- Topolino e la battaglia di Lepanto
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- "Poverino!Sarà costretto a rubare dollari fuori corso!"
- ―Pippo riferendosi a Gambadilegno
Topolino e la battaglia di Lepanto è una storia di Giorgio Pezzin e Luciano Gatto, pubblicata per la prima volta sul numero 1597 di Topolino nel luglio 1986. Fa parte della serie della Macchina del tempo.
Trama[]
Al Museo di Storia e Archeologia di Topolinia, Zapotec e Marlin illustrano a Topolino e Pippo le migliorie apportate alla Macchina del tempo, la più importante delle quali è il pulsante di partenza all'interno del congegno: esso permetterà di viaggiare nel tempo senza l'aiuto esterno anche se, dopo le consuete dodici ore, un dispositivo automatico avvierà comunque il rientro. Alla fìne di questa fatica, per festeggiarne il buon esito, i quattro vanno in pizzeria.
Gambadilegno, in fuga dalla polizia, si trova presso il museo e cerca riparo entrando nel finestrino, lasciato aperto, del sotterraneo. Trova la scala che conduce alla stanza della macchina e, incuriosito da quella che gli sembra una cassaforte, vi entra. Il portello però si chiude alle sue spalle e, nel tentativo di riaprirlo, Gambadilegno preme il pulsante della partenza.
Il mattino dopo Topolino passa a prendere Pippo per recarsi con lui al museo, convocato da Zapotec. I professori hanno trovato alcune foto di sorveglianza nelle quali è rappresentato Gambadilegno: di conseguenza hanno intuito che il malandrino, introdottosi nella macchina, è partito per il passato. Ma ignaro com'è dei viaggi nel tempo, potrebbe combinare qualche irreparabile guaio. Perciò Topolino e Pippo dovranno seguirlo e tenerlo a bada fino al rientro. La situazione è ancora più seria dal momento che Gambadilegno è finito sulla costa greca il 6 ottobre 1571, il giorno prima della battaglia di Lepanto.
I due amici, in abiti da pescatori veneti, partono e emergono presso una spiaggia isolata, dove sono ancora visibili le impronte del furfante.
Topolino e Pippo le seguono e dopo vari chilometri arrivano in un boschetto; Gambadilegno non si vede, ma giungono strani rumori da dietro gli alberi: sono le galee veneziane che in una baia nascosta si preparano in segreto a salpare per attaccare i turchi. Temendo di essere scambiati per spie, i due si allontanano e ritrovano le tracce di Pietro. Giungono presso un'altra spiaggia dove si leva un fumo nero: è la casa di un villaggio il cui granaio è stato incendiato dai saraceni dopo una razzia.
I predoni, la cui galera è ancora visibile sul mare, hanno anche rapito un uomo sconosciuto. Topolino capisce subito che si tratta di Gambadilegno, anche perché nella sabbia è rimasto il suo orologio. La situazione è pericolosa: se Pietro rivelasse ai turchi le manovre che ha visto dei veneziani, l'esito della battaglia, e della storia, potrebbe cambiare. Salgono quindi su una barca, piccola ma veloce, e raggiungono la galera dei saraceni. Topolino ha un piano: si ripareranno sulla scogliera e lasceranno la barca vuota; appena i turchi arriveranno e si fermeranno davanti alla barca abbandonata, i due amici saliranno a bordo di sorpresa.
Così avviene, ma si prepara per loro una impensabile scoperta: gli si presenta Gambadilegno, vestito da turco e con una scimitarra in pugno; ora si chiama Gambadilegno Pascià ed è alleato dei saraceni ai quali ha già rivelato la posizione della flotta veneziana. Per la spiata ha ricevuto un sacco pieno di monete d'oro e il fatto che la storia possa mutare non gli importa minimamente. Topolino e Pippo finiscono ai remi con poche prospettive di ritorno a casa, ma all'improvviso la vedetta segnala una galea veneziana e i turchi devono fuggire.
Topolino approfitta dell’agitazione per strappare dalla cintola di Pietro il sacco di monete e le getta in aria. Nasce un gran putiferio perché tutti se ne vogliono impossessare e, mentre litigano, la nave resta ferma e viene raggiunta dalla galea. I nemici sono fatti prigionieri e non potranno avvisare gli altri; Gambadilegno è affidato a Topolino e Pippo perché lo portino a processo a Venezia. Naturalmente non ne hanno alcuna intenzione: defilatisi dal resto delle truppe, si recano al punto dove si aprirà la finestra temporale.
Da quel promontorio assistono all'inizio della battaglia che vedrà ancora vittoriosi i veneziani e al momento giusto prendono il volo per Topolinia. Marlin e Zapotec li attendono ansiosi e offrono loro un brindisi per la missione riuscita. Ma nell'aranciata c'è un sonnifero che fa addormentare Gambadilegno e gli leverà il ricordo di quella giornata. E in effetti, dice Pippo, Pietro dorme sodo, proprio come un pascià!
Analisi e riferimenti[]
La battaglia di Lepanto[1] ricopre una grande importanza storica: le forze cristiane d'occidente (Lega Santa) inflissero una grave sconfitta all'avanzante impero ottomano, la cui flotta venne inoltre drasticamente ridotta. Pur nella semplificazione, i fatti sono riportati con correttezza storica sia nella sceneggiatura sia nella riproduzione di navi ed armi.
Come spesso accade nelle storie della macchina del tempo, è di scena anche Gambadilegno che dà il suo aspetto ai cattivi pasticcioni presenti in ogni epoca e sempre sconfitti. Qui però si tratta di Pietro in persona, non di un antenato o di un sosia. Alla fine Gambadilegno dimentica la sua avventura, ma se ne ricorderà in una storia successiva, Topolino e l'intruso spazio-temporale; anche in quel caso, però, le sue sorti non saranno brillanti e sarà lui a richiedere l'oblio dei viaggi nel tempo.
Curiosità[]
- Nella classificazione di Ambrosini e Barlotti (cfr. Paradossi in Macchina del tempo) la storia sarebbe di Livello P1.
- Il micio con cui, per consuetudine, Luciano Gatto segna la paternità della storia si trova nella seconda vignetta, accanto alla finestrella del sotterraneo del museo.
Principali pubblicazioni italiane[]
- Topolino 1597 (1986)
- I Classici Disney (seconda serie) 188 (1992)
- Disney BIG 49 (2012)
- Raccolta I Classici Disney (seconda serie) 16
- Raccolta Topolino 1597