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"Vi farò vedere io che cosa vale vostro zio! Vado a procurarmi l'attrezzatura... Voglio ridicolizzare Sherlock Holmes!"
Paperino

Paperino e le teste a zero (nota anche come Paperino e le teste "a zero") è una storia Disney scritta da Osvaldo Pavese [1] e disegnata da Giovan Battista Carpi.

È stata pubblicata per la prima volta in Italia su Topolino 259 del 13 novembre 1960.

Si tratta di un rifacimento con trama pressoché identica della storia Topolino poliziotto e Pippo suo aiutante di Floyd Gottfredson, uscita una trentina d'anni prima, ma ambientata nell'universo dei paperi invece che in quello dei topi.

Trama[]

Esasperato dall'ammirazione dei nipotini per le imprese di Sherlock Holmes, il denigrato Paperino decide di aprire un'agenzia investigativa. L'esordio non è incoraggiante, in assenza di casi si ritrova a investigare sulle impronte di una mucca e a pedinare dei pesci.

Quando il signor Smith lo ingaggia per recuperare la sua auto rubata, Paperino la nota in panne lungo la strada e impacchetta e lega l'ignoto che sta al motore, salvo poi scoprire che si trattava della moglie del suo cliente, il quale lo caccia via a calci.

Strani furti colpiscono la città: a Gastone come ad altri paperopolesi vengono tagliati i capelli a zero e rubate maglie e biancheria. I ladri colpiscono perfino Nonna Papera e anche il sindaco che, inizialmente scettico, una volta bersagliato stimola la polizia a indagare.

Paperino prova a travestirsi da donna per fungere da esca e attira effettivamente l'attenzione di un componente della banda, che promette di aiutarlo e alla fine lo rapisce, quindi recapita una lettera ricattatoria a Qui Quo e Qua chiedendo loro ancora capelli e maglie rosse per riavere vivo lo zio.

Anche i paperotti inducono la banda a rapinarli tramite un travestimento da ragazza, quindi seguono i malviventi verso una casa diroccata che si svela essere il loro covo. Qui recuperano Paperino e insieme visitano il covo dei criminali, dove maglie e capelli vengono impiegati per realizzare banconote false e le loro filigrane.

Quando la banda entra nel laboratorio, i paperi nascosti li provocano abilmente, inducendoli a discutere tra loro e approfittando, poi, della confusione per legarli e metterli fuori combattimento. Sotto tiro di un cannone, i falsari vengono condotti verso la stazione di polizia davanti a una folla festante.

Curiosità[]

  • La storia ricalca quasi vignetta per vignetta quella di Gottfredson. Identiche sono le gag con Paperino che ricalca il ruolo di Pippo di investigatore non troppo intuitivo mentre i nipotini si sostituiscono a Topolino come risolutori della vicenda.
  • La città di Paperopoli non viene mai nominata ma si citano abitanti del centro come Gastone e della periferia come Nonna Papera. Peraltro il sindaco di questa storia somiglia in modo del tutto identico al personaggio di Scott, creato da Gottfredson e poi ripreso da Tito Faraci per il sequel come primo cittadino in carica ed ex di Topolinia. In linea teorica sarebbe possibile ipotizzare persino che nella sua carriera di politica abbia ricoperto le cariche in entrambe le città.
  • Uno dei criminali sembra essere del tutto identico a Pietro Gambadilegno, seppure in versione con entrambi i piedi (o protesi); non viene comunque citato per nome rendendo incerta l'identificazione.

Edizioni italiane[]

Note[]

  1. La scrittura da parte di Pavese è ipotizzata da Inducks.org dall'estensore della scheda sulla base di "comunicazioni personali di Giampaolo Barosso"