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Paperin Meschino è una storia del 1958, parodia del romanzo quattrocentesco Guerrin Meschino di Andrea da Barberino. Gli autori sono Guido Martina (sceneggiatura) e Pier Lorenzo de Vita (disegni).

Trama[]

Paperino, esasperato dalla sfortuna che lo perseguita, si reca insieme ai nipotini da Archimede per chiedergli informazioni e possibili rimedi. L’inventore, servendosi di ritrovati dall’apparenza più magica che scientifica, riesce a rappresentare a Paperino e nipoti le vicende dell’antenato Paperin Meschino, il primo dei paperi nella storia perseguitato dalla mala sorte. La storia dell’antenato è la seguente:

Nel 1400 circa, il re d’Albania Milone Paperone è angosciato dal fatto che le sue ricchezze possano essere preda di banditi turchi (simili ai Bassotti). Seguendo il suggerimento del suo ciambellano, il re decide di nascondere il suo denaro nella stiva di una nave, coprendolo con una partita di uova, e di trasportare il carico nei suoi possedimenti di Puglia. Lo stratagemma riesce, e Milone decide di vendere le stesse uova, benché di dubbia freschezza, al mercato di Taranto: però un uovo rotola via e viene trovato da una strega, che decide di portarlo a casa per cibarsene. Ma una volta rotto il guscio, ne esce un piccolo papero, e la sorpresa fa andare il boccone di traverso alla fattucchiera: questa, indispettita, lancia una maledizione al neonato e a tutti i suoi discendenti, a cui augura sfortuna cronica per mille anni.

Il paperino viene raccolto e allevato dall’anziana Monna Papera, presso la cui fattoria passa l’infanzia, già allora perseguitato dalla sfortuna, tanto che viene soprannominato “Meschino”. Una volta cresciuto, Meschino va incontro a una serie di avventure, spalleggiato dal fabbro Mastro Pippo, che diviene suo compagno e scudiero: catturato da una nave pirata e inviato ai remi, fa la conoscenza di Milone Paperone, da molti anni prigioniero degli stessi pirati, e riesce a ottenere la libertà per sé e per il sovrano; partecipa, vincendola, a una giostra in cui sono messi in palio la corona e lo scettro di Milone, che era dato per disperso; dopo un fortunoso viaggio in Egitto, libera la damigella Antinisca, imprigionata dal crudele ma inetto gigante Smemorio; infine, uccide un drago sciogliendo così l’incantesimo di cui era vittima la buona fata Mandarina.

La fata rivela finalmente a Meschino la sua identità: essendo uscito da un uovo di proprietà di Milone Paperone, si deve considerare nipote dello stesso re, e quindi può assumerne il nome, nella forma Paperino. Il papero, conosciute finalmente le sue origini, è libero di sposare Antinisca (che d’ora in poi si chiamerà Antinisca Paperina) e di pretendere un compenso da parte dello zio. Quest’ultimo decide di stabilirsi in un continente ancora sconosciuto, che in seguito sarà chiamato America, e propone a Paperin Meschino di seguirlo e di diventare padrone di tutto il terreno che sarà riuscito ad arare "dal sorgere al tramontare del sole". Purtroppo, proprio quel giorno si verifica una lunghissima eclissi di sole: Milone usa l'eclissi e l'assenza della luce del sole come pretesti per impedire a Paperino di arare, e il papero riesce a divenire proprietario solo della piccola parte di terreno che aveva lavorato durante il periodo di luce.

Paperin Meschino non si perde d’animo e, con l’aiuto di Mastro Pippo, sul piccolo appezzamento costruisce una casa costituita da venticinque stanze sovrapposte, prefigurando i moderni grattacieli. Lui e Antinisca, ora sposi, vivranno lì, ma la sfortuna continuerà a perseguitare i loro discendenti.

La storia termina e Paperino deve nuovamente affrontare la realtà: la maledizione della strega è tuttora efficace, e lui e i suoi discendenti non potranno liberarsene prima del 2400 circa.

