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Attenzione3
Questa è una Fan Fiction!!!
I fatti sotto riportati sono frutto della fantasia di un utente
Gambadilegno Topolino

Una volta ricevuto l’ordine, lo squadrone di agenti iniziò a muoversi silenziosamente verso il maniero. Queste precauzioni erano ovviamente inutili, dal momento che Macchia Nera non poteva non sapere che si stessero avvicinando, ma Basettoni non aveva intenzione di lasciare nulla al caso, sebbene le probabilità di non venire scoperti fossero praticamente nulle. Finalmente giunsero nei pressi del ponte levatoio. Chiuso. Dopo alcune discussioni, Mickey e il commissario decisero di mandare al diavolo l’inutile prudenza e di far saltare in aria l’ostacolo con una buona dose di esplosivo. Incarico che fu prontamente eseguito dagli agenti.

La squadra speciale entrò dunque ad armi spianate nell’atrio del castello. Si misero in formazione, ma nessun pericolo sembrava celarsi in quella stanza. Silenzio assoluto.

Improvvisamente, un rumore iniziò a levarsi da uno degli angoli della stanza. Si aprì una porta normalmente nascosta alla vista, un passaggio segreto, da cui uscì un uomo. E poi un altro. E un altro ancora. E di nuovo altri. Nonostante le fattezze diverse, erano tutti accomunati da caratteristiche comuni: uniformi scure lunghe fino al ginocchio, cappelli neri con visiera, espressione assente, orecchini con ciondolo che emettevano strane lucine intermittenti e fucili puntati. In men che non si dica, i nuovi arrivati si misero a fare fuoco contro i poliziotti. Dopo i primi caduti, gli agenti si rifugiarono prontamente dietro ad alcune delle colonne dell’atrio, seguiti da Topolino, Pippo, Minni, Eta e Uma. Iniziò dunque una violenta e fitta sparatoria. I colpi di fucili e mitragliatrici sembravano non cessare mai. Nel parapiglia generale, Mickey fermò Basettoni.

«Commissario, io devo andare a cercare Macchia Nera.»

«Sei pazzo, ragazzo? Se metti la testa fuori dal tuo nascondiglio, qui ci rimetti la testa!»

«Date ordine agli agenti di coprirmi, di localizzare e intensificare il fuoco. Io passerò. Troverò un modo.» Nonostante non fosse convinto della bontà dell’iniziativa del detective, il commissario finì con l’acconsentire. Diede quindi ordine di fare fuoco di copertura affinché Topolino potesse avanzare. Una grandinata di proiettili ancora più intensa si abbatté sulla stanza. Mickey prese dunque ad avanzare strisciando per terra, sperando che, per il rumore e per il fumo, nessuno dei nemici si accorgesse di lui. Senza neanche sapere bene come, riuscì infine a giungere alle spalle delle file degli avversari. Gli dispiaceva lasciare gli altri in una situazione tanto spiacevole, ma il suo obiettivo era ora quello di trovare Macchia Nera e fermare il suo piano, qualunque esso fosse.

Si intrufolò nel passaggio segreto, iniziando a percorrerlo con aria circospetta. Gli sembrava alquanto strano che Macchia avesse mandato tutti i suoi uomini in prima linea non lasciando nessuno di guardia. Improvvisamente, le luci che illuminavano il corridoio vennero a mancare.

Perfetto, di nuovo al buio... Oggi è proprio la mia giornata fortunata!

Frattanto, in un’altra parte del castello, una scura figura osservava divertito Mickey mentre procedeva a tentoni.

Povero Mickey... Ti credi tanto furbo, tanto intelligente... E non sai che io ho già previsto ogni tua mossa... Avanti, vieni pure qui da me... Tick tock, tick tock. Le lancette scorrono nel buio della stanza. Ma chi sa quando si fermeranno? Quando giungerà la fine del nostro tempo?

Nel mentre, il detective continuava a procedere brancolando nel buio. Letteralmente. Finché non sbatté contro qualcosa di grosso e morbido. La violenza dell’urto lo fece cadere per terra. Allo stesso tempo, le luci si riaccesero.

