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Luciano Bottaro, (Rapallo, 16 novembre 1931 - Rapallo, 25 novembre 2006) è stato uno dei più prolifici autori di fumetti italiani.
La sua opera, apprezzata in patria e all'estero, la caratteristica del suo disegno sono personaggi rotondi, ben delineati e, soprattutto, appena una sceneggiatura od un soggetto lo consentono, trasformati, con linee allungate ed inquadrature innovative.
Gli inizi[]
Bottaro sin da bambino si appassiona al fumetto statunitense, tra le altre legge con grande passione il Topolino di Floyd Gottfredson. Abbandona gli studi nel 1949 per dedicarsi al fumetto, ideando una delle tante parodie dell'Inferno dantesco, che però rimarrà incompiuta. Dopo il suo debutto su Lo Scolaro, Bottaro idea Aroldo il bucaniere, pubblicato dall'editore genovese Giovanni De Leo: questo è solo il primo di una lunga serie di personaggi che costelleranno e costellano tuttora la fulgida carriera di questo grande fumettista.
Nel 1950, a Rapallo, nasce attorno a Bottaro la Scuola di Rapallo: un gruppo di cartoonist che inizia a lavorare a stretto contatto con il giovane ligure. I primi ad unirsi saranno Guido Scala e Franco Aloisi, ai quali, subito dopo, si unisce Carlo Chendi, uno dei più brillanti sceneggiatori umoristici del fumetto italiano.
Gli anni alla Disney[]
Nel 1951 Bottaro prese la decisione di trasferirsi a Milano, per incontrare i più importanti editori e cercare di ottenere più successo. Si diresse subito alla sede della Mondadori Editore. Giunto di fronte all'ufficio di Mario Gentilini (all'epoca direttore di Topolino), però, non riesce a parlargli: quel giorno è particolarmente indaffarato e così conclude la giornata prima intrattenendosi con la scrittrice Liala, quindi tra le strade e gli uffici di Milano alla ricerca di un incarico.
L'incarico giunge per conto delle Edizioni Alpe di Giuseppe Caregaro, persona simpatica ed amico di Gentilini: per lui Bottaro crea le storie di Cucciolo e Beppe, almeno fino a quando, a settembre, non si reca ancora una volta da Gentilini munito di un biglietto di Caregaro. Il direttore di Topolino esamina i disegni di Bottaro: le illustrazioni con Aroldo il bucaniere, però, non gli piacciono e solo le bozze con i personaggi Disney convincono Gentilini a far provare il giovane, prima con una illustrazione, seduta stante, con i paperi di Taliaferro, quindi affidandogli una storia con Topolino.
Fissato il compenso in 6.000 lire, Bottaro inizia ad illustrare una nuova storia, ma in tre mesi aveva disegnato appena tre tavole, ma la storia era stata affidata ad un altro disegnatore. Gentilini, però, credeva nel talento del cartoonist ligure, gli affidò così una seconda storia con Paperino come protagonista, "Paperino e le onoreficenze sceneggiata da Alberto Testa e pubblicata sull'Albo d'Oro n.322 del 1952.
Negli anni successivi, Bottaro inizia ad avere il meritato successo: realizza "Paperino e l'arte moderna", la sua prima storia completa Disney, dà alle stampe Pepito, il mensile intitolato al simpatico pirata creato nel 1952 e che diventa ben presto uno dei personaggi italiani più famosi, con traduzioni delle sue avventure sparse in tutta Europa (su tutte, la Francia) e soventi riproposte delle sue avventure. Nel 1959, poi, partecipa con Chendi, Mazzanti, G.B. Carpi, Aloisi e Scala alla realizzazione dell'albo tascabile ispirato al noto quiz televisivo Il Musichiere, che però non vedrà la luce a causa di alcuni problemi accaduti all'editore Fasani. I personaggi di Bottaro, però, attirano l'attenzione di questo piccolo editore, che, lasciatasi sfuggire l'occasione del Musichiere, l'anno successivo fa esordire un periodico che presenta gli animali antropomorfi del Maestro di Rapallo, tra cui spicca l'elefante Oscar, che da il nome alla testata.
