- Il Fantasma dell'Opera
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Il fantasma dell'Opera è una storia di Francesco Vacca e Mario Ferracina, pubblicata in due atti su Topolino 3606-3607 del gennaio 2025.
Trama[]
Primo atto[]
Parigi, 1897. Le maestre di ballo dell'Opéra Paperopoulaire, Mme la Grand Mère e Mme Brigitty, hanno concluso la prova de Il mistero dei candelabri, rappresentazione dalla quale si attendono un meritato e necessario successo, viste le pessime condizioni economiche del teatro. I tuttofare del teatro, Donàld e i fratelli Là-bas, Là e Ici, sono indaffarati a portare scenari e oggetti per l'allestimento, mentre Monsieur Bouquet, chiamato anche Ciccio, se la dorme come al solito. Irrompe all'improvviso sul palco la litigiosa coppia dei nuovi proprietari, Moncharmin du Paperon e Rockchard Firmin, il primo adirato col secondo che solo grazie a un errore nella gara d'appalto ha ottenuto il cinquanta per cento della proprietà.

Spunta poi il vanesio mecenate Raoul de Gastogny che vuole rilanciare il teatro scritturando artisti e musicisti di prim'ordine (costosissimi, sospirano angosciati Moncharmin e Rockchard). La pragmatica Grand Mère lascia i tre a dibattere e incarica Donald con Ciccio Bouquet, che si è svegliato, di cambiare i fondali. Ma Ciccio non vuole andare dietro le quinte per paura di incontrare il fantasma del quale già da un po' si vocifera: ha uno sguardo terrificante per ripararsi dal quale occorre tenere una mano davanti agli occhi e la serie di incidenti recentemente verificatisi attesta la sua misteriosa presenza. Donàld è scettico, ma un altro arrivo lo distoglie dal fantasma.

Si presenta la soprano Ameliotta con Jeannerine sulla spalla e lamenta anch'ella i «fatti incresciosi ultimamente accaduti»: se ne accadesse un altro, la primadonna è decisa ad abbandonare lo spettacolo. Mentre la soprano canta con splendida voce, Ciccio compie uno dei suoi atti maldestri e fa crollare il sipario. Ameliotta se ne va indignata e i proprietari si angosciano perché non hanno un'altra cantante. Si fa avanti allora Gustave, il maestro di canto, e propone come sostituta Paperine Daaé, ballerina con una bellissima voce; il maestro stesso le ha dato lezioni di canto. Paperine si esibisce magnificamente e viene scelta per lo spettacolo.
Risolta la questione, Moncharmin e Firmin si precipitano in gara al loro ufficio, che occupano a giorni alterni. Firmin arriva per primo e parlotta tra sé e sé, ignaro del fatto che tutte le voci emesse nel teatro, attraverso fessure e interstizi, giungono ai sotterranei. Intanto, sottoterra, nel silenzio e nel buio rotto solo da qualche candela, una figura intabarrata di nero, circondata da leggìi e strumenti musicali, suona un organo a canne e sul suo scrittoio giace una busta sigillata.
La busta arriva nelle mani della Grand Mère che ne comunica il contenuto: il fantasma si felicita per la scelta di Paperine quale cantante e chiede che il suo palco sia lasciato libero. I proprietari inizialmente si irritano, ma poi Rockchard ha un'idea: telefona alla redazione del quotidiano «Le Quaquà» e li informa della lettera: una grande pubblicità per il teatro! Mme è scettica, ma il piano funziona: più che la rappresentazione, è il mistero del fantasma che attrae un folto pubblico; tra i presenti compaiono in alcune vignette i Bassotti e l'ispettore Javert (cfr. Il mistero dei candelabri); c'è infine Monsieur Papedaroga, ambasciatore di Vintia, che dice di aver ricevuto una lettera dallo spettro pure lui.
Paperine rientra nel suo camerino dopo il successo dello spettacolo: vi trova una rosa e all'improvviso compare nello specchio la sagoma del fantasma.

