PaperPedia Wiki
Advertisement
PaperPedia Wiki
Attenzione3
Questa è una Fan Fiction!!!
I fatti sotto riportati sono frutto della fantasia di un utente
Macchia e Topolino

Mentre lentamente si riprendeva dal passaggio tra il buio completo e la seppur minima quantità di luce, Mickey si guardava attorno. Si trovava in un ampio salone, lungo all’incirca una trentina di metri e largo venti, illuminato da poche candele sparse qua e là per la stanza. Le decorazioni sui muri erano molto scarne, quasi inesistenti. Al centro della stanza vi era invece un grande tavolo di forma rettangolare, con una ventina di persone sedute tutt’attorno. La quantità di luce era talmente scarsa che Mickey non riusciva nemmeno a vederli in faccia. L’uomo che gli aveva parlato era l’unico in piedi di essi, ed era posto a capotavola dalla parte opposta della stanza rispetto a dove si trovava Mickey.

«Chi diavolo siete?» Domandò Mickey, ancora mezzo confuso.

«Chi siamo noi? Siamo gli Oscuranti! Non credo che questa informazione possa chiarirle le idee, mister Mouse, ma al momento, almeno personalmente, non ho proprio tempo né voglia di darle io stesso una spiegazione soddisfacente. Ci penserà uno dei nostri Fratelli.» A quel punto, il figuro si rivolse alla sua destra, dove si trovava l’individuo a lui più vicino. «Fratello Blot, come promesso, è tutto suo!»

L’uomo al quale si era rivolto colui che sembrava il capo si alzò. Con passo flemmatico, si diresse quindi verso Mickey, il quale, dal canto suo, non si era mosso dal posto in cui era “atterrato”. Mentre il figuro si avvicinava, Mickey notò sempre più in lui qualcosa di familiare. Più si avvicinava, più si distinguevano i suoi tratti fisici: una altezza superiore alla media, anche se non di molto; una corporatura non troppo esile né troppo robusta; e, in particolare, un indumento completamente nero che lo avvolgeva da capo a piedi, lasciando visibili solamente gli occhi. Fu solo una volta che lo ebbe di fronte, però, che Topolino lo riconobbe.

«Macchia Nera!» Esclamò intimorito il detective verso il nuovo interlocutore.

«Salve, Mickey. Come te la passi?» Disse Macchia Nera con un’aria decisamente poco affidabile e un sorrisetto che traspariva solo leggermente da sotto la maschera. «Che ne dici se ce ne andiamo a parlare nell’altra stanza?»

«Non mi muovo da qui!» Esclamò deciso Topolino. «Chissà cosa stai macchinando nei miei confronti!»

Macchia Nera, che nel frattempo si era già incamminato in direzione di una porticina su un lato del salone, si girò leggermente verso Mickey, e con un tono freddo disse «La mia era una domanda retorica.»

Senza che avesse detto nient’altro, due robusti uomini, probabilmente gli stessi che avevano “pescato” il detective dal labirinto, presero di peso Mickey, e lo trasportarono con non troppa delicatezza nell’altra stanza, senza che a nulla valessero i tentativi del roditore di divincolarsi. I due lo buttarono quindi su di una poltroncina, posta proprio di fronte a un’altra identica poltrona laddove Macchia Nera si era nel frattempo seduto.

Una volta che Mickey si sistemò per bene sulla poltrona, Macchia ricominciò a parlare, con un tono sottilmente minaccioso e provocatorio, e continuando a sorridere sotto la maschera.

«E così, mi hai trovato anche stavolta... Sembra proprio che io non possa escogitare un piano di rivalsa senza averti tra i piedi, eh, topo?»

«Pochi preamboli, Macchia!» Esclamò Mickey con aria infastidita, riprendendo poi con intento provocatorio «Piuttosto, alla luce degli ultmi fatti, scommetto che sei stato tu a provocare ad Atomino il dolore che lo ha costretto ad andarsene... Avevi paura di lui, ammettilo!»

«Io non ho paura di nessuno.» Affermò Macchia Nera senza scomporsi «Ma non posso negare che il tuo amico sarebbe potuto diventare una fastidiosa scocciatura. Ho quindi fatto in modo, tramite un raggio di mia invenzione, di sollecitare la struttura atomica del tuo amico, ed essendo egli un atomo vero e proprio, ha avuto un effetto ancora maggiore. Deve avere sofferto molto, poveretto.» Concluse Macchia con un sorrisetto ironico.

«Maledetto bastardo, non so cosa mi trattenga dallo spaccarti la tua brutta faccia di...!»

«Suvvia, Mickey, che bisogno c’è di essere tanto scurrili?» Lo interruppe Macchia. «Tanto più che sai benissimo “cosa”, anzi, “chi” ti trattenga dai tuoi propositi.» Disse sorridendo, indicando i due omoni che erano ancora alle spalle di Topolino.

«Mmm... Va bene...» Ricominciò Mickey cercando di calmarsi «Ma dimmi, ora: chi sono quegli strani individui della stanza accanto?»