Negli anni successivi la sua collaborazione con i personaggi Disney si fa altalenante, fatta di molte pause durante le quali realizza storie con i suoi personaggi o porta avanti progetti particolari come lo Studio Bierrecì, insieme a Giorgio Rebuffi e Carlo Chendi (1968) o come la sua interpretazione della fiaba di Collodi: Pinocchio, apparsa sulle pagine de Il Giornalino nel 1981 e diventata un CD Rom interattivo nel 1993.
Molti anche i premi e i riconoscimenti alla carriera e al talento, il più importante dei quali è lo Yellow Kid conferitogli nel 1996 da una giuria internazionale. Nel 2006, pochi mesi prima della scomparsa, è il primo autore a cui viene assegnato il Premio Papersera.
I personaggi[]
I personaggi ideati (o su cui ha semplicemente lavorato) da Luciano Bottaro nella sua lunga e ancora interminabile carriera sono molti e tutti di successo. Cominciando nel 1949 con l'esordio di Aroldo il bucaniere e passando per le Mattaglie, che inizia a disegnare nel 1967 per esordire su Redipicche l'anno dopo.
Pepito[]
È il primo personaggio di successo di Bottaro e, soprattutto, il primo personaggio di successo del fumetto italiano. Tradotto in Francia, con le edizioni più curate, Argentina, Australia, Brasile, alcuni paesi di lingua araba, Grecia (dove Bottaro è molto apprezzato), Germania, Spagna, Portogallo, ex-Yugoslavia (con delle vere e proprie edizioni pirata), in Italia Pepito, un simpatico pirata che sfida ad ogni avventura il governatore spagnolo Hernàndez de la Banane compare prima sul mensile Cucciolo quindi nella collana Gaie Fantasie, entrambe edite da Giuseppe Caregaro, per poi avere una collana tutta sua, che però durera solo 18 numeri. Quindi il personaggio migrerà da rivista a rivista fino a trovare casa sulle pagine de Il Giornalino che, negli ultimi anni, gli ha anche dedicato alcuni inserti speciali.
Pon Pon[]
Pon Pon, nasce come Sor Funghetto nel 1954, e viene pubblicato, per la prima volta nel 1955 sul settimanale "Lo Scolaro". Il piccolo personaggio, che in un certo senso ricorda lo stesso Bottaro, è forse il primo tra tutti a muoversi in ambientazioni tipicamente care a Bottaro. Il mondo di Pon Pon, infatti, altro non è se non un paesaggio di campagna tranquillo e sereno, popolato da funghi antropomorfi ognuno con una personalità differente, con i quali Bottaro gioca e si diverte, che deforma e a cui fa vivere avventure strane ed incredibili, in cui le difficoltà e i pericoli sono causati non già da nemici ben identificabili, ma dai difetti stessi dei personaggi, che rappresentano quelli della società.
Il simpatico funghetto (che fa il suo esordio con storie in stile Signor Bonaventura: illustrazioni con sotto didascalie in rima) viene tradotto in Francia, riscuotendo un buon successo, mentre in Italia approda, con il nome di Pon Pon, nel 1971, sulle pagine del settimanale per ragazzi Il Giornalino, prima con avventure di ampio respiro, quindi, dall'82 con tavole autoconclusive in apertura o in chiusura di ciascun numero. Dal 2000 al 2008 Pon Pon viene regolarmente pubblicato su "G-Baby", il mensile delle Edizioni Paoline.
Re di Picche[]
Scontroso, duro, tirannico: in pratica tutto quello che Paperon de' Paperoni non poteva essere e che, nelle storie di Bottaro, soprattutto in quelle realizzate in tandem con Guido Martina, affiorava appena in superficie.
Assiduo lettore de Il Tormento, periodico ricco di illustrazioni a colori che presentano i tormenti delle vittime sottoposte a tortura, Re di Picche è l'apripista dello Studio Bierrecì e il simbolo della così detta Scuola di Rapallo, un gruppo di artisti che si riunirono intorno al talento di Bottaro o che crebbero alla sua corte.
Re di Picche, però, è anche un altro personaggio di grande successo: accolto con grande favore in tutta Europa, e soprattutto in Germania, è anche diventato il protagonista di un divertente cartone animato prodotto dallo Studio Melarance. È poi soprattutto in questa serie, ispirata al romanzo di Lewis Carroll Alice nel Paese delle Meraviglie, che Bottaro sfrutta in maniera pesante quelle invenzioni grafiche e psichedeliche ormai divenute il suo marchio di fabbrica (un po' come le lische di pesce lo erano per Jacovitti).
