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  • Topolino e il passaggio al Tor Korgat
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"La montagna è un'amica… e una terribile avversaria allo stesso tempo! Non va presa sottogamba… e non perdona chi l'affronta con leggerezza!"
Sbadabong Yakkautista

Topolino e il passaggio al Tor Korgat è una storia di Roberto Gagnor e Giorgio Cavazzano, pubblicata in due tempi sul numero 3013 di Topolino nell'agosto 2013.


Trama[]

Primo tempo[]

Topolino, Pippo ed altri due uomini si fanno strada per vie rocciose circondate da vette innevate fino ad arrivare davanti ad uno spettacolare paesaggio: l'imponente aguzza cima del Tor Korgat.

Tre giorni prima: un programma televisivo, i cui conduttori hanno i significativi nomi di Jean-Luc Facilon e Tamarrah, promuove una sorta di turismo di massa sugli 8000: chiunque lo voglia, può salire sulle vette più alte anche se è un incapace o un perfetto ignorante. Topolino e Pippo seguono sconcertati la trasmissione, in attesa che compaia il loro amico Zapotec.

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Questi, che odia la TV ma sta cercando di rimpolpare le esangui casse del museo, dal campo base di Koppet Gusthopuf a cinquemila metri, inizia uno sgangherato discorso sul ritrovamento di certe pergamene dei saggi tibetani. Ma all'improvviso una valanga sotterra professore, cameramen e bandierine. Topolino e Pippo decidono quindi di partire per l'Himalaya alla ricerca dell'amico. Giunti al campo Kaldajaroth, si aspettano di trovarlo quasi deserto e invece una troupe televisiva si è installata lì per vedere la partenza di alcune cordate, tra cui quella di Rheingold Stressner, per il Tor Korgat:

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la valanga -spiega Stressner- ha aperto la via al passaggio di ghiaccio, una sorta di ponte di ghiaccio che permette l'accesso al monte, inviolabile e a ancora inviolato. Ma il passaggio dura solo un giorno ed è necessario affrettarsi. Topolino cerca di informarsi sull'amico Zapotec e lo Yakkautista Sbadabong, in cambio di una mano a rimettere in piedi lo yak Ginetto, riferisce che è bloccato sotto il ghiaccio vicino al passaggio: Zapotec è infatti riuscito a comunicare la sua posizione grazie al cellulare, ma il luogo è lontano e il tempo stringe. Topolino non ha esitazioni: lui e Pippo andranno al salvataggio del professore; Sbadabong li avvisa allora che sono necessarie attenzione e grande rispetto per la montagna.

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I due pensano quindi di unirsi ad una cordata per fare con loro parte del tragitto e si imbattono nel vanesio Sir Ranulph Mackenzie Braggart, che propone di assumerli quali stagisti sherpa gratuiti in sostituzione di quelli che ha appena licenziato; degli altri sherpa è rimasto solo Tunztun, appassionato di musica techno. Sir Mackenzie è burbero e spietato, ma Topolino e Pippo si devono adattare.

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Inizia quindi un faticoso viaggio attraverso sentieri dirotti e ghiacciai finché, simile a un'eco, si sente la voce di Zapotec e il suo braccio spunta dalla neve. Topolino vuole salvarlo immediatamente, mentre Mackenzie intende proseguire; ma il primo ha la meglio e, con un pesante masso, rompe la crosta di ghiaccio che imprigiona il professore e lo libera. Zapotec è sopravvissuto accendendo fuocherelli e nutrendosi delle scorte di viveri salvate: cassoeula in scatola. Il viaggio riprende e Topolino crede di vedere qualcosa di strano, ma nessuno gli dà attenzione.

