- Guido Martina
- Galleria
- Lista storie
- "O patria mia, solleva il capo affranto / Sorridi ancora o bella fra le belle / O madre delle madri asciuga il pianto / Il ciel per te s'accenda di fiammelle / Splendenti a rischiararti ancor la via / Sì che tu possa riveder le stelle! / Dio ti protegga, Italia. Così sia!"
- ―Versi conclusivi de L'inferno di Topolino
- "Disgustosa ostentazione di plutocratica sicumera!"
- ―Paperino a Paperone secondo Guido Martina
Guido Martina (Carmagnola, 9 febbraio 1906 - Roma, 6 maggio 1991) affettuosamente chiamato Il Professore dai suoi collaboratori, è stato uno dei primi sceneggiatori italiani di storie a fumetti Disney, realizzando durante tutto l'arco della sua carriera oltre seicento storie a fumetti e[1] collaborando con tutti i migliori disegnatori italiani dell'epoca.
Martina è famoso per aver ideato i personaggi di Paperinik e Paperinika e per aver sviluppato il genere parodistico Disney, nonché per aver elaborato una sua personale versione dell'Universo dei paperi, singolarmente cruda e cinica benché mai priva di risvolti comici e sempre sostanzialmente rispettosa dei Canoni Disney.
Biografia[]
La giovinezza[]
Guido Martina nacque nel paese di Carmagnola, in provincia di Torino, nel 1906, anche se alcune biografie indicano erroneamente il 1916. Si trasferì a sedici anni a Torino, dove successivamente si laureò in Lettere e Filosofia. Per un breve periodo fu giornalista per la Gazzetta del Popolo, soggiornando per alcuni anni a Parigi, dove, come inviato del quotidiano, girò anche alcuni documentari. Nel 1938, tre anni più tardi dopo che la Nerbini cedette i diritti d'autore delle storie Disney alla Mondadori, venne assunto da questa casa editrice come traduttore.[2] Allo scoppio della seconda guerra mondiale, come molti altri suoi coetanei fu richiamato sotto le armi. Combatté col grado di Ufficiale di Cavalleria, ma fu fatto prigioniero dagli inglesi e poi, dopo l'armistizio del 1943, fu deportato dai tedeschi in Austria.
L'arrivo in redazione[]
Al termine del conflitto mondiale, Martina tornò a lavorare presso la casa editrice Mondadori, occupandosi principalmente della traduzione di storie Disney americane, soprattutto quelle di Barks che venivano ristampate in Italia. Fu lui a inventare il nome italiano di Archimede Pitagorico, Paperon de' Paperoni e probabilmente anche della Banda Bassotti, oltre a quello di altri personaggi minoritari.[3] L'autore torinese in quel periodo iniziò anche a sceneggiare alcune vignette di collegamento tra una storia e l'altra, per poi cimentarsi a scrivere integralmente le sue prime storie, che furono anche le prime storie Disney di produzione italiana.
Nel 1948, sui disegni di Angelo Bioletto venne pubblicata Topolino e il cobra bianco. La storia iniziò sul numero 731 di Topolino formato giornale e si concluse sul primo numero di Topolino formato libretto. Nel 1949 infatti il direttore Mario Gentilini decise di modificare il formato del fumetto e di ricominciare da zero la numerazione.
Già sul numero sette del nuovo periodico venne pubblicata la prima puntata de L'Inferno di Topolino, ai cui disegni si prestò sempre Angelo Bioletto. Con questa stupenda avventura Martina inaugurò il genere delle parodie Disney, ovvero storie che riscrivono i capolavori della letteratura mondiale facendoli interpretare dai personaggi Disney. Rimanendo fedele il più possibile all'opera originale, Martina scrisse tutte le didascalie in endecasillabi a rima incatenata e per questo motivo, unico tra tutti gli autori Disney dell'epoca, gli fu attribuita la paternità dell'opera per il suo decisivo ruolo di verseggiatore. Infatti sino al 1989 l'unica firma ufficiale accettata per le storie Disney è stata quella del solo Walt Disney.