«Ahr! Ahr! Ma guarda un po’ i casi della vita, eh, topastro?»

«Pietro!?»

«Proprio io. Chi non muore si rivede, uh? Ahr, ahr!»

«Un momento... Negli ultimi giorni ho già incontrato alcuni dei miei più mortali nemici, e ad eccezione di Macchia, erano tutte illusioni... E dato che non credo che in condizioni normali incontrerei anche il mio più vecchio antagonista, lasciami passare! Non ho tempo da perdere, io!» Disse Mickey con aria decisa, camminando nella direzione di Gambadilegno. Due secondi dopo, il detective si ritrovò a “volare” due metri più indietro, sbattendo violentemente le natiche a terra.

«Ora ci credi che io non sia un’illusione?» Domandò ghignante Pietro, mentre abbassava il pugno con cui aveva colpito Mickey.

«Mmm... Questa dimostrazione in effetti mi ha abbastanza convinto, sì...» Rispose Topolino mentre si rialzava, contemporaneamente massaggiandosi il mento dolorante.

«E ora, bando alle ciance... Debbo distruggerti, topastro!»

Così dicendo, Gambadilegno si lanciò come un toro contro il suo avversario, che riuscì a scansarsi appena in tempo per non essere travolto. Iniziò dunque uno scontro a mani nude senza esclusione di colpi. Gambadilegno aveva dalla propria un fisico possente, una forza fuori della norma e una buona dose di cattiveria. Mickey, dal canto suo, disponeva di un corpo piccolo e guizzante che poteva facilmente sfuggire alla maggior parte degli attacchi condotti senza criterio, oltre che di una certa agilità e di una buona intelligenza. A seguito di alcune schermaglie, Mickey colpì violentemente Pietro sul mento, tanto che un paio di denti schizzarono fuori dalla sua bocca. Infuriato, il felino mise mano alla pistola che fino ad allora aveva nascosto nel risvolto della giacca.

«Ok, ora basta giocare... Ti ucciderò!»

Mickey cominciò ad indietreggiare, spaventato, fino a che non si ritrovò contro il muro. Gambadilegno osservava compiaciuto l’espressione terrorizzata del suo nemico.

«Suvvia, Pietro... Non c’è bisogno di spingersi a tanto... Dopotutto, ormai ci conosciamo da così tanti anni che potremmo quasi considerarci amici...» Disse Topolino con la speranza di prendere tempo.

«Amici?...» Disse Gambadilegno rivolto verso Mickey, con uno sguardo e un tono di voce quasi luciferini. «Io ti odio! Ti odio dal primo momento che ti ho visto! Dal più profondo del mio cuore! Sei la persona che io odi di più al mondo! E quando morirai... Beh... Penso che inizierò a saltare dalla gioia.»

Pur alquanto turbato, Mickey non perse la sua razionalità.

«Davvero? Beh... Prima dovrai uccidermi!»

Detto questo, con uno scatto felino si gettò tra le gambe dell’avversario, arrivandogli alle spalle e salendogli sulla schiena.

«Auugrrr... Scendi subito, maledetto insetto!»

«Subito!» Rispose sorridendo furbescamente Mickey. Si arrampicò quindi sulla testa di Gambadilegno e saltò in direzione del muro. Prima che Pietro potesse accorgersi di quanto stesse compiendo il detective alle sue spalle, Topolino divelse dal muro una grossa pietra, e la fece cadere direttamente sulla testa del bestione, che cadde a terra con un tonfo e un corposo bernoccolo.

Auff... Fortunatamente avevo visto giusto nell’intuire che quella pietra fosse instabile... Bene, ora che anche questa è fatta, non devo distrarmi. Mi occuperò di Pietro non appena terminerò con il mio obiettivo principale. A noi due, Macchia Nera!

Mentre Mickey riprendeva a camminare per il corridoio, Macchia, che aveva osservato tutto tramite uno dei suoi numerosi monitor, si alzò dalla sua sedia e, non smettendo di sorridere, iniziò a prepararsi per dare la giusta accoglienza al suo rivale.

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21 novembre 2013 Phantoms in the Shadow: Capitolo IX

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