone, Pippo acquista un ricordino per il nipote Gilberto.

Al Salone del Libro c’è una gran folla perché il professor De Nilis sta autografando il suo volume sul Museo Egizio di Torino; nel libro il professore si sofferma anche sui reperti conservati nel magazzino del museo per mancanza di spazio. Tra questi si trova uno dei vasi detti “del tempo” perché contenevano una speciale polvere che, secondo una leggenda, un faraone e il suo matematico utilizzavano per viaggiare nel tempo. Il vaso è esposto al Salone e Topolino e Pippo, spacciandosi per esperti, chiedono di esaminarlo; De Nilis acconsente e li lascia soli col reperto. Osservando il vaso, Topolino nota una grande somiglianza tra le figure su di esso dipinte e le fisionomie dei professori Zapotec e Marlin: che siano loro antenati già alle prese coi viaggi nel tempo? Ma Pippo sbadatamente lo lascia cadere mandandolo in mille pezzi. Tra i cocci c'è una polvere che si espande e diventa nebbia; quando scompare, i due amici sono ancora a Torino, ma in un'altra epoca (nel 1878, deduce correttamente Topolino da un'oscura indicazione accanto al vaso), come testimoniano gli abiti dei passanti e altri oggetti intorno a loro. Oltre alla data, Topolino intuisce pure che il ritorno al presente non sarà facile come con la Macchina del tempo.

All'improvviso, un tenero micetto si presenta davanti ai due amici, inseguito dalla padroncina: sono Ciuffetto ed Elisa e la ragazzina si offre come guida nella Torino di allora. Mentre i tre gustano un gelato, Ciuffetto fugge di nuovo. Per seguire i suoi miagolii, Pippo si arrampica su un albero, ma non vi trova il gattino, bensì un innamorato che cerca di segnalarsi all'amata Rosina imitando un micio. Dopo altre ricerche, finalmente giunge dallo scantinato del Museo Egizio il miagolio familiare di Ciuffetto. Topolino si incarica di riacciuffarlo e intanto riflette sul fatto che De Nilis abba trovato lì il famoso vaso più di cento anni dopo; è probabile quindi che nel 1778 il vaso si trovasse nei magazzini.

Infatti, proprio dove si nasconde il gattino, Topolino rinviene una cassa con la dicitura «Scavi di Luxor dinastia zapotechi»: in essa c'è davvero quel vaso e il nostro lo riporta in superficie insieme con Ciuffetto. Trovato un luogo deserto, i due amici tentano il rientro al presente: dicono a Elisa di non spaventarsi per ciò che accadrà e gettano il vaso a terra: si sprigiona la polvere e Topolino e Pippo si ritrovano al Salone del Libro.

Ma Pippo ha perso nel passato il regalo per Gilberto ed è Elisa a ritrovare il pacchetto. Così lo porta al suo amico Giovanni che abita a villa Agnelli: insieme lo scartano e trovano quello che sembra il modellino di una carrozza senza l'attacco per i cavalli; inoltre il nome FIAT sulla targa del modellino è ancora ignoto ai due ragazzi. Ma già il piccolo Giovanni ha un'idea…
Analisi e riferimenti[]

La storia celebra tre vanti di Torino: il Museo Egizio, la FIAT e il Salone (oggi Fiera) del libro; il Salone/Fiera viene ricordato annualmente, in occasione del suo svolgimento, sulle pagine del fumetto, ma anche l'industria della famiglia Agnelli conta alcune menzioni nella produzione Disney italiana, che si tratti di una storia o di copertine celebrative[1]. Si trova inoltre in Zio Paperone e il centenario (+ uno) bullonario[2], pubblicata del 1990, una entrata in scena proprio di Gianni Agnelli insieme con Berlusconi e Mike Bongiorno (nella storia rispettivamente l'Avvocato, Sua Emittenza e Mike Buonasera). È un Agnelli caricaturizzato, fatto parlare con la r moscia e oggetto -come gli altri- di garbata ironia in anni in cui la FIAT era l'industria per eccellenza in Italia e non aveva conosciuto ancora le complesse vicende del secondo millennio.
La storia in sé, pur riguardando i viaggi nel tempo con esplicito riferimento a Marlin e Zapotec, tratta con molta più disinvoltura le questioni legate ai paradossi temporali, più rilevanti invece in altri episodi della Macchina del tempo, e crea una vicenda meglio sviluppata nelle figure di contorno (il micetto, l'innamorato sull'albero) che non nella trama principale. Anche il tema della tutela dei beni artistici, alcuni miseramente confinati in magazzini, è affermata ma anche contraddetta nella doppia distruzione del prezioso vaso del tempo.
Curiosità[]

- In una delle vignette finali, Asteriti ritrae se stesso mentre, nello stand Disney al Salone, mostra ai bambini come disegnare Pippo.
- Per rimanere in ambito piemontese, la fanciulla amata dall'uomo sull'albero ha lo stesso nome della storica amante di Vittorio Emanuele II: la bella Rosina.
- Il Museo Egizio di Torino è ricordato anche nella storia Topolino e il furto archeologico[3].
Note[]
Pubblicazioni italiane[]
- Topolino 2007 (1994)
- I Classici di Walt Disney (seconda serie) 408 (2010)
- Raccolta Topolino (libretto) 125