Martina fu per lungo tempo il solo sceneggiatore di Topolino e curò molte rubriche del giornale come Le confidenze di Gambadilegno, su cui ogni settimana veniva proposta una pagina di diario del nemico giurato di Topolino, dove il lettore poteva apprendere molte notizie e curiosità.
Un'altra rubrica che si può trovare sin dal primo numero di Topolino, sempre curata da Martina, è " Io so quasi tutto. Pippo risponde alle domande dei suoi lettori", compito che qualche anno dopo venne affidato a Mike Bongiorno. Per curare queste rubriche, il Professore si serviva raramente delle lettere che arrivano in redazione. Non erano molte in effetti e la maggior parte non ponevano quesiti di interesse generale. Il più delle volte si inventava lui stesso le domande attribuendole poi a dei lettori che avevano scritto alla redazione.
In quegli anni Martina tentò altre strade oltre al fumetto disneyano: nel 1949 diede vita a Pecos Bill[4] eroe western del fumetto italiano e tre anni più tardi al meno famoso Oklahoma. Martina inoltre collaborava anche con altri fumetti italiani dell'epoca come Tiramolla, Cucciolo e i due giornali satirici Marc'Aurelio e Bertoldo. L'autore provò anche la carriera di scrittore, firmando diversi romanzi e racconti per ragazzi, come Tramonto ad Est e La storia del nostro amico Satellite.
Anni Cinquanta[]
Dopo il cambio di politica editoriale, la Mondadori iniziò ad assumere giovani autori italiani e a pubblicare storie di produzione nostrana. Vennero assunti i disegnatori Giuseppe Perego, Giovan Battista Carpi, Luciano Bottaro, Pier Lorenzo de Vita e Romano Scarpa. Tutti questi giovani artisti si formarono inizialmente sui testi dello sceneggiatore piemontese, più anziano di loro di una decina d'anni. In quegli anni Martina scrisse Biancaneve e Verdefiamma, Paperino al Tour, Paperino e il misterioso Mister Moster e la storica Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera, in cui introduceva in Italia il personaggio di Macchia Nera.
Nel 1956 proseguì il genere parodistico Disney scrivendo Paperino Don Chisciotte a cui negli anni successivi seguirono numerose altre storie dello stesso filone. Sempre nello stesso anno scrisse Paperino alle Olimpiadi, dedicata alle Olimpiadi di Melbourne[5], ai cui disegni si prestò il giovane e talentuoso Giovan Battista Carpi, che aveva già collaborato con Martina e col quale strinse un durevole sodalizio artistico, disegnando negli anni oltre centro storie del maestro torinese.
Il 1957 fu l'anno di tre importanti parodie Paperin di Tarascona, Paperino e il conte di Montecristo e Paperino e i tre moschettieri. La redazione aveva infatti constatato che il genere riscuoteva un notevole successo tra il pubblico e aveva insistito affinché Martina proseguisse quel filone. In quell'anno uscì anche l'intrigante giallo di Topolino e il pupo rapito.
Nel 1959 uscirono le storie Paperiade per i disegni di Luciano Bottaro, Topolino e l'anno di un solo giorno tratteggiata da Carpi e Paperino e la scuola degli enigmi di Giulio Chierchini.
Anni Sessanta e Settanta[]
Per approfondire, vedi le voci Paperinik, Paperinika e Storia e gloria della dinastia dei paperi. |
Negli anni sessanta Martina continuò a scrivere numerose storie coi classici personaggi Disney e iniziò a collaborare anche con artisti più giovani, che erano entrati da poco in redazione, come Luciano Gatto, Giorgio Cavazzano e Massimo De Vita.
Negli anni settanta l'autore raggiunse la sua massima maturità artistica. Sono infatti di quegli anni le storie più apprezzate dagli ammiratori del Maestro.
Nel 1969, su idea di Elisa Penna e in collaborazione con Giovan Battista Carpi, ideò quello che sarebbe diventato il suo personaggio più celebre: Paperinik. Nella storia d'esordio, intitolata Paperinik il Diabolico Vendicatore, vennero poste le basi per avventure Disney più tetre e vendicative, in cui il protagonista si muoveva ai limiti della legalità e dei canoni di liceità Disney. Il successo del personaggio fu immediato, il pubblicò apprezzò moltissimo il riscatto che veniva concesso a Paperino e Martina sfruttò subito l'occasione, così, quella che avrebbe dovuta essere una semplice comparsa all'interno dell'universo disneyano, divenne una presenza stabile. Nei due anni successivi uscirono due storie disegnate da Romano Scarpa, in cui l'alter ego di Paperino era autore di strepitose avventure.
