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  • Topolino e l'automa scacchista
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Topolino e l’automa scacchista è una storia di Pier Francesco Prosperi e Lino Gorlero, pubblicata per la prima volta sul numero 1686 di Topolino.

Trama[]

Nel seminterrato dello splendido Palazzo d’Inverno di Pietroburgo, sotto il regno della zarina Caterina II, è tenuto prigioniero un certo Worowsky, un rivoluzionario, le cui sembianze sono quelle di Topolino. Worowsky, esasperato dalla cattività, decide di rivelare il nome del suo complice, Pippoff -anche lui del tutto somigliante a Pippo. I prigionieri sono portati davanti a Caterina che condanna a morte entrambi. Ma i due sono realmente Topolino e Pippo, in missione con la macchina del tempo per stabilire la verità sull’automa scacchista chiamato Il Turco: Zapotec e Marlin vogliono scoprire se si trattasse di un reale marchingegno o di un falso meccanismo attivato da un uomo. Inoltre la zarina, irritata con l’automa che l’aveva battuta, l’avrebbe fatto fucilare mente al suo interno era nascosto un rivoluzionario, Worowsky, di cui però non si trovò traccia. I due scienziati programmano quindi il trasferimento di Topolino e Pippo a Pietroburgo (o Leningrado come precisa Marlin) nel giorno in cui Von Kempelen, ideatore del Turco, arriva da Berlino. I due avranno ventiquattro ore per risolvere il mistero.

Catapultati sulla strada, Topolino e Pippo assistono all’assalto della carrozza di Von Kempelen da parte dei ribelli, il capo dei quali, Worowsky appunto, ha intenzione di penetrare nel palazzo nascosto nel cassone dell’automa per poi mostrarsi al popolo dal balcone e dare il via alla sommossa. Ma l’improvvisa caduta del congegno sulla testa di Worowsky ne provoca l’amnesia. Il piano pare vanificato, ma i ribelli si accorgono della presenza di Pippo e Topolino e notano la grande somiglianza tra quest’ultimo e il vero Worowsky decidendo di approfittarne: così nascondono Topolino nel cassone, prendono Pippo in ostaggio e il Turco entra nel Palazzo d’Inverno.

Automa

La zarina sfida l’automa, ma durante gli spostamenti alcuni ingranaggi si sono spezzati e Topolino è costretto a manovrare il pupazzo dall’interno, osservando da una fessura i numerosi specchi che riflettono l’immagine della scacchiera. Nonostante cerchi di farla vincere, il falso Worowsky ha la meglio per una mossa avventata di Caterina. La zarina si adira, ma in quel momento Topolino, esausto per caldo e polvere, starnutisce e il trucco è svelato: viene imprigionato e condannato alla fucilazione il giorno seguente, insieme con Pippo, rinchiuso nel Turco.

Qui ci si ricollega alla scena iniziale, nella quale Topolino prigioniero accusa Pippof di complicità. Non è però un tradimento, bensì il piano per la salvezza di entrambi: l’ora e il luogo dell’esecuzione corrispondono a quelli fissati per il recupero dei viaggiatori nel tempo. E infatti, a mezzogiorno, la scarica dei fucili corrisponde all’attivazione della macchina del tempo: i due amici sono salvi, ma l’automa è distrutto. Risulta però essere vuoto all’interno: nessuno più ritroverà Worowsky e il suo complice, rientrati a Topolinia con molte cose da raccontare.

Riferimenti[]

L’automa del giocatore di scacchi, chiamato anche Il Turco dalla foggia dei suoi abiti, è realmente esistito. Ideato dal barone Wolfgang Von Kempelen nel 1769 per Maria Teresa d’Austria, l’automa ebbe grandissimo successo in Europa dove fu esibito nelle maggiori città sfidando esperti giocatori e vincendo quasi sempre. Dopo la morte di Von Kempelen, nel 1804, il Turco fu acquistato da Johann Maelzel, l’inventore del metronomo, che proseguì la serie di fortunate esibizioni: tra le vittime illustri della macchina figurano Napoleone e Federico II di Prussia. L’automa giunse poi in America dove continuò il tour e fu descritto da Edgar Allan Poe nel suo articolo Maelzel’s Chess-Player, pubblicato sul “Southern Literary Magazine” nel 1836; Poe scrisse anche il racconto Von Kempelen and his discovery, che tratta della presunta capacità di un Von Kempelen di estrarre oro dal piombo (ma si tratta di pura invenzione e nulla ha a che fare con lo scacchista).
Il Turco però era un inganno, come anche Poe aveva compreso: in realtà veniva mosso da un uomo al suo interno, tanto che fu poi abbandonato nel Museo Peale di Filadelfia e lì venne distrutto da un incendio.

Il racconto di Prosperi e Gorlero si rifà ad un’altra tradizione, riportata dall’illusionista Jean Eugène Robert-Houdin nella sua Une vie d’artiste: secondo il suo racconto, l’automa giocò contro Caterina di Russia e fu utilizzato in quel frangente da Von Kempelen e dal medico Osloff per far fuggire il ribelle Worousky (o Worowsky) nascosto nel mobile cui si appoggiava il pupazzo animato; questa versione, che originò opere teatrali e cinematografiche, per quanto interessante non ha tuttavia fondamenti storici. Varie le fonti; per una trattazione abbastanza completa v. Henry Ridgely Evans, Edgar Allan Poe and Baron von Kempelen’s Chess-Playing Automaton, 1939[1].

Curiosità[]

  • La storia è precedente alla caduta del comunismo, a seguito della quale la città di Leningrado (già Pietroburgo e Pietrogrado) tornò al suo antico nome, che è anche l’attuale, San Pietroburgo.
  • Per un’altra storia Disney dedicata agli automi, vedi Topolino e il mistero di Borgospettro.
  • Lo starnuto di Topolino “etciù” evoca il verso che l’automa, perfezionato da Maelzel, emetteva, corrispondente al francese échecs (scacchi).

Pubblicazioni italiane[]

  • Topolino 1686 (1988)
  • I Grandi Classici Disney 74 (1993)
  • Topolino Adventure 17 (1997)
  • Tutto Disney 63 - Topoviaggi nel tempo (2014)
  • Raccolta I Grandi Classici Disney 19
  • Raccolta Topolino (libretto) 46

Note[]