- Paperino presenta Il doppio mistero di Slim Magretto e la casa degli svedesi
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Paperino presenta il doppio mistero di Slim Magretto e la casa degli svedesi è una storia scritta da Guido Martina, disegnata da Romano Scarpa e inchiostrata da Giorgio Cavazzano, pubblicata per la prima volta in Italia l'11 e il 18 giugno 1967 sui numeri 602 e 603 di Topolino.
La vicenda, oltre a essere divisa - come di consueto per le storie lunghe italiane - in due episodi, prevede una più insolita ripartizione per capitoli di poche pagine ciascuno.
Trama[]
I episodio[]
Capitolo primo: lo straniero misterioso[]
Casa di Paperino. Mentre il papero è come sempre in difficoltà per far quadrare il bilancio, Qui, Quo, Qua si precipitano da lui per dargli notizie sul nuovo vicino, un francese dall'atteggiamento misterioso, e poi si mettono a studiare ad alta voce in salotto. Infastidito dalla lezione - i ragazzini studiano geografia, leggendo il testo in cui gli abitanti dei vari paesi sono chiamati "anime" - Paperino manda i nipoti in giardino, che è ciò che loro volevano in quanto fuori possono smettere di studiare e dedicarsi al gioco che più li appassiona, il lancio dei loro boomerang.
Purtroppo, uno dei tre lancia male l'attrezzo, che finisce in casa sfondando un vetro, colpendo Paperino sulla testa e tramortendolo. Qui, Quo e Qua sono costretti a interrompere e a soccorrere lo zio, ma per non incorrere in ire e punizioni, al suo tornare in sé gli raccontano che è stato colpito da un sasso lanciato da uno sconosciuto che passava per strada.
Capitolo secondo: fiammiferi e pomodori[]
Paperon de' Paperoni ha convocato al Deposito il misterioso francese che abita vicino a Paperino. Si tratta di un celebre investigatore, che per mantenere l'incognito sceglie di farsi chiamare Giorgio: il ricco papero intende affidargli le indagini su tre malviventi svedesi esperti in rapine agli automezzi, che stando al suo servizio informazioni sarebbero stati incaricati dalla Banda Bassotti di derubare un suo carico di quelli che chiama pomidoro. Giorgio rimane incerto sul perché preoccuparsi per dei pomodori, comunque accetta l'incarico.
Nel frattempo, essendo un accanito fumatore di pipa, ha fumato abbondantemente e lasciato per terra tredici fiammiferi bruciati, che Paperone non tollera nel suo studio e gli fa raccogliere prima di andarsene.
Giorgio torna a casa, sempre fumando la pipa, e inavvertitamente fa cadere i fiammiferi bruciati sul marciapiede, proprio vicino all'ingresso della casa di Paperino. L'investigatore ritrova il suo cane, che ha mascherato con corna di cervo che nelle sue intenzioni dovrebbero renderlo irriconoscibile, ma quasi subito esce di nuovo per andare al bar, dove intende rifocillarsi con panini e birra di cui è ghiotto.
Capitolo terzo: la casa degli svedesi[]
A casa di Paperino i nipotini sono in colpa per il danno che hanno commesso e, pur senza confessare la loro responsabilità, assistono lo zio colpito dal boomerang e gli offrono anche i soldi per riparare il vetro rotto. Il telefono è fuori uso perché la bolletta non è stata pagata, quindi Paperino va a telefonare al vetraio dal telefono pubblico di un bar e, uscendo, nota i fiammiferi bruciati persi da Giorgio, interpretandoli come un segnale di minaccia da parte di sconosciuti malviventi.
Nel bar in cui telefona Paperino si trova anche Giorgio, che ascolta la telefonata con il papero che ordina un vetro "a prova di bomba" e, fraintendendo le sue parole, lo giudica un tipo sospetto. Per di più, tornando a casa, l'investigatore scopre che il suo cane è stato colpito da un corpo contundente (anche in questo caso la responsabilità è di un uso maldestro del boomerang di Qui, Quo, Qua) e si mette ancor di più in sospetto.
Nel frattempo Paperino, dopo essersi fatto medicare anche il bernoccolo in farmacia, si reca da Archimede Pitagorico a cui chiede un'interpretazione dei fiammiferi bruciati che ha trovato davanti a casa. L'inventore sfrutta un suo marchingegno per scoprire la verità, e deduce che si tratta di fiammiferi svedesi, aggiungendo che si tratta di un tipo pochissimo commerciato a Paperopoli.