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Lungo la via incontrano altre cordate, tra cui quella di Rheingold Stressner. Gli uomini sono tutti acciaccati e doloranti, alcuni a causa di una frana (sospetta), altri per l'attrezzatura danneggiata (o sabotata, pensa Topolino) e rinunciano all'impresa, mentre Mackenzie, interessato solo ad arrivare primo alla cima e a qualunque costo, prosegue imperterrito la marcia con Topolino, Pippo, Zapotec e Tunztun al seguito. Quando la compagnia è vicina alla vetta, una delle corde viene rotta da un colpo d'arma da fuoco; Mackenzie cala la maschera e presenta il suo «guastatore di fiducia», Pietro Gambadilegno. Topolino e gli amici restano appesi alla doppia corda, ma il loro destino sembra segnato: verrà simulato un tragico incidente in modo che nessuno possa più testimoniare le scorrettezze e la crudeltà dell'alpinista e del suo socio. Gambadilegno spara un altro colpo, spezza la doppia corda e fa cadere nel baratro il suo acerrimo nemico e i suoi compagni.


Secondo tempo[]

La caduta non è fatale: la soffice e profonda coltre di neve attenua l'impatto e i quattro si rialzano, intontiti ma vivi. La situazione tuttavia è sconfortante: sono finiti in un crepaccio dal quale sarà difficile uscire. Ma il pensiero che saranno due criminali a conquistare la vetta dà a tutti determinazione ed energia per evitare questa conclusione. Dopo molti sforzi, Topolino e gli amici riemergono in superficie e si mettono all'inseguimento di Gambadilegno e Braggart. Nel frattempo è sopraggiunta una tempesta di neve che copre ogni cosa.

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Pippo colpisce col piccone quello che sembra un masso, ma che si rivela essere Gambadilegno. Spunta anche Mackenzie Braggart e dà l'ordine al socio di eliminare i rivali, ma il fucile è inceppato per il freddo e anche stavolta il delitto fallisce.

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La tempesta è sempre più violenta e Tunztun porta il gruppo a un rifugio «sicurissimo»: una grotta, alla cui volta vengono appesi, come delle culle, sacchi a pelo di ogni misura; ciascuno si sistema come meglio può e nella quiete Pippo perde la sua sveglia, Zapotec si lamenta della faticaccia, Topolino e Gambadilegno si interrogano sull’odio di quest'ultimo e Mackenzie inizia a parlare a vanvera: è ormai impazzito per la fatica e per l'eccesso di ambizione. Tunztun ha una sua interpretazione: «La montagna rivela chi sei veramente, Topolino! Scava dentro di te… ti fa vedere cose che non ci sono». Tutti loro sono in quella situazione non solo per la finalità dichiarata, ma anche per seguire un più segreto intento o passione. La mattina dopo la compagnia si rimette in marcia, senza però Zapotec e Tunztun, e finalmente si trova davanti al passaggio di ghiaccio, sotto la cima del Tor Korgat.

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Topolino invita Pippo ad affrontare l'ultima salita, ma l'amico si rifiuta, perché dopo l'arrivo in vetta non ci sarà più nulla da conquistare e il mondo sarebbe noioso. Poi si allontana, mentre Mackenzie si avvia con slancio infantile verso il ponte gelato, ma ad un tratto si ferma perché ha fame, freddo, sonno e paura… Così solo Gambadilegno e Topolino iniziano la traversata, ma Pietro scivola e sospeso nel vuoto, aggrappato alla mano del nemico, lo prega di salvarlo. Topolino esita: solo poche ore prima Gambadilegno stava per sparargli ed ora invoca aiuto. Preso da una sorta di miraggio, vede un se stesso anziano che lo esorta a far tesoro della vita e a non perderla «solo per una montagna» e poi gli compare davanti un Topolino opportunista e bieco, che gli suggerisce di fingere di essere arrivato in cima; ancora si manifesta un Topolino giovane, nelle famose braghette delle origini, che lo esorta invece a proseguire: la montagna fa vedere cose che non ci sono… Richiamato al presente dallo scricchiolio del ghiaccio, tacita le tre voci e recupera Gambadilegno, appena in tempo prima che il ponte si spezzi.