Mentre nel foyer tutti aspettano la cantante e iniziano a preoccuparsi per il suo ritardo, Paperine è condotta dal misterioso personaggio nel sottosuolo dell'Opéra e ancora, attraverso il lago sotterraneo, alla casa del fantasma che si rivela essere il maestro Gustave, anzi no... Anche quello è un travestimento e sotto la maschera si cela qualcun altro: la nera figura si svela a Paperine, ma non ai lettori. Poi la cantante viene riaccompagnata a teatro e può tranquillizzare cosi i presenti raccontando di essere stata col maestro Gustave.
Il giorno dopo Ameliotta legge su «Le Quaquà» del successo della rivale e torna ad offrirsi agli impresari per non rischiare di essere completamente spodestata. A loro volta Moncharmin e Rockchard capiscono di poter riassumere la cantante a condizioni per loro più favorevoli e acconsentono. Questo significa però che Paperine tornerà al precedente ruolo di ballerina e ciò è inaccettabile per il fantasma: immediatamente infatti questi fa giungere una lettera che minaccia ritorsioni se Ameliotta canterà al posto della sua pupilla.
Ancora una volta il pubblico è numerosissimo e Monsieur Anaclète, pur di non mancare, ha affittato a gran prezzo il palco del fantasma. Ameliotta, che è strega, traffica con due ampolle: "Voce di rana" e "Voce di fata"; offre la prima in una coppa alla rivale mentre serba per sé la seconda. Ma nel frattempo una mano guantata ha versato il fluido della voce di rana nell'ampolla della voce di fata. Paperine, fermata da Gustave, non beve, Ameliotta sì.

Si apre la scena coi tetti di Parigi, Paperine vestita di stracci (come Cosetta bambina) e Javert che insegue due Bassotti sullo sfondo. Ameliotta canta, ma ad un tratto le esce dalla gola un CROOOACK che fa ridere il pubblico e costringe la soprano a fuggire per la vergogna. Partono i fuochi di artificio per stornare l'attenzione dei presenti, ma il fantasma è ancora al lavoro: entra nel suo palco, dove si è sistemato Anaclète, spinge l'usurpatore giù dalla balaustra e ne ferma la caduta afferrandogli la caviglia con un lazo. Si solleva un inevitabile putiferio, l'appeso è liberato da Donàld e dai ragazzi e Paperine sale sul tetto a meditare. Lì la raggiunge Gaston ma, non visto, c'è anche il fantasma che promette di vendicarsi nei confronti di chi non ha soddisfatto le sue richieste.
Secondo atto[]

Dopo il disastro della rappresentazione, si presenta a Gaston e ai proprietari Papedaroga, che riferisce della lettera ricevuta: il fantasma gli chiede di recarsi a teatro e radunare tutti nella Sala degli Specchi; Rockchard e Monchardin borbottano, ma poi acconsentono e si ritrovano con gli altri nella stanza circolare ornata alle pareti da numerosi specchi.

