Il giorno seguente, Mickey si diresse al Commissariato di Topolinia. Era stato nuovamente convocato da Basettoni per via di ulteriori disordini scoppiati in città. Mickey iniziava però a stancarsi delle continue chiamate del commissario: insomma, era sempre stato disponibile a dare una mano, aveva aiutato la polizia innumerevoli volte a catturare i più pericolosi criminali di Topolinia, ma una volta tanto non avrebbero potuto fare a meno di lui?! Tanto più che anche lui aveva i suoi problemi. La misteriosa apparizione della Spia Poeta, uno dei suoi più grandi nemici, nonché la sua altrettanto misteriosa volatilizzazione l’avevano non poco turbato.
«Ahhh... Va beh, ormai siamo arrivati.» Sospirò Mickey sulla soglia del Commissariato, lasciando momentaneamente da parte i suoi turbamenti.
«Salve, devo vedere il Commisario. Mi può dire dove si trova?» Domandò con aria quasi scocciata al poliziotto seduto nella sala d’aspetto del Commissariato.
«Mi spiace, ma il Commissario è molto occupato al momento e non può essere disturbato. Ripassi un’altra volta.» Rispose il poliziotto. Certamente quell’agente era nuovo al Commissariato: in quel posto praticamente tutti sapevano chi Mickey fosse, e l’avrebbero lasciato passare senza replicare. La cosa andò leggermente a cozzare l’orgoglio di Topolino, che replicò al poliziotto con aria quasi stizzita: «Sono atteso da Basettoni. Mi chiamo Topolino».
Il poliziotto strabuzzò gli occhi, e con aria di scusa incominciò a balbettare «Oh, lei è il signor Mickey Mouse... Mi perdoni... Sa, io... Ahm, beh, sono nuovo e quindi... Non l’avevo riconosciuta…. Il Commissario si trova nella sala delle riunioni. Venga, la accompagno io, mister Mouse.»
«Non sarà necessario, conosco la strada», replicò Mickey con un sorrisetto soddisfatto. «E comunque, mi chiami pure Topolino, come fanno tutti». Al che, l’agente non riuscì a trattenere un commento alquanto inappropriato: «Topolino? Ma... È un nome idiota»!
«Grrrrrrazie.» Replicò Mickey quasi ringhiando mentre si allontanava dall’agente, che nel frattempo si era reso conto di aver parlato ad alta voce.
Il detective percorse quindi un paio di corridoi dell’edificio, e arrivò infine sulla soglia della sala delle riunioni. Dall’interno proveniva la voce del commissario, quindi Mickey aprì senza esitazioni la porta. Tutti si girarono verso il nuovo arrivato, compreso Basettoni, il quale, dopo aver bene messo a fuoco l’identità del nuovo venuto, si rivolse amichevolmente a lui, esclamando «Bene arrivato, Topolino! Sono contento che tu sia venuto!»
«Come posso esservi di aiuto questa volta, commissario?» Chiese solertemente Mickey con un sorriso stampato in volto.
«Beh, come forse avrai avuto modo di notare, i casi di follia improvvisa sono notevolmente aumentati in questi giorni, e sembrano avere avuto un picco in queste ultime ore. Numerose persone sono state fermate dalla polizia mentre manifestavano comportamenti aggressivi. In base a quanto sappiamo del fenomeno, sembra che tutti i soggetti abbiano iniziato a vedere comparire dal nulla... Un po’ di tutto! Alcuni persone, altri animali... E tutti legati ad eventi più o meno traumatici del loro passato. Hai qualche idea in merito a come ciò possa accadere?»
«Se devo essere sincero, commissario, no, non lo so.» Rispose Mickey. Preferiva non parlare della visita della Spia Poeta a casa sua. Improvvisamente, però, una voce proveniente dalle sue spalle colse la sua attenzione.
«Che posto interessante... Penso proprio che stavolta partirò da qui per il mio progetto di conquista del mondo. Dopo aver fatto sloggiare questi fastidiosi poliziotti, ben inteso.»
Riconosciuta la voce, Mickey si girò di scatto. A poca distanza da lui stava ritto un primate piuttosto alto, il quale sfoggiava un’aria marziale. Era vestito con una divisa militare blu scura, un cappello dello stesso colore e portava un monocolo. «Il capitano Orango!» Esclamò Mickey spaventato, indietreggiando leggermente. Si riprese quasi subito, e si rivolse a Basettoni, indicando Orango «Commissario, lo arresti subito!»
«Di chi stai parlando? Non c’è nessuno lì. A meno che... Un momento... Oh, nooooo, non dirmi che anche tu inizi ad avere le visioni! Abbiamo già dovuto mettere dentro una decina di agenti perché iniziavano ad avere comportamenti pericolosi, quindi, ti prego, dimmi che non stai vedendo niente che non ci sia, Topolino!»
«Che facciamo, capo, lo arrestiamo?» Disse Manetta con aria nervosa. Ormai da anni l’ispettore aveva perso l’iniziale diffidenza nei confronti di Mickey che invece lo aveva caratterizzato nei primi tempi, ma l’atmosfera tesa che si respirava in città in quegli ultimi giorni stava riaccendendo il brutto carattere di Manetta.
«Giusto, Topolino. Avanti, dì pure che io non sono qui. Non ti contraddico mica, sai?» replicò Orango con un piccolo sorrisetto, mentre guardava Mickey.
«Stai zitto, bestione!» Gridò Mickey verso la direzione in cui vedeva il pirata, poco prima di tapparsi da solo la bocca, rendendosi conto di ciò che aveva fatto. Tutti i poliziotti della stanza guardarono verso Mickey con aria perplessa. Basettoni, seppure a malincuore, fu così costretto a far accompagnare in cella il detective, prima che diventasse un pericolo per sé stesso e gli altri, come già era capitato per altre persone nei giorni scorsi. Mentre Mickey veniva portato via da due agenti, Orango, fermo nello stesso identico punto in cui era comparso, guardava la scena con un compiaciuto ghigno.
Poco dopo, Topolino era in cella.
«Sto forse diventando pazzo, come gli altri?» Pensò. Dopodiché, messosi seduto sulla sua branda, appoggiò i gomiti sulle gambe e iniziò a guardare verso terra, con aria sconsolata.
«Bip! Serve aiuto, Topolino?» Domandò una voce.
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