Nel 1970 Martina scrisse anche la Storia e gloria della dinastia dei paperi, la prima serie a fumetti Disney di produzione italiana. Con questa saga l'artista torinese, più che cercare di riordinare in maniera logica e coerente la confusa genealogia dei paperi, creò una serie di rappresentazioni del suo personale universo dei paperi - con gli immancabili screzi fra un "Paperone", un "Paperino" e tre nipotini - trasferito in luoghi ed epoche inconsueti, partendo dall'antico Egitto, passando per la Scozia per arrivare sino nel Klondike durante il periodo della corsa all'oro. Con l'occasione, Martina definì, primo fra tutti gli autori Disney, una versione del padre e della madre di Paperon de' Paperoni.
Nel 1971 venne pubblicata la storia Il doppio trionfo di Paperinik, disegnata da Massimo De Vita. Con questo disegnatore Martina avrebbe collaborato assiduamente per realizzare il ciclo di Paperinik.
Nel 1973 Martina tentò di creare un ciclo parallelo a quello di Paperinik, ideando Paperinika, l'alter ego mascherato di Paperina. La storia d'esordio Paperinika e il filo di Arianna, disegnata da Giorgio Cavazzano, venne seguita da altri due episodi, ma il personaggio non ottenne mai lo stesso successo del Diabolico Vendicatore e venne poi abbandonato da Martina, per essere ripreso da altri sceneggiatori solo in seguito.
Allo stesso anno risale il volume scritto I pensieri di... Paperone, un testo che attribuisce al miliardario una biografia grottesca e privata di ogni riferimento alle storie precedenti, in cui diventa ricco grazie alla taccagneria e all'inganno del prossimo, vizi dietro i quali si cela una critica alla società italiana del tempo.
L'anno successivo il Professore ideò altri due personaggi famosissimi: Topolino Kid e Pippo Sei-Colpi, le versioni western dei corrispettivi personaggi moderni di riferimento, ma tratteggiati con un piglio più aggressivo e duro. I due furono protagonisti di un ciclo di avventure e oggigiorno saltuariamente sono stati ancora protagonisti di alcune avventure. Nel 1975, dopo alcuni anni durante i quali aveva trascurato il genere parodistico, scrisse la storia Zio Paperone e i funghi dei Nibelunghi, disegnata da Romano Scarpa.
Nel 1977 scrisse Eta Beta e le favolose imprese di Zombi, in cui veniva introdotto il personaggio di Zombi, il nuovo simpatico animale da compagnia di Eta Beta, dotato di sorprendenti poteri. Nello stesso anno vide la luce I paperi e la prestigiosa contro-invenzione, con una spiazzante (ma solo temporanea) trasformazione dei suoi personaggi in esseri illimitatamente buoni, generosi e ligi a tutti i doveri, verosimile polemica di Martina contro le sempre maggiori censure richieste agli autori dalla redazione di Topolino. È del 1978 invece la famosa storia Paperino e l'iniquo equo canone, che conteneva un chiaro riferimento all'approvazione della nuova legge sull'equo canone in Italia.