«Oh, quelli! Sono solo un gruppo di ricconi annoiati che hanno deciso di formare una società segreta con l’obiettivo di conquistare il mondo. Fanno tanto i seri e i tenebrosi, con i loro cerimoniali e quant’altro, ma non sono altro che un gruppo di buffoni. Li trovo patetici. Però sono anche disgustosamente ricchi, e questo è tornato decisamente a mio vantaggio. Ma oramai non mi servono più.»

A quel punto, Macchia Nera tirò fuori dalla tasca un telecomando dotato di vari pulsanti. Ne premette uno, e improvvisamente un forte rumore di esplosione provenì dal salone attiguo. L’onda d’urto scardinò la porta che collegava i due luoghi; i due bestioni rimasero impassibili, mentre Mickey fu a un passo dall’infarto. Mentre le sue orecchie si dovevano ancora riprendere dal forte boato, il detective si girò in direzione della stanza, da dove ora proveniva del fumo, dopodiché si rigirò verso Macchia Nera.

«L-li hai... Uccisi?»

«Ovviamente sì.» Rispose Macchia Nera con l’aria più naturale del mondo. «Non mi servivano più, dal momento che ciò che stavo progettando è ora praticamente terminato.»

«E... E di cosa si tratta, stavolta?» Chiese Topolino, ancora leggermente sotto shock.

«Oh, Mickey, Mickey, Mickey... È dunque già arrivato il tempo delle spiegazioni?» Disse Macchia mentre appoggiava i gomiti sulle gambe, e a sua volta la testa sulle mani, sempre rivolgendosi sorridendo al suo interlocutore «Beh, mi dispiace, ma stavolta mi rifiuto di essere prevedibile. Questa volta ho deciso di eliminare il problema che mi assilla da tanti anni senza troppi giri di parole, e... Definitivamente.»

A quel punto, Mickey trasalì, capendo che si stesse riferendo a lui. Ma perché preoccuparsi? Era già riuscito a scampare alla morte un mucchio di volte, e ormai conosceva la mentalità di Macchia Nera: lui lo avrebbe legato o incatenato a qualche trappola a tempo, se ne sarebbe andato per completare gli ultimi ritocchi del suo piano, e mentre sarebbe stato solo, ne avrebbe approfittato per trovare una via di fuga.

Prima che Topolino potesse completare il suo ragionamento, i due omaccioni lo presero nuovamente di peso, e lo trasportarono in una stanzetta con tre pareti di cemento e una di vetro trasparente, sul quale lato si trovava anche l’unica porta, fatta di acciaio rinforzato. Lo chiusero dentro a chiave, mentre Macchia si sedeva tranquillamente su un divanetto posto di fronte alla parete di vetro.

«Cosa hai intenzione di fare?» Chiese con aria preoccupata Mickey al suo antagonista.

«È molto semplice. In questo momento, ti trovi in una stanza senza via d’uscite: niente finestre, mura solide, vetro infrangibile e una porta d'acciaio chiusa a chiave. Giusto?»

«G-giusto...» Rispose Mickey con lieve esitazione.

«Ebbene, caro il mio detective, cosa succederebbe se le due pareti laterali della stanza in cui ti trovi iniziassero a muoversi l’una verso l’altra... Fino a congiungersi?»

Mentre Macchia continuava a sorridere diabolicamente, a Mickey si rizzarono tutti i peli della testa.

«M-ma... N-non vorrai stare a guardare, spero... Sai c-com’è, sarà una scena molto truculenta, e... E tu odi il sangue...»

«Già, è vero.» Rispose Macchia Nera annuendo. «Ma non preoccuparti per me: è per questo motivo che mi terrò vicino un sacchetto di carta, in caso di rigetti indesiderati. Ma non mi perderei questa scena per niente al mondo! E ora, cominciamo!»

Al termine del discorso di Macchia Nera, le pareti iniziarono a richiudersi in direzione di Mickey. L’investigatore correva da una parte all’altra della stanza, sudando copiosamente, in cerca di qualche possibile via d’uscita, o di qualcosa in grado di fermare l’avanzata delle pareti, ma non trovò niente di utile. Mentre Macchia guardava compiaciuto Topolino agitarsi, le pareti erano ormai vicine al congiungimento; Mickey cercava ora disperatamente di sistemarsi nel poco spazio rimastogli.

È la fine...

Improvvisamente, la stanza in cui si trovava Mickey fu come investita da un fascio di luce. Macchia Nera si dovette coprire gli occhi per non restare accecato, e quando li riaprì, il suo nemico mortale era scomparso. Non una goccia di sangue, niente che facesse pensare che fosse morto stritolato dalle pareti. Era semplicemente scomparso.

«No. No! No, no, no! No! NO!» Sbottò Macchia Nera furibondo. Una volta terminato di imprecare, la nera figura rimase in piedi di fronte al divanetto, con aria tesa fino allo spasmo, occhi iniettati di sangue e labbra tremolanti di rabbia. Era furioso come mai prima. Furioso perché perché Mickey gli era nuovamente sfuggito. Ma in che modo?

Storia precedente Phantoms in the Shadow: Capitolo VI Storia successiva
Phantoms in the Shadow: Capitolo V

Topolino castello

28 ottobre 2013 Phantoms in the Shadow: Capitolo VII

Eta4

Advertisement