In una vampata di luce, in cima allo scalone, appare la figura misteriosa: vuole che la compagnia metta in scena la sua opera, Le Fantôme de l'Opéra, e che Paperine sia la protagonista insieme con lui. Ma la rappresentazione, dopo la prima a Parigi, deve essere portata allo scià di Vintia. Ancora in una luce abbagliante e in un gioco di specchi, il fantasma scompare. Le reazioni sono diverse: la Grand Mère, preoccupata, scopre che i giochi di luce non sono soprannaturali, ma prodotti da un abile uso dei trucchi pirotecnici di scena; i due impresari fiutano il successo con la messa in scena del lavoro dello spettro e chiedono a Papedaroga notize sullo scià di Vintia: è un grande appassionato di musica e accoglie alla sua corte molti compositori. Uno di questi, Erik Leroux, il più geniale, scontento e umiliato dal non riuscire a dar vita ad un capolavoro, era scomparso senza lasciare traccia alcuna. Ancora una volta la Grand Mère, mentre i proprietari sognano una lucrosa produzione, cerca concretamente i passaggi segreti che il fantasma usa, dato che non si tratta di un essere incorporeo ma di un geniale prestigiatore. Gaston, sospettando che il ritardo di Paperine dopo la sua esibizione non sia stato semplicemente un incontro col maestro, va nel camerino della ballerina con Donàld e Papedaroga, fa scattare un meccanismo sul lato dello specchio e i tre si ritrovano nei sotterranei; ma l'apparizione improvvisa della nera figura li spaventa e li ricaccia indietro.
Intanto su palcoscenico impresari, artisti e tuttofare discutono su come rappresentare l'opera del fantasma, che racconta esattamente ciò che è avvenuto nel teatro e manca ovviamente del finale. Arriva poi il tenente Cherì-Ducq, chiamato da Gaston, con un paio di gendarmi. Ma poiché inseguire il fantasma nei sotterranei è impresa difficile, i proprietari e Gaston decidono di schierare la gendarmeria per la recita della sera, in cui comparirà lo spettro. Poiché ci vuole qualcuno che impersoni l'oscuro personaggio nelle prove, la scelta cade sul reticente Donàld. Dal canto suo, Ameliotta spera che la cattura del fantasma lasci senza difensori Paperine e apra la via al suo rientro definitivo.

Si apre il sipario e il pubblico rivive le scene già viste nella realtà. Ma improvvisamente il fantasma si cala dal lampadario con una corda, cerca Paperine, viene fermato dai gendarmi e gli spettatori non capiscono più nulla. Sale la tensione e raddoppiano gli interrogativi, fino a quando si arriva alla rivelazione: il fantasma è Erik Leroux, vale a dire Donàld, che invece di essere arrestato spedisce lui in galera Rockchard e Ameliotta. Donàld infatti, utilizzando un apparecchio dei fratelli Lumière da lui modificato, ha filmato con audio Rockchard mentre, solo nell'ufficio, ricorda ad alta voce come ha truccato la gara di appalto; Ameliotta invece è colta nel momento in cui prepara il filtro per Paperine. Giustizia è fatta e il pubblico applaude a una recita che crede finzione ma che è realtà. Donàld e Paperine raggiungono la casa su lago sotterraneo dove il musicista racconta la sua storia: deluso dalla mancanza di estro, ha vagato per il mondo in cerca di ispirazione e, fermatosi a Parigi, l'ha trovata in Paperine. Ha scoperto poi gli strumenti musicali nel sottosuolo e ha iniziato la sua doppia vita, che gli ha consentito di individuare e smascherare i disonesti nonché di recuperare creatività, non al servizio di un uomo ma libero nella rappresentazione del mondo. Donàld consegna quindi alla papera il libretto finito da dare a Papedaroga e poi si allontana; lascia Parigi per non togliere suggestività alla figura del fantasma che tanto incanta il pubblico e, forse, per scrivere una nuova opera.

Paperine, rattristata, è raggiunta da tutta la compagnia e consegna il libretto a Papedaroga. Tempo dopo la ritroviamo in Vintia, in scena con l'opera di Erik, un capolavoro che entusiasma lo scià. E d'un tratto Donàld/Leroux compare affacciato al loggione del teatro, lancia una rosa a Paperine e svanisce, mentre gli occhi di tutti sono alzati verso di lui.
Riferimenti[]
La storia è la terza parodia de Il Fantasma dell'Opera (Le Fantôme de l'Opéra) di Gaston Leroux realizzata dalla Disney italiana, dopo Topolino e il fantasma dell'opera del 1984 e Nonna Papera e il fantasma dell’opera del 2014; si inserisce nel filone dei romanzi gotici/horror da alcuni anni intrapreso dalla testata.
A parte alcuni scambi di ruoli tra i personaggi (ad esempio, Raoul dovrebbe essere il fidanzato di Christine/Paperine), la parodia è nel complesso fedele al romanzo, dal quale recupera l'ambientazione, buona parte dei personaggi, gli accadimenti misteriosi all'Opéra, le vicende nel sottosuolo; non però gli aspetti più macabri e terrificanti che non potevano essere inclusi in una produzione Disney. Questi però sono in qualche modo evocati.

