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La banda dei dodici tornerà a colpire. Firmato N. N.

Lettera del Padrino a Paperone.

Paperinik e la banda dei dodici è una storia, scritta da Guido Martina, disegnata da Massimo de Vita e apparsa per la prima volta in due puntate su Topolino 1275 e 1276 nel maggio 1980.

Trama[]

Prima puntata[]

Paperone apprende dai giornali la fuga dal carcere di massima sicurezza della Banda Bassotti al completo. Gli evasi, intanto, hanno trovato rifugio in un castello diroccato, su un’isoletta nel Lago delle streghe. Lì, il capo della banda, il Padrino, illustra allo stato maggiore il suo piano per derubare Paperone.[1] Dopo aver spaventato il miliardario inviandogli una lettera minatoria, si presenterà al suo palazzo-bunker perfettamente camuffato da Paperinik e, una volta entrato, aprirà la porta anche ai suoi uomini.

Paperone, angosciato per il pericolo della Banda, convoca Paperino nel suo palazzo per chiedere l’aiuto del suo amico Paperinik. Mentre zio e nipote sono a colloquio, il Padrino travestito suona alla porta ma, naturalmente, Paperino capisce subito l’inganno e il falso eroe è ricacciato dai sistemi di sicurezza e smascherato. Con la sua solita ingratitudine, Paperone rifiuta di pagare le vacanze a Paperino, che pure ha salvato il suo denaro, e ai nipotini.

Il padrino, fallito il suo piano, non demorde e, non appena Paperino lascia il palazzo, lo rapisce per chiedere come riscatto il suo peso in oro. Paperino è portato nell’isola ed è tenuto ostaggio per una settimana. La prigionia non gli è però per nulla sgradita visto che i Bassotti, per farlo ingrassare e pesare di più, lo lasciano libero di oziare e lo nutrono abbondantemente con i pesci del lago.

Seconda puntata[]

Paperone rifiuta, crudelmente, di pagare il riscatto per il nipote. Tutto quello che concede, di fronte alle insistenze di Qui, Quo e Qua, è uno spazio di quindici secondi sulla sua televisione per lanciare una richiesta di aiuto a Paperinik. I Bassotti, visto l’appello, capiscono che il loro piano è di nuovo fallito e, stanchi di mantenere Paperino, lo riportano a Paperopoli e lo rimettono in libertà, con un calcio nel sedere.

Ansioso di vendetta, Paperino deve però recuperare la 313, parcheggiata davanti al palazzo di Paperone e sequestrata per intralcio al traffico. Penetrato nel deposito municipale, veste i panni di Paperinik e porta via l’automobile, beffando la polizia.

In un secondo momento, Paperinik entra nel palazzo di Paperone. Gli rimprovera duramente l’insensibilità verso il nipote e, dopo essere arrivato al punto di minacciarlo col disintegratore, lo obbliga, come risarcimento, a offrire a Paperino e Qui, Quo e Qua un soggiorno di un mese in un hotel di lusso.

Per ultimo, Paperinik si vendica dei suoi rapitori. Dopo essere riuscito, collegando gli indizi, a identificare il nascondiglio dei Bassotti, cattura la banda al completo e la consegna al carcere di massima sicurezza. Come di consueto, la storia termina con l’immagine di Paperino e nipotini sulla spiaggia.

Analisi[]

Fra le ultime storie del Paperinik di Martina, questa è una delle più convincenti. Le giovano le efficaci scene d’azione e una trama meno stereotipata del solito; soprattutto, ha il merito di mostrare Paperinik nelle sue vesti originarie di vendicatore, anziché come un agente al servizio di Paperone.

Si nota però anche qui un eccessivo insistere, da parte dell’autore, sul cinismo e la violenza. Particolarmente sgradevole e respingente la scena in cui Paperinik minaccia Paperone col disintegratore, ed è sul punto di premere realmente il grilletto, mentre il vecchio miliardario, anche di fronte alla morte, si preoccupa solo del suo denaro.

Curiosità[]

I Bassotti qui sono chiamati “la banda dei dodici”, ma in realtà non appaiono essere più di sette.

Pubblicazioni italiane[]

Note[]

  1. Il Padrino ha l’aspetto fisico e il carattere di Nonno Bassotto, ma non è sicuro che si possa identificare con lui. Anche la Banda Bassotti non è qui un clan famigliare, come di consueto, ma un’organizzazione mafiosa dalla gerarchia ben definita (il boss, tre dirigenti e tre manovali).
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