Anni Ottanta[]
Durante l'ultimo decennio della sua carriera Martina scrisse altre storie con protagonisti Paperinik e Topolino Kid e molte altre storie con i classici personaggi Disney. Nel campo delle parodie si deve ricordare Paperino e il vento del Sud, La storia di Marco Polo detta Il Milione e il Canto di Natale, tutti pubblicati nel 1982. L'anno successivo per i disegni di Giovan Battista Carpi, scrisse la Saga di Messer Papero e di Ser Paperone, incentrata sulla storia rinascimentale italiana. Dopo questa serie l'autore ridusse sempre di più le sue collaborazioni, per motivi di salute ma soprattutto perché le sue sceneggiature sempre più raramente venivano approvate per la pubblicazione. Massimo Marconi (all'epoca supervisore delle sceneggiature), intervenendo sul forum del Papersera, ha dichiarato:
- "È vero che sono e continuo a essere un grande ammiratore di Martina (non tutto, ma buona parte; e comunque in relazione ai tempi), ma è altrettanto vero che il Martina accantonato da Fossati (e in seguito anche da me) non era più quello degli anni d'oro, vuoi per le dure leggi dell'anagrafe, vuoi anche per esaurimento, dopo le centinaia di storie sfornate. E sono sicuro che lo stesso Maestro condivideva questo giudizio, come conferma il fatto che, nonostante Capelli gli abbia comprato fino alla sua morte ogni anno una trentina di sceneggiature (una sorta di meritatissima pensione), non si sia mai lamentato del fatto che non una fosse pubblicata."
A partire dal 1980, anno dell'avvento di Franco Fossati alla supervisione delle sceneggiature, furono banditi, in conformità con il politicamente corretto, i comportamenti moralmente discutibili di personaggi "buoni" come Paperone (che nelle storie di Martina spesso e volentieri violava la legge) nonché il turpiloquio e le violenze in famiglia, e anche per questo le sceneggiature di Martina fecero sempre più fatica a passare il vaglio redazionale.[6] A ciò si aggiunse il declino creativo dell'autore, a causa dell'età avanzata e dei problemi di salute, che ebbe ripercussioni sulla qualità delle sceneggiature.[7] Carpi dichiarò che rimaneggiò diverse delle ultime sceneggiature di Martina, in quanto «risentivano di una certa stanchezza», e in particolare riscrisse quasi completamente la sceneggiatura della saga di Messer Papero.[8] Anche Scarpa rimaneggiò una delle ultime sceneggiature di Martina, La storia di Marco Polo detta Il Milione, venendo per tale motivo accreditato come cosceneggiatore. Dopo la pubblicazione di Buck alias Pluto e il richiamo della foresta (30 dicembre 1984-6 gennaio 1985), l'ultima grande parodia sceneggiata da Martina, il nuovo supervisore delle sceneggiature Massimo Marconi (subentrato nel 1985 a Fossati) respinse per cinque anni tutte le sceneggiature proposte dal Professore, che nello stesso periodo si concentrò nella realizzazione di una storia d'Italia a fumetti con i personaggi Disney. Luca Boschi testimoniò che Martina aveva realizzato «decine di puntate» della cosiddetta Geografia storica d'Italia a fumetti con i personaggi Disney, incentrate su «fatti e curiosità legati a città e paesi della Penisola», ma la redazione, dopo aver valutato la possibilità di affidare a Boschi il compito «di ricavarne qualcosa di salvabile» attraverso una radicale riscrittura, non le approvò per la pubblicazione disponendone l'archiviazione.[9] Delle sceneggiature proposte da Martina a partire dal 1985 solo tre passarono il vaglio redazionale e furono pubblicate su Topolino e Paperino Mese tra il 1990 e il 1991. Una di esse, Paperino e il veloce velocipede (l'unica delle tre a essere pubblicata su Topolino), fu completamente riscritta da Alessandro Sisti. Secondo la testimonianza dello stesso Sisti, diverse delle ultime sceneggiature di Martina giunsero in redazione in forma incompiuta, per via dei problemi di salute dell'autore, e, qualora approvate, dovettero essere completate da altri sceneggiatori ed epurate dai contenuti politicamente scorretti.[10] Guido Martina si spense a Roma il 6 maggio 1991. La sua ultima storia, La risposta di Paperinik, fu pubblicata postuma su Paperino Mese nello stesso anno.
Stile[]
Le storie realizzate da Guido Martina presentano alcuni elementi ricorrenti. Nei racconti che hanno come protagonisti Paperino e i suoi parenti, il motivo dominante è il perenne contrasto tra i vari membri della parentela: Paperino impone la sua volontà sui nipotini in modo spesso violento, utilizzando il battipanni, un ramo preso da un albero o addirittura un coltello da cucina. È una figura ignorante e ridicolmente priva di autorità, ed è per questi motivi che viene generalmente deriso e sfruttato dal parentado senza ripensamenti. È alquanto sprovveduto e, nonostante la sua crassa ignoranza, non esita a inorgoglirsi e a considerarsi straordinariamente abile (venendo smentito subito dopo).
