- Topolino e il mistero di Borgospettro
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- "Tic toc, tic toc, si carica la molla... Nella nebbia silenziosa cammina una sagoma confusa! La nebbia avanza su zampe di gatto, copre in silenzio il paese d'ovatta. Nella nebbia misteriosa si nasconde.. Sai che cosa? Io lo so ma non lo dico..."
- ―La filastrocca dell'automa
Topolino e il mistero di Borgospettro è una storia scritta e disegnata da Enrico Faccini e pubblicata per la prima volta su Topolino 3022 del 29 ottobre 2013.
Trama[]
1870, Svizzera. Topolino, veterinario di Ginevra, e l’amico Pippo si recano al villaggio di Borgospettro, famoso per la produzione di formaggio. Il cocchiere che li ha portati suggerisce loro però di tornare indietro, perché il paese è infestato dagli spettri. Nell’attraversare il villaggio, i due amici hanno la percezione di un’atmosfera sospettosa e poco cordiale; arrivano quindi al palazzo del borgomastro, che sta in quel momento interrogando due stallieri (Tappetto e Dan il Derribile) senza ottenerne informazioni. Il borgomastro spiega a Topolino che le mucche del paese hanno inspiegabilmente smesso di produrre latte e gli abitanti pensano a qualche fenomeno soprannaturale. Nella locanda dove alloggiano, Topolino e Pippo cercano di ottenere informazioni, ma la gente del luogo non parla; neppure l’oste si sbilancia e affida i due all’assistenza della figlia Zenhilde; la ragazza suscita immediatamente l'ammirazione di Pippo.
Il mattino dopo, Topolino visita le mucche senza peraltro trovarle malate; sono solo un po’ nervose. Ma il borgomastro sospetta che dietro a tutto ciò ci sia il piano di qualcuno desideroso di acquisire le proprietà del paese: senza latte, la produzione di formaggio cesserebbe e molti sarebbero costretti a vendere.

Herr Scwartz e il borgomastro
Compare Herr Schwartz, discendente di una antica famiglia, che si dichiara in effetti desideroso di ampliare i propri possedimenti e sembra tranquillo nonostante l’agitazione del paese.
Quella sera, mentre un contadino riporta le mucche nella stalla, compare balzando fuori dal nulla una palla bianca, inseguita da un bambino biondo vestito di bianco che canta una curiosa filastrocca: la spettrale apparizione provoca lo spavento degli animali e dei paesani e conferma la presenza di un mistero, umano o sovrumano che sia. La gente si rintana in casa e anche Topolino e Pippo si avviano alla locanda, ma vengono fermati da Minni, l’erborista del paese, che spiega loro il motivo di tanta paura: cento anni prima, la baronessa Von Traum, sentendosi sola, si fece costruire da un abile orologiaio un automa in forma di bambino biondo, che suonava perfettamente il piano. Dopo la morte della baronessa, la casa restò disabitata e da allora l’automa esce di notte a giocare. In quel momento, si sente il suono di una palla che rimbalza: è il bambino automa. Topolino e Pippo lo inseguono, ne perdono le tracce, ma recuperano la palla. Il pupazzo meccanico è in realtà Tappetto, uno dei due stallieri travestito, che col suo compare è pagato da Herr Schwartz per impaurire il villaggio.
Il giorno dopo, Topolino e Pippo decidono di fare un sopralluogo alla villa della Von Traum e trovano l’automa ancora perfettamente funzionante che suona e canta l’inquietante filastrocca. Pippo ha paura e allora Topolino gli spiega il funzionamento meccanico, perfettamente razionale, del pupazzo. Ma dopo che i due si sono allontanati, il bambino continua a cantare da solo. Rientrando alla locanda ancora una volta sono fermati da Zenhilde, che li avvisa del montare del malanimo contro di loro: gli scagnozzi di Herr Schwartz, per allontanare i sospetti, accusano Topolino di irritare i fantasmi del paese e lo vogliono scacciare a forza. Topolino tenta inutilmente d calmarli ed è costretto alla fuga, ma con l’aiuto di Minni e del borgomastro escogita un piano.
Quella sera, Schwartz e i suoi aiutanti si recano alla villa per l’ultima decisiva sceneggiata, ma sono terrorizzati dall’ atmosfera opprimente del luogo e dalla presenza dell’automa che non solo canta e suona, ma si rivolge loro accusandoli dell’imbroglio: in realtà il pupazzo è Topolino travestito e i tre vengono smascherati ed arrestati.

L'automa al museo
Schwartz conferma il suo tentativo di accaparramento dei possedimenti del luogo per costruirvi una lucrosa linea ferriviaria e la pace torna al villaggio: le mucche riprendono a produrre latte, Borgospettro diventa Borgolieto, il bambino meccanico è trasferito nel luogo d’onore al museo del paese e i due amici si accingono a tornare a Ginevra accompagnati da Minni e Zenhilde. Ma mentre escono dalla sala del museo dove si trova l’automa e Topolino ancora ribadisce che il bambino è solo un fantoccio inanimato, una palla bianca esce rimbalzando dalla stanza alle loro spalle…
Analisi e riferimenti[]

La storia esce il 29 ottobre e, quale omaggio all'imminente Halloween, propone il suo fantasma sotto forma di bambino-automa, che sembra tuttavia avere vita propria oltre che meccanica. Faccini utilizza spesso nelle sue storie e nei disegni elementi irrazionali e magici anche in contesti di apparente tranquilla quotidianità: così a vivaci vedute diurne si affiancano spettrali e nebbiosi paesaggi notturni e figure ignote. L’oscillazione tra reale e soprannaturale, che attraversa tutta la vicenda, è ulteriormente sottolineata da alcune vignette nelle quali il bambino si dondola su una cigolante altalena o viene riportato al palazzo da una misteriosa figura d’uomo, oppure ancora ripete all'infinito l’enigmatica frase ‟io lo so ma non lo dico...”
La creazione di automi è attestata fin dall'antichità[1], ma forse il primo riferimento della storia è agli automi costruiti ed esposti nel 1774 da Pierre Jaquet Drotz[2], orologiaio svizzero: i pupazzi meccanici rappresentavano uno scrivano, un disegnatore e una suonatrice di piano e sono ancora funzionanti e visibili nel museo di Neuchatel. Tra il Settecento e l’Ottocento si sviluppò un ulteriore grande interesse per questi androidi: ne furono costruiti vari e anche la letteratura e la musica ne subirono il fascino inquietante (Poe, Hoffmann, Offenbach, Delibes). Un altro essere meccanico è presente sulle pagine di "Topolino" in Topolino e l'automa scacchista.
Curiosità[]
- I nomi del personaggi sono adattati alla lingua tedesca: Traum significa sogno, Schwar(t)z nero e Zenobia diventa Zenhilde.
- Dopo oltre vent'anni d'assenza, si assiste qui al ritorno del personaggio, rielaborato, di Zenobia sulle pagine di Topolino[3]. Zenhilde è appunto alter ego di Zenobia, a sua volta, nell’invenzione di Romano Scarpa, ispirata alla potente regina di Palmyra.
- A completare la storia, troviamo la guida a un Borgospettro Park, un parco divertimenti che rilancia Borgospettro (ora Borgolieto) sfruttando i misteri del suo recente passato e ricreando i luoghi più significativi delle oscure presenze. I disegni sono di Blasco Pisapia, autore anche delle guide di Paperopoli e Topolinia
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Pubblicazioni italiane[]
- Topolino 3022 (2013)
- Super Disney 76 - Mickey Superstar - Io... Topolino (2018)