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  • Topolino e la canzone di Nerone
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"Magnifico! Questa canzone è proprio quella che desideravo! Ci sono alcune parole incomprensibili, come questo Goodbye, ma con qualche ritocco sarà perfetta!"
Nerone

Topolino e la canzone di Nerone è una storia di Carlo Panaro e Sergio Asteriti, pubblicata in due tempi per la prima volta sul numero 1814 di Topolino nel settembre 1990. Fa parte della serie della Macchina del tempo.

Trama[]

Primo tempo[]

Topolino, Pippo e Pluto stanno andando al Museo di Storia e Archeologia di Topolinia per invitare Marlin e Zapotec alla festa di compleanno di Pippo.

Nerone1

Trovano i due professori intenti ad ascoltare musica su un walk-man, ad esaminare spartiti e, al solito, a litigare tra loro. Topolino li invita alla calma e chiede il motivo del battibecco. Viene così a sapere che il mese precedente, durante una spedizione archeologica a Roma, Zapotec aveva trovato il testo di una canzone, scritta da Nerone, pressoché identica a Arrivederci Roma. È quindi necessario un viaggio nel tempo per capire l'accaduto.

Nerone2

Mentre Topolino e Pippo si preparano, un micio randagio, rincorso da un cane, cerca rifugio nel sotterraneo attraverso una finestrella aperta, ma lì trova Pluto che riprende a infastidirlo. Nella confusione dell'inseguimento, Pluto inciampa e finisce nella macchina del tempo, mentre il gatto salta sulla pulsantiera e fa partire il viaggio. Ancora i professori si rinfacciano le distrazioni, ma Topolino rivuole il suo cane e così parte con l’amico per la Roma del 62 a. C.

Nerone3

Sbucano in mezzo alla campagna e trovano la medaglietta di Pluto vicino alle tracce delle ruote di un carro;  un contadino dice loro che il mezzo appartiene a Tito Caio Sempronio e si offre di portarli a Roma sul carretto suo, ma poi si addormenta lungo la strada e Topolino e Pippo proseguono a piedi; arrivati a Roma, la trovano affollatissima e caotica e assistono a una manesca zuffa tra un fabbro e un passante, tifosi di due diversi schieramenti nella corsa delle bighe che si terrà di lì a poco. Si recano poi alla taverna di Tito Caio Sempronio, ma Pluto non è più lì.

Secondo tempo[]

Nerone4

L'oste però è in grado di dire loro dove si trova il cane: è stato preso da un centurione come dono per l'imperatore Nerone. Topolino è preoccupato: non sarà facile recuperare Pluto. Mentre i due si avviano al palazzo imperiale, si scontrano con Melodio, un autore che dice di voler partecipare alla gara di canto indetta da Nerone. Subito Topolino capisce che l'eventuale vittoria nella gara costituirebbe un mezzo per riprendere Pluto; poiché Pippo ha con sé il walk-man su cui Zapotec aveva registrato Arrivederci Roma, lo si potrebbe usare per imparare a memoria la canzone e sottoporla all'imperatore. Qualche ora dopo, gli amici si presentano a palazzo, ma devono prendere la tavoletta con il numero d'attesa che è altissimo: centocinquanta (CL).

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Dato però che Nerone scaccia la maggior parte dei cantanti, Topolino e Pippo vengono introdotti quasi subito nella sala del trono, dove si trova anche Pluto che accorre a far loro feste. Nerone non gradisce che il «suo» cane fraternizzi con il volgo e passa a chiedere una canzone che si adatti alla sua voce; inizia a cantare ma è stonatissimo. Topolino, accompagnato al flauto da Pippo, si esibisce allora nella canzone preparata: Nerone la trova orrenda e fa imprigionare i due malcapitati artisti.

Nerone6

Topolino capisce che in realtà il brano è piaciuto all'imperatore, altrimenti non lo avrebbe conservato tra le sue carte: Nerone vuole quindi eliminarli e spacciarsi per il vero autore. Qui li soccorre il walk-man, che per gli antichi romani è una scatola magica da cui esce misteriosamente la voce: Topolino si dichiara un messaggero degli dèi e accende l'apparecchio davanti all'imperatore, dicendo che è un dono dei numi, offesi però dal suo comportamento disonesto nei confronti di tali messaggeri.

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Nerone vuole rimediare e Topolino chiede che lui e Pippo siano liberati e che venga loro donato il cane. Ma Pluto ancora una volta combina un guaio: nella foga di salutare il suo vero padrone, rompe il walk-man che smette di suonare e Nerone intuisce il trucco: sta per scatenarsi la sua ira, quando Pippo getta in un braciere l'apparecchio rotto, che provoca un lampo e fa rientrare i tre a Topolinia nella loro epoca. Il rientro doveva essere dopo sei o dodici ore dalla partenza e invece ne sono passate solo nove: evidentemente il walk-man nel fuoco ha provocato una reazione sulla quale i due professori si mettono a discutere, per una volta tanto in pieno accordo. Così Pippo ha festeggiato a Roma il suo compleanno, ma si sente vecchio: sono passati mille e novecento anni!

Analisi e riferimenti[]

Il brano di Renato Rascel, su testo di Garinei e Giovannini, uscito nel 1954, è uno dei più famosi anche all'estero ed è stato interpretato da cantanti americani quali Dean Martin e Perry Cuomo. Ne esiste una versione in inglese. [1]. Nel 1990 uscì un film dal medesimo titolo della canzone, che potrebbe forse aver ispirato gli autori[2].

In questa storia, l'omaggio al celebre pezzo diviene anche occasione per una delle tante rivisitazioni dell'antichità che il mondo Disney ha sempre offerto, con o senza Macchina del tempo. L'immagine che viene data di Nerone, capriccioso, crudele e privo di talento, è però da rivedere alla luce della storiografia più recente e meno legata al giudizio dello storico Tacito[3]. Nerone si macchiò di delitti vari e il suo principato degenerò nel corso degli anni, ma molti crimini furono attribuiti a lui per propaganda e per odio di parte; l'imperatore inoltre non era privo di cultura e di gusto; era stato allievo di Seneca e componeva poesie con facilità, secondo la testimonianza di Svetonio (Nerone 52), senza copiarle. Sempre secondo Svetonio (Nerone 57), ci fu chi, alla sua morte, lo pianse e per molto tempo la sua tomba fu oggetto di venerazione.

Principali pubblicazioni italiane[]

Note[]

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