A loro volta i nipotini, oppressi da Paperino, appaiono scaltri e maliziosi, tentano di chiedere aiuto a Paperone oppure tramano dei piani per ottenere ciò che vogliono o semplicemente per ridicolizzare Paperino, usando l'astuzia e raffinati giochi di parole; inoltre, in contrasto con la caratterizzazione di bravi ragazzi nonché Giovani Marmotte modello già ampiamente divulgata all'epoca dalle storie di Barks, i nipotini di Martina appaiono spesso come ribelli a qualunque autorità, compresa quella scolastica, se non dei veri e propri bulletti.
Zio Paperone propone continui lavori pesanti e sottopagati al nipote; l'anziano papero si dimostra scaltro e, se ne ha occasione, è capace anche di rubare oggetti o proprietà altrui purché servano ai suoi scopi o gli permettano di arricchirsi ulteriormente. Non ha alcun legame di amicizia o affetto, se non per il suo denaro, e si dimostra spesso tremendamente avido oltre che avaro. Per Martina è un personaggio dalla moralità più che dubbia. Non è affatto un onesto affarista, ma spesso si rivela essere un subdolo contrabbandiere (ne Il romanzo di un papero povero dichiarò di aver contrabbandato addirittura oppio), dedito ad attività illecite (in Paperino cabalista entra addirittura nel giro della mafia), e addirittura un pessimo elemento (in Paperino e il grande Barunz il giovane Paperone abbandona il suo socio in mano agli indiani pronti a scotennarlo). Mentire e imbrogliare a parte, dimostra spesso di non avere particolarmente a cuore neppure l'incolumità dei suoi più vicini parenti come dimostra in Paperino alle Olimpiadi, in cui chiede consiglio a un torturatore cinese riguardo la miglior morte da riservare al nipote.
Inoltre nelle storie ambientate nell'Universo dei Paperi Martina tende spesso a inserire elementi molto violenti per gli standard dei fumetti Disney e che sono stati censurati nelle ristampe successive perchè ritenuti inadatti ai bambini. Espliciti riferimenti alla morte e alla tortura sono molto frequenti nelle stoie di Martina, e perfino riferimenti al proprio trapasso.
Nelle storie che hanno protagonista Topolino si nota che il detective è spesso alle prese con misteri intricati le cui indagini iniziano con un oggetto comune o banale, come in Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera, in cui si ritrova ad indagare sulla scomparsa del cappello del Cappellaio Matto, oppure in Topolino e il terribile Kala-Mit, il detective deve capire la scomparsa di alcuni barattoli di pomodoro in scatola. Nelle sue avventure Topolino si ritrova spesso ad un passo dalla morte perché i suoi nemici non si fanno scrupoli ad aprire il fuoco delle loro armi sul detective e su Pippo.
Tuttavia, di norma il Topolino e il Pippo di Martina sfuggono alla caratterizzazione aggressiva che contraddistingue generalmente i paperi, e mantengono un carattere bonario e sostanzialmente positivo (anzi, spesso Topolino subisce passivamente i capricci di una Minni particolarmente petulante ed esigente); forse proprio per il desiderio di conferire anche ai due protagonisti dell'universo dei topi una caratterizzazione diversa Martina fu spinto a introdurre le loro controparti western, di indole onesta ma notevolmente più ciniche, di Topolino Kid e Pippo-Sei Colpi.
In molte avventure di Martina, a fianco dei soliti personaggi Disney che compaiono nel fumetto, ne sono presenti anche altri provenienti dai film prodotti in America: gli esempi più noti sono le prime parodie come L'Inferno di Topolino e Paperin Fracassa in cui appaiono Biancaneve, i Sette Nani, il Gatto e la Volpe, Ezechiele Lupo, i Tre Porcellini, Dumbo, Fratel Coniglietto e Compare Orso.
