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  • Paperino e la pietra purpurea
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Paperino e la pietra purpurea è una storia di Carlo Panaro e Manolo Galdòn, pubblicata per la prima volta nel numero 1862 di Topolino.

Trama[]

Paperino è in spiaggia insieme a Paperina e Qui, Quo, Qua. Paperina incontra un'amica insieme al suo fidanzato Mike, un fusto muscoloso appassionato di fotografia subacquea. Sentendolo parlare dei pesci che ha fotografato, Paperino entra in competizione vantandosi di averne visti di più grandi ma viene subito smascherato quando deve armeggiare con la macchina fotografica di Mike danneggiandola. Paperina si arrabbia col fidanzato con la brutta figura fatta con l'amica e gli urla di non farsi rivedere. Paperino viene ispirato da un volantino a pescare una conchiglia da regalare a Paperina per fare pace.

Topo 1862 - 175

Paperino ne trova una sul fondo del mare, ma un granchio lo morde facendola cadere e rompere. Tuttavia, all'interno, il papero trova un rubino rosso e lo mostra felice ai nipotini. Qui, Quo e Qua gli consigliano di farlo valutare prima di festeggiare e Paperino lo nasconde in un cestello. Poco dopo va a prendere un gelato per tutti ed il gelataio insiste per dargli una monatagna di pistacchio. Il contenuto gli finisce addosso e poco dopo sopraggiunge Paperina che, stranamente, lo ripulisce con amore come non fosse più arrabbiata. Tornati in città, Paperino ed i nipotini vanno da un gioiellerie che definisce il "rubino" un sasso senza valore. Entra poi nel negozio un ladro che improvvisamente si pente del suo gesto consegnandosi spontaneamente alla polizia. Qui, Quo e Qua elaborano una teoria per cui la pietra purpurea abbia il potere di influenzare le persone rendendole buone, sincere e generose e diventa più piccola ogni volta che il suo potere agisce. Paperino non ci crede ma, dopo essere stato di nuovo da Paperina che lo caccia fuori, dà ragione ai paperotti. Dedice di vendere la pietra a Zio Paperone e si recano al Deposito ottenendo 1000 dollari dal miliardario che già immagina come sfruttarla.

Topo 1862 - 190

Intanto Nonno Bassotto ha elaborato un nuovo piano per derubare Paperone. I tre nipoti Bassotti si travestiranno da uomini d'affari e si presenteranno dal miliardario una alla volta per truffarlo. Qualche ora dopo, i tre si fanno annunciare da Battista. Grazie al potere della pietra, i primi due fratelli finiscono per smascherarsi e confessare tutto a Paperone e sono costretti a scappare. Il terzo invece (che ha indossato degli occhiali scuri) riesce a truffarlo vendendogli una falsa miniera per mezzo milione di dollari senza subire l'influsso della pietra. Quando Paperone si accorge della truffa, Qui, Quo e Qua capiscono che la pietra funziona tramite la luce e lenti scure hanno fatto da schermo. I tre paperotti ricordano di essersi imbattuti nel Bassotto travestito ed hanno visto l'etichetta di una sartoria sul suo abito. Identificati i ladri, i paperi corrono al loro covo. I Bassotti stanno per partire e non c'è tempo per chiamare la polizia. Paperino propone allora allo zio di usare la pietra purpurea sebbene i nipotini cerchino di avvertirli. Grazie alla pietra, i Bassotti riconsegnano il maltolto e si fanno arrestare. La pietra però scompare perchè, come intuito dai paperotti, per funzionare su tutti i Bassotti ha dovuto usare tutto il suo potere. Paperone comincia ad inseguire il nipote, reo di avergli suggerito di usarla ed i nipotini commentano che non basterebbe una montagna purpurea per placare la sua ira.

Curiosità[]

  • Si tratta dell'unica storia italiana a cui ha lavorato il disegnatore spagnolo Manolo Galdòn.

Pubblicazioni italiane[]

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