Paperino decide di scoprire da dove possono provenire i fiammiferi svedesi e prova a chiederli in varie tabaccherie, con scarsi risultati finché uno dei tabaccai afferma di sapere dove si trovano gli "svedesi infiammabili" e lo indirizza nella casa vicina. Questi svedesi, però, non sono affatto fiammiferi ma i tre malviventi la cui alleanza con i Bassotti è tanto temuta da Paperone. I tre sono appunto in attesa di un emissario dei Bassotti che si fa chiamare "Slim il magro", e in un primo momento prendono Paperino per lui, poi temono che si tratti di uno spione: ma alla fine, notando che il papero sembra sincero nel suo continuo chiedere dei fiammiferi, affermano per sviare i sospetti di essere pugili e lo mettono alla porta.
Paperino riflette sul soprannome di Slim il magro e decide di attribuirsene uno simile, ossia Slim Magretto: così soprannominato, intende andare a fondo sul caso dei fiammiferi.
Capitolo quarto: il venditore di anime[]
Giorgio, intendendo ordinare delle anime nuove per la sua pipa-rivoltella, ha fatto venire a casa un rappresentante di un armaiolo, il quale raccomanda raccomanda strumenti con rotazione a sinistra, più precisi. L'ordinazione è conclusa, però poco dopo l'investigatore insegue il rappresentante - chiamandolo "venditore di anime" - per ribadirgli che le vuole "sinistre". Paperino assiste alla scena e, ricordando il testo di geografia di Qui, Quo, Qua, si persuade che il tipo tratti in "anime sinistre", ossia in esseri umani poco raccomandabili; per di più, Giorgio lascia cadere proprio in quel momento un fiammifero svedese.
A sua volta, il francese riconosce in Paperino colui che aveva ordinato un vetro a prova di bomba, e a sua volta si mette in sospetto. I due decidono di pedinarsi a vicenda, finché, andando entrambi senza una meta precisa, finiscono in riva al mare su un molo.
Capitolo quinto: Slim Magretto pesca al volo[]
Paperino-Slim Magretto e Giorgio sono entrambi sul molo senza sapere cosa fare, quando il primo decide di passare all'azione e lancia verso il suo sospetto un secchio legato a una corda per catturarlo. Il secchio però finisce in testa a un gabbiano, che vola via infastidito verso il mare, trascinando con sé la corda e Paperino.
Per evitare di essere portato troppo al largo, il papero cerca scampo aggrappandosi a un battello, che per ironia della sorte è proprio quello in cui si sono trasferiti i tre svedesi, finalmente raggiunti dall'emissario dei Bassotti. Mentre i malviventi si accordano sui dettagli del pagamento, Paperino piomba loro addosso e perde i sensi: gli svedesi ora non hanno più dubbi sul fatto che sia una spia messa alle loro calcagna e studiano un modo per eliminarlo.
II episodio[]
Capitolo sesto: alba tragica[]
Erik, il più impulsivo e violento dei tre scandinavi, vorrebbe disfarsi subito di Paperino con un colpo di pistola, ma gli altri due lo convincono a un metodo di eliminazione meno rischioso e compromettente. Il papero viene trasportato nel covo segreto dei tre, dove viene legato a una poltrona e imbavagliato, mentre intorno a lui vengono cosparse paglia e centinaia di fiammiferi svedesi: i tre dispongono anche una grossa boccia d'acqua sul davanzale della finestra, in modo che il sole, sorgendo l'indomani, colpisca l'oggetto che concentrerebbe i raggi sui fiammiferi, coinvolgendo il povero Paperino in un rogo infernale.
Nel frattempo, Qui, Quo, Qua sono stati da Paperone a chiedergli notizie della scomparsa di Paperino, ma lo Zione, dopo aver provato a sfruttarli per la pulizia del magazzino in cui intende conservare i "pomidoro", li scaccia in mala maniera. Anche Giorgio, ormai in possesso di una rivoltella perfettamente a punto, è in azione per rintracciare Paperino, facendo fiutare al cane la sua traccia, servendosi del berretto da marinaio che il papero ha perso sul molo. Vedendo il tipo con il copricapo dello zio, i paperini decidono di seguirlo a bordo del loro monopattino.
Capitolo settimo: la gatta sul tetto[]
Paperino è riuscito, se non a liberarsi del tutto, a disimbavagliarsi, e comincia a lanciare grida di aiuto prima che arrivi l'"alba tragica". Nei dintorni vive una colonia di gatti randagi, che, attirati dalle urla, penetrano nel covo e scatenano un parapiglia. Anche Giorgio è riuscito a trovare il luogo, ma il suo cane, eccitato dalla presenza dei gatti, si scaglia a sua volta nell'abitazione, facendo finalmente rompere la boccia che poteva costare la vita a Paperino.
Anche il commissario entra nel covo, scoprendo Paperino ancora legato e credendo di doverlo assicurare alla giustizia, ma non trova di meglio da fare che accendersi la pipa gettando il fiammifero acceso sulla paglia e sugli altri fiammiferi, scatenando un incendio. Fortunatamente per il papero, intervengono i nipotini che riescono a slegarlo, mentre Giorgio si vede costretto a cercare sollievo alle sue personali bruciature immergendo il posteriore in uno stagno.