Il linguaggio utilizzato da Martina nelle sue storie è molto colto, tant'è che spesso il linguaggio che usa ha anche un fine esplicitamente divulgativo, perché inserisce termini spesso poco noti almeno ai bambini, ma anche al lettore medio. L'autore è inoltre solito utilizzare vocaboli crudi come "morire", "perire", "scotennare", che nelle ristampe più recenti per lo più vengono sostituiti da "eliminare", "distruggere", "spiumare". Tipica è anche la rimozione di "dannato" a favore dell'aggettivo molto meno usuale "malnato", che però comporta la sostituzione di sole due lettere.
Censura nelle storie[]
Le storie di Guido Martina, in occasione della ristampa sui numerosi albi recenti sono state considerate spesso politicamente scorrette e sono state spesso modificate dalla censura redazionale. Talvolta è stato semplificato il lessico, ritenuto troppo colto per i bambini più piccoli, in altri casi sono stati soppressi riferimenti alla violenza oggi non considerati polticamente corretti, o ritenuti non idonei a un pubblico infantile. Un esempio chiaro di riscrittura è avvenuto nella storia Paperinik il Diabolico Vendicatore[11], in cui sono stati eliminati tutti i riferimenti offensivi ai sordomuti ciechi e ai paralitici, oltre a varie altre censure. La censura delle storie di Martina è piuttosto pesante, tanto che molto spesso i dialoghi vengono stravolti e producono un effetto completamente diverso rispetto a quello previsto dal testo originale.
Storie[]
Le tre storie più famose[]
Per approfondire, vedi le voci L'inferno di Topolino, Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera e Paperinik il Diabolico Vendicatore. |
La prima storia che ha reso famoso Martina è sicuramente la parodia della Divina Commedia intitolata L'Inferno di Topolino: il piccolo topo, affiancato dal suo amico Pippo nei panni di Virgilio, compie un viaggio in un Inferno simile a quello dantesco, dove scopre cosa accade a chi commette peccati nella vita. Durante il tragitto incontra altri personaggi Disney che lo aiutano ad attraversare la terra demoniaca oppure cercano di ostacolarlo, come per esempio Paperino che continua a perseguitare il suo amico/nemico per tutto l'Inferno. Alla fine del tragitto Topolino incontra lo stesso Dante Alighieri nell'atto di trafiggere con una penna stilografica gigante lo scrittore e il disegnatore della storia, che hanno osato scrivere tale parodia. Il topo riesce a placare l'ira di Dante, spiegandogli che la storia ha reso felici molti bambini e che nessun peccato è stato commesso; il poeta lascia uscire dall'Inferno i visitatori facendo pure un augurio alla sua amata Italia.
Un'importante caratteristica di questa storia è che, oltre alle consuete vignette con fumetti, sono presenti versi in terzine a imitazione di quelle dantesche.
Guido Martina, secondo le direttive dell'epoca, non realizza solamente storie aventi come protagonisti Paperino o Topolino, bensì ne scrive alcune i cui protagonisti sono Biancaneve e i sette nani, regolarmente perseguitati dalla malvagia Grimilde. Un esempio è la storia I sette nani e la fata incatenata dove i nani si prestano per liberare una fata, incatenata perché aveva precedentemente salvato Biancaneve: ciascun nano deve affrontare una prova che lo porta inevitabilmente alla morte e alla fine Cucciolo, l'ultimo nano salvatosi dagli incantesimi della strega, riesce a riportare in vita i suoi amici salvando la fata e ottenendo la facoltà di pronunciare una parola (nell'occasione Cucciolo chiamerà Biancaneve "mamma").
Con la storia già citata Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera l'abile scrittore permette di far tornare sulle pagine di Topolino il tanto temuto Macchia Nera, vero genio del male. Essendo stato bandito negli Stati Uniti per la sua estrema somiglianza a Walt, il personaggio torna in scena in Italia ancora più pericoloso che in precedenza. Infatti il criminale riesce ad ipnotizzare Topolino e a comprometterlo nel tentato omicidio di Basettoni (crimine che, sfortunatamente per Macchia Nera, non viene attuato grazie alle precauzioni prese dal poliziotto). Condannato alla sedia elettrica Topolino sprofonda nella più terribile disperazione e solamente con l'aiuto di Eta Beta
e Flip secondo riesce a risolvere il mistero e a catturare il malvivente.