Commento[]

La storia, divisa in ben tre episodi (cosa insolita per l'epoca in cui fu scritta), è ispirata al romanzo quattrocentesco Guerrin Meschino, un esempio fra i più noti di letteratura popolare, di grande successo fra il pubblico italiano fino almeno a tutto l'Ottocento. Come l'opera originale, la parodia non segue una trama logica e ben definita, ma sembra procedere per accumulo, con l'avvicendarsi di peripezie relativamente slegate l'una dall'altra e accomunate solo dalla presenza del protagonista. Il motivo dell'infelicità di Guerrin Meschino, data soprattutto dalla sua condizione di trovatello, è accompagnato nella parodia da quello della sfortuna che - soprattutto nelle storie di produzione italiana - perseguita Paperino.

Come avviene di solito nelle parodie Disney, si evita di rappresentare legami di parentela troppo stretti fra i personaggi, soprattutto quelli fra genitori e figli (mentre di Guerrino sono noti sia il padre che la madre, Milone è lo zio e non il padre di Paperin Meschino, e dei genitori di quest'ultimo non si sa nulla).

Errori e incongruenze[]

  • Nella prima vignetta Qui, Quo, Qua, come avviene spesso, pronunciano uno dopo l'altro le parole che compongono un'unica frase: ma, probabilmente per un errore nel disegno, i fumetti fanno pensare che lo stesso nipotino pronunci sia la seconda che la terza parte dell'enunciato.
  • Appena uscito dall'uovo, Paperin Meschino indossa un pannolino, ma nelle vignette immediatamente successive porta una piccola canottiera.
  • Il gigante Smemorio ha quattro dita per ciascun piede, ma in una vignetta se ne vedono cinque sul piede sinistro.
  • L'eclissi di sole che condanna Paperin Meschino a essere proprietario di un piccolissimo appezzamento di terra si verifica per molte ore di seguito, mentre com'è noto il fenomeno astronomico non può durare più di pochi minuti.

Curiosità[]

  • Si tratta della seconda parodia ispirata a un'opera letteraria in italiano (la prima è naturalmente L'inferno di Topolino, capostipite del genere), e della prima parodia ambientata, sia pure parzialmente, in Italia.
  • All'epoca della prima pubblicazione della storia un discendente dei reali albanesi protestò ufficialmente perché riteneva il personaggio di Milone Paperone, "re d'Albania", irrispettoso nei confronti dei suoi avi[1].
  • Il motivo di antenati dei paperi trasferitisi dall'Europa in America, per dare origine alla stirpe dei personaggi moderni, è rappresentato in altre storie di autori italiani (come Paperino e i tre moschettieri, Paperin de la Scalogna e il re dell'arena, Guerra e pace, Paperino e i cugini di Ocopoli), con modalità diverse e indipendenti a seconda degli autori, senza che sia perseguita una coerenza di fondo.

Pubblicazioni in Italia e all'estero[]

In Italia la storia conta le seguenti pubblicazioni:

  • Topolino 197-198-199 (1958)
  • I Classici di Walt Disney (prima serie) (1959)
  • Cartonati Disney 7 - Paperin Meschino (1973)
  • Cartonati Disney (box set) 1 - Walt Disney presenta i Grandi Classici (1973)
  • I Classici di Walt Disney (seconda serie) 1 - Le grandi parodie (1977)
  • Le grandi parodie (Disney) 1 - Paperin Meschino (1992)
  • Le grandi parodie (rilegate) 1 - Paperino Meschino - Paperino Don Chisciotte (1992)
  • I Classici della Letteratura 14 - Paperino il paladino (2006)
  • I Classici della Letteratura (2a edizione) 25 - Paperino il Paladino (2013)
  • I Grandi Classici Disney 316 (2013)
  • Raccolta Le Grandi Parodie (Disney) 1 Paperin Meschino (2013)

In altri paesi invece non è stata molto apprezzata, in quanto è stata tradotta e pubblicata solo in Brasile, in Finlandia, in Grecia e in Spagna (e in Brasile e in Spagna solo dopo il 2000).

Note[]

  1. Cfr. Luca Boschi - Leonardo Gori - Andrea Sani, I Disney italiani, Bologna, Granata Press, 1990, p. 195.
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