Capitolo ottavo: pomidoro e pomodori[]
Paperino e nipoti sono ora liberi, ma in piena notte e a debita distanza da Paperopoli. Provando a salire tutti e quattro a bordo del monopattino, sfasciano il mezzo e sono quindi obbligati a rientrare a piedi per ben venticinque miglia. Dopo un lungo tratto, incrociano tre camion i cui guidatori si offrono gentilmente di dar loro un passaggio. All'interno si trovano delle casse che contengono, apparentemente, pomodori, e uno dei nipotini, affamato, fa per morderne uno, che però si rivela di plastica e pieno di polvere d'oro.
Le cose cominciano a chiarirsi: si tratta di finti pomodori appartenenti a Paperone, che li chiamava appunto "pomidoro" e intendeva usarli per trasferire il metallo prezioso senza dare adito a sospetti. Ma i tre svedesi, al corrente di tutto e convinti di aver sistemato Paperino, sono liberi di intervenire: bloccati i tre camion: fatti scendere a forza gli autisti, si impossessano dei mezzi e li guidano fino al porto, dove intendono scaricare le casse sul loro battello. Paperino e i nipotini si lasciano trasportare aspettando il momento opportuno per intervenire.
Capitolo nono: Paperino a tutta birra[]
Arrivati i tre svedesi a destinazione, i paperi scendono dal camion su cui viaggiavano e aspettano che i criminali siano tutti e tre nella stiva del battello per sistemare il carico, dopodiché li chiudono dentro, poi avvertono telefonicamente Paperone e la polizia. Prima di loro però arriva il commissario francese, ancora convinto che Paperino sia il capo della banda. Per renderlo inoffensivo, Qui, Quo e Qua lanciano i boomerang che avevano portato con sé: uno colpisce Giorgio, uno il cane, e il terzo, tornando indietro, centra la testa di Paperino.
Solo la presenza di Paperone chiarisce tutto il mistero: Paperino e nipoti devono convincersi che Giorgio è un poliziotto, e quest'ultimo che Paperino è innocente. Anzi, la ricompensa "liquida" che il multimiliardario aveva promesso al commissario spetta proprio ai nipoti, responsabili della cattura degli svedesi.
Giorgio si deve rassegnare al fatto di essersi sbagliato, e al solito cerca di consolarsi fumando, ma accende per sbaglio la rivoltella truccata da pipa causando un'esplosione che lo riduce a mal partito. Poco dopo, Paperone porta i nipoti in una cantina e mostra a Paperino la ricompensa: sapendo che Giorgio è appassionato di birra, gli aveva procurato alcune botti di questa bevanda. Il nipote, furente, considera questa ricompensa "liquida" un insulto, e viene alle mani con lo zio: i due, durante la colluttazione, sfasciano le botti e lo scantinato si riempie di birra, con gioia di Qui, Quo, Qua, che possono nuotarci dentro come se fosse la piscina che desideravano da tempo.
Analisi[]
Nei tardi anni '60 due autori Disney italiani all'apice della carriera, Guido Martina e Romano Scarpa (con la collaborazione agli inchiostri dell'emergente Cavazzano), crearono una storia dalla trama molto articolata, che si presta a essere letta come una gustosa parodia dei generi giallo e thriller. Pur non essendoci un vero mistero nella ricerca del colpevole (i criminali sono presentati tali fin dall'inizio, con la presenza quasi pleonastica dei Bassotti) la vicenda si regge su continui equivoci e colpi di scena, con un sistematico ricorso a giochi di parole e rinvii alla realtà e alla finzione dell'epoca (vedi oltre), che purtroppo rischiano di passare inosservati a chi legge la storia a decenni di distanza. Non mancano elementi abbastanza inquietanti, come la raffinata crudeltà dell'esecuzione di Paperino da parte degli svedesi (che ricorda un po' le perverse macchinazioni di Macchia Nera per uccidere Topolino nella sua storia di esordio).
Citazioni e riferimenti[]
- Il riferimento più evidente è a uno dei più importanti protagonisti della letteratura poliziesca, il commissario francese Jules Maigret creato da Georges Simenon. Giorgio "il francese" sembra parodiarlo da diversi punti di vista, in particolare in quanto ghiotto di panini e birra e accanito fumatore di pipa.
- Il nome del suddetto personaggio, Giorgio - insolito per i fumetti Disney italiani perché usuale e privo di particolari connotazioni comiche - potrebbe ricordare l'autore Georges Simenon, ma anche essere una bonaria allusione al giovane Cavazzano.