Baldo e gli altri[]
Mentre nel 1951 Bottaro aveva ideato Giò Polpetta, nel '52, l'anno più ricco di creazioni originali, il Maestro ligure crea, oltre ai già citati Pepito, Pon Pon e Re di Picche, anche il ranger delle Giubbe Rosse Baldo.
A questo, in ordine sparso, si aggiungono nel corso degli anni vari altri personaggi.
I personaggi disneyani[]
Altrettanto ricca è la carriera disneyana, costellata di saghe e personaggi, creati o reinterpretati in maniera nuova ed innovativa, come ad esempio gli era capitato con Super Pippo e la sua unica storia con questo personaggio come protagonista "SuperPippo e il ladro di laghetti".
Tra il 1969 ed il 1973 Bottaro è, insieme a Romano Scarpa e Giovan Battista Carpi, uno degli artisti italiani chiamato a realizzare le storie provenienti dallo Studio Disney di Burbank nell'ambito del progetto Disney Program, ovvero una serie di soggetti che la casa madre realizza per essere prodotti e distribuiti nel solo mercato estero. Bottaro realizza 18 di queste storie ed una di queste vede proprio Super Pippo come protagonista. Pubblicata sull'Almanacco Topolino n. 154 dell'ottobre del 1969 è probabilmente una delle storie più divertenti sul personaggio.
La strega Nocciola[]
Quando nel 1952 la simpatica strega Nocciola fa il suo esordio prima al cinema, quindi nei fumetti, con una storia di Carl Barks, probabilmente nessuno avrebbe mai pensato che questo personaggio sarebbe stato ripreso con grande successo proprio dai Maestri Italiani. Era, infatti, il 1956 e sul n. 13 dell'Albo d'Oro del 1º aprile tornava a calcare le scene disneyane la simpatica Nocciola che, a cavallo della sua scopa volante, irrompe a Paperopoli a rompere le uova nel paniere a Paperino nella storia "Paperino e l'aspirapolvere fatato",storia sceneggiata da Chendi e disegnata proprio da Bottaro.
La Nocciola di Bottaro, graficamente ispirata a quella barksiana, si dimostra subito una vecchina grintosa e piena di risorse, che aiuta Qui, Quo e Qua a battere la taccagneria di zio Paperone: sarà l'unica, alla fine, a dimostrarsi capace di spillar quattrini al ricco magnate, ben più abile della collega Amelia, tutta concetrata su quell'unico obiettivo che è la Numero Uno.
La vera svolta per Nocciola avviene, però, con la sua seconda storia italiana da protagonista sempre sceneggiata da Chendi(e, ovviamente, disegnata da Bottaro), ma questa volta sulle pagine del Topolino 236 del 5 giugno del 1960, nella storia "Pippo e la fattucchiera e dell'incontro" con la sua nemesi definitiva, Pippo. L'incontro tra Bottaro e Nocciola aveva sortito degli ottimi frutti, tanto che, quando con Chendi si misero al lavoro sul Dottor Paperus, fu naturale inserire nella parodia il personaggio di Nocciola, che ben si prestava alle atmosfere cupe dell'avventura.
Paperon de' Paperoni[]
Come spesso ha avuto modo di dire, Paperon de' Paperoni è il secondo personaggio preferito di Luciano Bottaro. La sua caratterizzazione, soprattutto grazie ai testi di Guido Martina, è quella tipica degli esordi: un affarista spietato che cerca di ottenere il proprio tornaconto personale con tutti i mezzi, leciti o illeciti che siano.
Il suo sguardo è perennemente truce: teschi al posto delle pupille, pugnali e fulmini dagli occhi, becco distorto in smorfie di rabbia, denti digrignanti e, soprattutto, scatto felino. Quando inizia il sodalizio con Chendi, invece, il personaggio cambia leggermente: Paperone viene un po' ingentilito nei toni e nelle atmosfere, avvicinandosi di più alla figura del magnate che oggi noi tutti conosciamo; diventa anche protagonista diretto delle gag e apportatore di grandi novità, mettendo in piedi la P.I.A., che ha in Bottaro, ancora una volta, il suo massimo interprete.