Paperinik il Diabolico Vendicatore è un altro classico di Guido Martina: qui si assiste alla nascita di Paperinik, l'alter ego di Paperino che, grazie a questa sua identità segreta, riesce a togliersi dai guai e a guadagnarsi il rispetto dei suoi parenti. Il personaggio di Paperinik conoscerà ulteriori sviluppi: il superpapero diventerà il paladino dell'intera Paperopoli fino poi a identificarsi col futuristico Pikappa, che dovrà combattere con alieni, scienziati pazzi e crononauti in una Paperopoli tutta nuova. A un anno e mezzo dall'uscita, il Professore ne realizza anche una versione romanzata.
Tributi[]
Nel 2003 il Comune di Roma ha deliberato di nominare uno spazio urbano Largo Guido Martina, in una zona (Mezzocammino) la cui toponomastica è dedicata ad altri grandi fumettisti[12].
Curiosità[]
- Guido Martina era sposato con Renata Rizzo, anch'ella sceneggiatrice di fumetti: ben trentasei storie disneyane sono state attribuite a lei dal fumettista Franco Fossati. Nell'elenco Inducks portano invece la firma del marito.[13]
Note[]
- ↑ [1] Storie di Guido Martina
- ↑ [2] Scheda di Guido Martina sull'Inducks
- ↑ [3] Tributo a Martina scritto da Luciano Bottaro
- ↑ [4] Scheda di Pecos Bill su Wikipedia
- ↑ [5] XVI Giochi Olimpici
- ↑ Paperi, topi e bon ton (La Repubblica del 12 gennaio 1993). Cfr. anche articolo pubblicato su I maestri Disney, n. 34, Dalmasso, Fossati, Marconi.
- ↑ Boschi sostiene che nel 1988, anno del passaggio da Mondadori a Disney Italia, «Martina è ancora a bordo ma le sue sceneggiature raramente vengono utilizzate», in quanto «la sua vena creativa si è affievolita» come testimoniano la «stanchezza» e «prevedibilità delle ultime sceneggiature del Professore». Cfr. Luca Boschi, 1997: una laurea per Paperinik, in Paperinik - Le origini del mito n. 35, p. 8.
- ↑ Carpi dichiarò: «Guido Martina è sempre stato il mio soggettista ideale [...]. Però già negli ultimi tempi rimaneggiavo le sue sceneggiature, perché risentivano di una certa stanchezza [...]», cfr. Luca Boschi, Leonardo Gori e Andrea Sani, I Disney Italiani, Granata Press, 1990, ISBN 9788872480007, p. 88. Relativamente a Messer Papero, Carpi dichiarò: «per realizzare le avventure fiorentine di Paperino ho dovuto riscrivere quasi completamente la sceneggiatura, ed è stato un lavoro pazzesco», cfr. Luca Boschi, Leonardo Gori e Andrea Sani, I Disney Italiani, Granata Press, 1990, ISBN 9788872480007, p. 88.
- ↑ Luca Boschi, 1997: una laurea per Paperinik, in Paperinik - Le origini del mito n. 35, p. 8. Secondo Boschi le sceneggiature dattiloscritte in questione sono conservate negli archivi della Disney Italia a Milano.
- ↑ Sisti ha dichiarato: «All'epoca il professore, com'era giusto chiamarlo, [...] aveva cominciato ad avere problemi di salute consistenti [...]. Le cose [sue] che ci arrivavano sia di sceneggiatura sia di soggetto erano delle volte incomplete, quindi il problema era più che altro quello di finirle, oppure [...] avevano quelle cose tipicamente di Martina [...] impostate sulla sua cattiveria [...] ma che dovevamo ormai sfrondare perché stava iniziando l'era del politicamente corretto [...].» Sisti ha dichiarato che gli capitò di rimaneggiare «non più di due o tre» sceneggiature di Martina, «di cui anche qualcosa che forse non abbiamo più portato a termine». Cfr. Una videochiacchierata con Alessandro Sisti (Youtube).
- ↑ [6] Censura in "Paperinik il Diabolico Vendicatore"
- ↑ [7] Servizi alla Circolazione del Comune di Roma
- ↑ [8] Elogio a Guido Martina