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Il cedimento del ponte provoca una valanga che travolge Topolino, Pietro e anche Pippo e Mackenzie che stavano scendendo, e li riporta da Zapotec e Tunztun. La missione è fallita per tutti: la cima è ancora inviolata e le preziose pergamene del professore si rivelano semplici ricette di cucina, mal tradotte, per il piatto locale: la Kahas Schoeula. La vicenda è alla conclusione: Pietro giura ancora odio eterno a Topolino, Zapotec e Tunztun si accordano perché l'ormai ex sherpa faccia il presentatore nella trasmissione televisiva, Mackenzie, un po' svampito, racconta ai turisti di aver «quasi» raggiunto la vetta, ma viene arrestato dopo che sono state rese note le registrazioni dei suoi ordini assassini a Gambadilegno.

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Finalmente Topolino e Pippo possono rientrare a casa, ma l'avventura ha lasciato il segno: «Un giorno tornerò qui, lo so! Il passaggio si riformerà… e io sarò pronto, sarò migliore», pensa Topolino mentre l'aereo vola verso il sole che illumina la vetta del Tor Korgat.


Analisi e riferimenti[]

La storia è stata pubblicata in occasione dei 150 anni del CAI e nelle pagine che separano i due tempi la celebre associazione si presenta, con un invito diretto ai giovani perché imparino ad amare la montagna. Ma tutta la vicenda è una celebrazione della montagna, di cui Cavazzano è grande appassionato.[1] Il Tor Korgat potrebbe rappresentare il terribile Nanga Parbat, massiccio splendido e mortale; ma l'altezza indicata sulla carta di Stressner è quella dell'Everest (8849). Tra i personaggi possiamo riconoscere, simile anche nelle fattezze, Reinhold Messner (Rheingold Stresser) che in una dolorosa ascensione al Nanga Parbat perse il fratello. Sir Ranulph Mackenzie Braggart non sembra riferirsi ad alcuno: c'è assonanza nel nome con il polacco Tomasz Mackiewicz che morì, sempre sul Nanga Parbat, pochi anni dopo la pubblicazione di questa storia.[2]

Anche nel fumetto la montagna riserva eventi che potrebbero divenire tragici: gli insistiti tentativi di eliminare Topolino e compagni da parte di Mackenzie e Gambadilegno sono al limite dell'accettabilità nel canone disneyano, ma rendono certo più intensa la storia. Le tre anime di Topolino nel momento della scelta (la gloria dell'ascesa o il salvataggio del nemico) supportano il grave interrogativo etico che il personaggio si pone e a cui, naturalmente, non può che rispondere nella maniera più umana e generosa a fronte della spietatezza di Pietro.

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Senza dimenticare Sbadabong e il suo Ginetto, che sbanda in curva alla velocità di dieci chilometri all'ora, sono però Il professor Zapotec e Pippo i due personaggi su cui è concentrata la vis comica del racconto che ne mitiga i momenti più drammatici. Gagnor si diverte anche, e come sempre, a comporre nomi, storpiarli, fonderli e così il nobile monte è conosciuto anche come Snowgalore o Mahammamiahkefred, a seconda delle lingue… Ma i maggiori punti di forza della storia sono probabilmente i disegni di Cavazzano: altezze sorprendenti di cime innevate, orizzonti di ghiaccio, notturni di tempesta, ardimentose salite in cordata. La storia scorre cosi tra paesaggi spettacolari, drammi, catarsi e sonore risate.

Il già citato articolo de Lo Spazio Bianco (nota 1) propone un parallelo fra questa storia e Topolino e l'arca di Bubanassar di Pezzin e De Vita (1983): anch'essa vede Topolino affrontare le cime dell'Himalaya, ed è caso non frequente perché i visitatori delle catene montuose asiatiche sono più spesso i paperi che i topi, grazie soprattutto a Barks e Don Rosa. Ma anche Topolino riesce ad essere convincente in questa veste da alpinista estremo.

Curiosità[]

  • Di chiaro stampo milanese è il cibo che ha sostentato il professore, la cassoeula, in tibetano Kahas Schoeula, una pietanza di costine di maiale con verze ed altre verdure.
  • Come ha notato un utente del Papersera,[3] l’animale definito yak è in realtà un bue muschiato.
  • Braggart in inglese significa spaccone e il nome ben si adatta al tronfio e crudele Mackenzie.

Pubblicazioni italiane[]


Note[]

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