- Il cane mascherato da cervo, oltre a essere un motivo comico fine a sé stesso, potrebbe alludere al cognome di Gino Cervi, indimenticato attore protagonista di una serie televisiva su Maigret che ebbe un grande successo all'epoca; anche il nome con cui l'animale domestico viene occasionalmente chiamato, Gin, potrebbe ricordare il nome di battesimo dell'attore bolognese.
- Sempre Gino Cervi a quei tempi appariva in video nella pubblicità di un liquore che, stando allo slogan, "creava un'atmosfera", e anche il commissario francese della storia accende la pipa, inondando di fumo il Deposito di Paperone, per "l'atmosfera".
- Slim è, nei polizieschi d'epoca, un tipico nome in codice di un bandito da supporre magro (reso in genere nelle traduzioni italiane con lo Smilzo). Qui viene assegnato - con la ridondanza Slim il Magro - a un Bassotto, benché com'è noto non si tratti di personaggi particolarmente esili.
- Slim Magretto, il nome di battaglia assunto da Paperino (ma in realtà non molto usato nella storia), replica scherzosamente Slim il Magro, ma si riallaccia ancora una volta a Maigret, cognome francese che forse deriva da un soprannome attribuito a una persona magra e potrebbe appunto tradursi con Magretto.
- I titoli di due dei capitoli, Alba tragica e La gatta sul tetto, si riferiscono ironicamente a due film storici di alta drammaticità, il francese Alba tragica e lo statunitense La gatta sul tetto che scotta.
- Un gioco di parole non rarissimo per le storie italiane degli anni '60 è lo scambio della B.B. (cioè la Banda Bassotti) con quella che il commissario chiama "la nostra B.B. nazionale", ossia l'attrice francese Brigitte Bardot, di grandissima popolarità all'epoca (e il cui nome, qualche anno prima, aveva ispirato Scarpa per la creazione di Brigitta).
- Il battello degli svedesi si chiama Agatha, e anche qui si potrebbe vedere un riferimento parodistico alla letteratura gialla nel nome di una dei suoi più grandi autori, l'inglese Agatha Christie, all'apice del successo negli anni '60.
Giochi di parole[]
Come detto, la sceneggiatura abbonda di giochi di parole che fra l'altro la rendono difficilmente traducibile[1]. In particolare:
- Gli "svedesi" possono essere, dal punto di vista dei personaggi, sia un tipo di fiammiferi (molto comune all'epoca), sia gli abitanti del paese scandinavo.
- Paperone chiama "pomidoro" (con un plurale antiquato, ma probabilmente ancora accettato nel secondo Novecento) quelli che dovrebbero essere pomodori, ma sono in pratica veri e propri contenitori di oro.
- Si gioca sulle anime intese come "abitanti", "esseri umani" (introdotte in maniera un po' forzata, dal libro di scuola che Qui, Quo, Qua leggono ad alta voce), ma anche come "parti interne delle armi da fuoco".
- Si sfrutta inoltre l'aggettivo sinistro nel significato proprio e in quello di "tetro", usando la parola insieme alla precedente per formare quella che in enigmistica si chiamerebbe frase bisenso ("anime sinistre").
- Infine, mostrando la malizia tipica del personaggio di Martina, Paperone promette ai suoi collaboratori una ricompensa "liquida", ma che in realtà si limita ad alcuni barili di "liquida" birra.
Curiosità[]
- Nella storia non appare nessun personaggio femminile.
- Il personaggio di Giorgio, accanito fumatore di pipa e bevitore di birra, doveva risultare particolarmente imbarazzante per i Canoni Disney invalsi a partire dagli anni '80 circa. In effetti, se il tema del fumo non poteva essere eliminato facilmente dai disegni e dalla trama, in alcune versioni recenti la birra è stata goffamente sostituita da acqua minerale.
Pubblicazioni[]
La storia è stata pubblicata sette volte in Italia, ben tre delle quali nei vari numeri dei Grandi Classici Disney:
- Topolino 602-603 (1967)
- I Classici di Walt Disney (prima serie) 39 - I Magnifici Tre (1971)
- I Grandi Classici Disney 116 (1996)
- Tutto Disney 16 - Io Paperino... Millennium Duck! (2000)
- I Grandi Classici Disney 228 (2005)
- Le grandi storie 16 - Topolino e l'ultraghiaccio e altre storie (2014)
- I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) 13 (2017)
Inoltre è stata tradotta e pubblicata in altri otto paesi, tutti europei (Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Norvegia, Olanda e Svezia).
Note[]
- ↑ A giudicare dai titoli in traduzione riportati dal sito INDUCKS, il riferimento agli "svedesi" appare solo in una versione greca (è possibile fra l'altro che non si volessero far passare come tali tre spietati delinquenti per non creare incidenti diplomatici con uno dei paesi storicamente più affezionati alle storie Disney). Nel titolo francese si parla di tomators, incrocio fra tomate (parola francese per "pomodoro", in sé priva di assonanze con l'"oro") e or.