Ad esempio, il Laccio del Punjab, che nell'originale è uno strumento di morte per soffocamento ideato dal geniale ed efferato Erik, qui è solo richiamato dal gesto che Ciccio compie per riparare gli occhi dallo sguardo terrificante del fantasma e che gli spettatori ripetono per proteggersi dalla luce abbagliante del palcoscenico: è il medesimo gesto che, nel romanzo, il Persiano suggerisce a Raoul per evitare che il laccio trovi il collo senza ripari. Il tema dello strangolamento è poi raffigurato nell'appendimento di Anaclète a testa in giù dal palco. La Camera dei Supplizi qui diventa una innocua Sala degli Specchi e l'inquietante Don Giovanni trionfante, opera ultima del mostruoso fantasma e scritta col sangue, diviene nel fumetto la cronaca dei fatti dell'Opéra Paperopoulaire, mentre la sadica sultanina di Mazenderan è interpretata da uno scià bonaccione e patito di musica, non di torture.
Se si passa ad altri particolari, si può notare che gli interni ed esterni del teatro sono correttamente riprodotti, ma il tetto, sul quale nel romanzo avviene un importante dialogo tra Christine e Raoul, manca dei tre gruppi scultorei notevoli: l'Armonia e la Poesia, entrambe in bronzo dorato, e Apollo, Poesia e Musica; vengono tuttavia indirettamente citate nella statua di un papero con la lira e nella statua di (Paper)Dante.

Come s' è detto, nel fumetto si rappresenta Il mistero dei candelabri (parodia de I Miserabili di Hugo), che è opera ormai cult di Giovan Battista Carpi; l’intenzione degli autori può essere quella di rendere omaggio a Carpi e insieme a Hugo, il cui romanzo Notre Dame de Paris ha delle similitudini con il Fantôme di Leroux[1]; nell'omaggio a Carpi rientrano, oltre alla già citata Paperine vestita di stracci, le apparizioni mute dell'Ispettore Javert, identico a quello disegnato dal maestro Disney, e dei Bassotti, cui Javert dà ancora una volta la caccia. Sono delle comparse che non hanno ruolo narrativo e la cui presenza nell'azione scenica non viene in qualche modo giustificata: è sottinteso che si tratti di personaggi dello spettacolo. Si può ipotizzare anche un gioco degli autori per confondere i lettori, poiché l'Ispettore, completamente vestito di nero, potrebbe essere sospettato quale fantasma.
Splendidi i disegni e particolarmente felice l'idea di rappresentare le parole del fantasma in lettere bianche su sfondo nero, ancor più risaltanti perché le tavole in cui appare o parla lo spettro hanno coloriture calde, prevalentemente giallo-arancione.
Rimane da sottolineare come il miglior esito comico sia dato dalla coppia Moncharmin- Rockchard , ovvero Paperone e Rockerduck, molto simili ai loro litigiosi corrispettivi nel romanzo.
Entrambe le puntate sono accompagnate da redazionali che illustrano i personaggi della parodia e raccontano alcune delle leggende sorte intorno all'Opéra ed al suo misterioso abitatore[2].
Curiosità[]
- Gli strumenti musicali trovati da Donàld/Erik nei sotterranei potrebbero essere stati suggeriti dal seppellimento delle registrazioni delle voci di alcuni cantanti[3].
- Non esiste uno stato di Vintia, ma porta il medesimo nome una casa di profumi orientali particolarmente pregiati.
Note[]
Pubblicazioni italiane[]
Topolino 3606 (2024)