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Topolino e la marea dei secoli

Chiunque abbia visitato il mio profilo, probabilmente l'ha capito: Andrea Castellan è il mio autore preferito. Beh, perlomeno tra quelli italiani: non ho una approfondita conoscenza degli autori stranieri; l'unico che conosco davvero bene è Don Rosa, in particolare per la sua Saga. Pertanto, quest'oggi ho deciso di parlare di quella che io considero una delle migliori, se non la migliore, creazione del nostro Casty: Topolino e la marea dei secoli.

Pubblicata nel novembre del 2011 su Topolino libretto, Topolino e la marea dei secoli (tra l'altro, la pagina dedicata su questa wiki è opera mia) è uno di quei kolossal fantascientifici ai quali Casty ci ha abituati in questi ultimi anni. Personalmente la paragonerei senza troppi problemi a Topolino e il mondo che verrà, la storia che viene considerata dalla maggior parte degli appassionati come il vero e proprio capolavoro di Castellan, la sua "storia definitiva" (tra parentesi: Casty stesso ha ammesso di paragonare ogni sua nuova creazione a quella storia). Francamente, sebbene l'abbia già letta, sono passati vari anni da quando mi è passata sotto mano l'ultima volta, quindi non me la ricordo granché bene, e non ho né il tempo, né soprattutto la voglia, per andare a ricercarmela tra i vecchi Topolini in cantina; sarei pertanto molto compiaciuto se qualcuno prima o poi la postasse in formato pdf.

Ma torniamo alla recensione. Di cosa parla, dunque, questa da me tanto decantata "Topolino e la marea dei secoli"? Il plot narrativo è più o meno questo: un cataclisma spazio-temporale sta cambiando il mondo da noi conosciuto, modificando la storia. E di Topolino (manco a dirlo) sarà il compito di "raddrizzare" il tempo. In uno scenario di viaggi temporali, cosa c'è di meglio di far ritornare la buona vecchia Uma, la ragazza futuristica viaggiatrice nel tempo che avevamo visto ne Topolino e la bionda minaccia? Una mia piccola nota: Casty stesso ha ammesso di essere un fan della nota serie britannica "Doctor Who". Per chi non la conoscesse, parla di un alieno, appartenente alla razza dei Signori del Tempo, il quale si fa chiamare "il Dottore", e che viaggia nello spazio e nel tempo con un'astronave (il "TARDIS") camuffata da vecchia cabina della polizia, salvando pianeti e combattendo extra-terrestri "cattivi". Infatti, alcuni fan di Doctor Who (come me) potrebbero notare delle similitudini con la storia e questa serie: prima fra tutte, la questione del viaggio nel tempo; una cosa particolare, poi, mezza confermata dallo stesso Casty, è il fatto che al suo esordio nel racconto Pietro Gambadilegno indossi un fez, piccolo e simpatico cappellino protagonista di una nota citazione dell'Undicesimo Dottore ("Fezzes are cool!", tradotto in italiano come "I fez sono forti!"). 

A proposito di Gambadilegno. Molti hanno trovato di cattivo gusto il fatto di inserire Pietro anche in questa storia: come ben sappiamo, infatti, il gattone è un villain molto utilizzato da Casty nelle sue storie, forse addirittura abusato, come in "Topolino e il dottor Tick Tock" (a proposito, altra cosa Whoviana: che il "dottor" Tick Tock sia un rifermento al "nostro" Dottore? E guarda caso, "Tick Tock goes the clock" è una filastrocca ricorrente di Doctor Who nella sesta stagione della nuova serie; in più, in questa storia si fa riferimento al "ringiovanimento" e al "manipolare il tempo". Vi ricorda niente?), nella prima storia della nuova saga di Atomino Bip Bip e in molte altre. Lo ammetto: anche io inizialmente non ho visto tanto di buon occhio l'inserimento di Gambadilegno anche in questa storia, ma dopo un po' mi sono detto: suvvia, perché no? In fondo non ci sta malissimo, non si intromette troppo, è anche funzionale alla trama (come quando cattura i protagonisti e li porta dalla Fenice; certo, avrebbero potuto farlo anche sgherri occasionali introdotti nella storia stessa, però anche così non è andata male) e per una volta non è lui l'antagonista principale. Quindi, in definitiva, la presenza di Pietro non è stata poi tanto dannosa per l'apprezzabilità della storia.

Ora invece parliamo dei "messaggi" della storia. Casty ci ha abituato a uno stile di satira e critica nei confronti di certi argomenti che io ritengo molto più "interessante" di quello di altri autori, che invece trattano le stesse cose in modo eccessivamente bambinesco e superficiale. Tra i messaggi di Casty più frequenti vi sono: la critica alla guerra, l'invito all'ecologismo, e cose di questo genere. Temi neanche tanto originali, per la verità, ma a mio parere sono trattati da Casty in un modo piuttosto efficace. Paragoniamo infatti il suo modo di trattare questi argomenti alla storia di Roberto Gagnor "Le Giovani Marmotte e l'oasi contesa": andiamo, questa storia fa acqua da tutte le parti! Con un finale, poi, pacifista all'estremo e in un modo eccessivamente irrealista. Io ho apprezzato vari lavori di Gagnor, davvero, ma con questa ha fatto un lavoro alquanto pessimo, almeno per me. Comunque, tornando alla recensione, ai vari "messaggi" soliti di Casty nelle sue produzioni, se ne aggiunge un altro in questa storia. Ad un certo punto, Topolino fa infatti un bel discorso, criticando fortemente il mondo creato da Rebeliot, così piatto, monotono, con un'umanità priva di ambizioni, di traguardi, di sogni: l'umanità ha sbagliato, certo, le guerre, la povertà, i conflitti, le gelosie, sono senz'altro cose negative, ma fanno parte della storia umana, e non è cambiando la storia che si risolverà al meglio la cosa. Topolino, poi, sostiene anche che l'umanità imparerà da questi errori commessi in passato, ma lasciatemi dire che in merito io non sono molto d'accordo: guerre e quant'altro esistono da sempre, e probabilmente per sempre esisteranno. Ma vabbè, si può concedere. Un po' di ottimismo non fa mai male.

Per concludere la recensione, vi lascio con la citazione finale di Topolino da questa storia, il quale risponde a una domanda su Minni che gli chiede cosa ci sia da festeggiare in particolare quell'oggi: "L'oggi... c'è! E, credetemi, è una cosa meravigliosa!".