Uno dei risultati di questa particolare collaborazione è la nascita di Zantaf, scienziato pazzo che utilizza il suo genio per impossessarsi delle ricchezze di Paperone e per ottenere il controllo sul mondo. Vestito con una tuta plastificata color rosso, ingaggia con Paperino (alias Qu.Qu.7) delle vere e proprie sfide tecnologiche che alla fine è sempre il valente agente della P.I.A. a vincere, forse perché per lui la tecnologia è solo un aiuto verso l'obiettivo fissato e non un mezzo per ottenere il dominio sugli altri.
La coppia Chendi-Bottaro è stata anche una delle migliori del panorama disneyano italiano. Prova ne è il recupero di altri due personaggi, per certi aspetti diversi, ma accomunati dalla lunga assenza dalle scene: Giuseppe Tubi e Rebo
Le Grandi Parodie e il Ciclo paperingio[]
Da sempre i personaggi Disney si sono prestati ad interpretare le parodie di grandi opere letterarie o cinematografiche o a rivivere i miti e le leggende popolari. Il sodalizio di Bottaro con Carlo Chendi inizia proprio con una storia che, almeno nel titolo, richiama alla memoria le leggendarie miniere di re Salomone, Le miniere di re... Paperone, prima pubblicazione sull'Albo d'Oro n.39 del 26 settembre del 1954.
La prima, vera, parodia è Paperin di Tarascona, cui seguono Paperino e il conte di Montecristo e Il dottor Paperus. Bottaro si appassiona, insieme con Chendi, a scrivere parodie, e così inizia una lunga serie di storie: Paperin Babà, Paperino e l'isola del tesoro, Paperin furioso, la serie sul Corsaro Paperinero e la recente Paperino e Paperotta sono solo alcune delle memorabili parodie sfornate dal fumettista ligure.
Vanno citate anche Paperino il Paladino e Paperino e il tesoro di Papero Magno, storie ambientate in un fantastico medioevo feudale anche se non facilmente assegnabili al genere delle parodie: per queste storie, come per Paperin furioso e Paperino e Paperotta, Bottaro utilizzò un'originale versione medievale di Paperino, nota come Paperino il Paladino, personaggio coraggioso ma irrimediabilmente sfortunato. Le quattro storie sono poi state accomunate dagli appassionati nel cosiddetto Ciclo paperingio.
Bottaro e la Scuola di Rapallo[]
Luciano Bottaro, ha sempre avuto una certa indipendenza: la maggior parte delle sue storie lo vedono come autore completo. Oltre alle divertenti Parodie Disney, nelle quali si trovano spesso i prototipi delle sue Mattaglie, ha spesso messo i suoi personaggi in situazioni strane ed assurde, come nel caso di "Zio Paperone e lo scherzo cinese" o di "Paperino e il vaso rosso dei Ming" o nella recentissima "Pippo e il virus in soffitta".
I soliti personaggi deformati, il tratto elegante e rotondo, a mezza via tra Barks e Gottfredson, i personaggi di contorno che spesso riprendono quelli disegnati da Barks oltreoceano, come Firmino, il primo maggiordomo di Paperone, o come i baristi che incontra Paperone, presi dalla serie di autoconclusive barksiane ambientate in una caffetteria. Un artista così originale non poteva non raccogliere intorno a sé una schiera di giovani talenti che insieme a lui o sotto la sua ala protettrice iniziarono ad entrare nel fantastico mondo del fumetto.
Nasce così la Scuola di Rapallo, al cui successo contribuirono un buon numero di artisti, che dimostrarono di avere un inconfondibile stile che molto doveva al Maestro Bottaro. I primi ad iniziare furono Scala ed Aloisi, ma in seguito si unirono Chendi, Rebuffi, e, con la partenza dello Studio Bierrecì, Marciante, Uggetti, Colantuoni.
Oggi, più che di Scuola di Rapallo, si può parlare di giovani artisti che crescono seguendo la sua linea narrativa e grafica; si possono citare Alessandro Perina, Stefano Mirone, Lorenzo Pastrovicchio, Sergio Cabella, Francesco Guerrini, che hanno ereditato dal suo tratto alcuni elementi caratteristici.