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Attenzione3
Questa è una Fan Fiction!!!
I fatti sotto riportati sono frutto della fantasia di un utente


Phantom Blot

Cosa c’è che non va in me?!

Macchia Nera era nuovamente assorto nei suoi pensieri, come sempre più spesso gli accadeva negli ultimi tempi. A seguito della sua ennesima disfatta ad opera di Mickey e i suoi amici, il criminale aveva dovuto nuovamente lasciare Topolinia e si era rifugiato in una delle varie basi segrete che con lungimiranza aveva dislocato in ogni angolo del Calisota, per via di emergenze come quella che si era presentata. Quel che era certo era che per un po’ non avrebbe potuto tornare in città, o perlomeno non con le sue reali fattezze. Per tale motivo, Macchia passava le sue giornate rimuginando tra sé e sé, camminando nervosamente da una parte all’altra del suo rifugio sotterraneo, illuminato solo da poche candele che emanavano una fioca luce.

Negli ultimi tempi Macchia iniziava ad apprezzare sempre di più l’oscurità; non che prima di allora fosse mai stato un individuo allegro e solare, questo no. Ma le continue disfatte ad opera di Mickey non facevano altro che alimentare un grande risentimento che cresceva sempre più, inesorabile, e che lo consumava nel profondo. A seguito della sua ultima sconfitta, Macchia Nera era ormai sull’orlo del tracollo psicologico.

Come può sempre averla vinta lui? Come è umanamente possibile ciò? Insomma, io, io… Sono un genio, i miei piani sono sempre a prova di bomba… Eppure, eppure… Lui riesce sempre… Sempre… A… A…

Finalmente sedutosi dopo il tanto movimento, Macchia si mise le mani tra i capelli e lasciò andare la parte superiore del corpo sullo scarno tavolo posto in un angolo del rifugio. La sua cappa scura era appesa a un attaccapanni posto a poca distanza dall’entrata del bunker, e l’indumento prendeva una conformazione indefinita, ma vagamente somigliante a un inquietante spettro con le braccia protese verso una vittima da spaventare.

Intanto, Macchia continuava a disperarsi in un angolo. Un angolo buio. La luce delle candele quasi non arrivava in quella parte del rifugio. E in effetti, cos’altro avrebbe potuto fare se non disperarsi? Ormai aveva tentato di tutto. Era diventato il nemico pubblico numero uno di Topolinia e dintorni, un risultato invidiabile. I suoi piani era curati in ogni dettaglio, e ormai l’elenco delle sue attività criminali sarebbe bastato a fasciare una mummia. Aveva provato a fermare la rotazione della Terra, a incolpare “Topolino” di crimini da lui non commessi, a dominare le nuvole. Senza contare, poi, le sue numerosissime invenzioni: congegni per ingannare il tempo, mantelli invisibili, duplicatori di materia e vari altri dispositivi da far invidia allo stesso inventore per antonomasia del Calisota, Archimede Pitagorico. E allora perché ogni suo piano era fallito, ogni sua macchinazione sventata, ogni intrigo districato? Tutto per colpa di un lurido, piccolo, cencioso topo…

E se fosse arrivato il mio momento? Se davvero non fossi mai stato portato per la vita criminale? Potrei ritirarmi… Il mio genio mi consentirebbe di vivere comunque agiatamente anche senza delinquere per il resto della vita…

Quasi istantaneamente, però, respinse questi pensieri. No, se anche ci fosse mai stata anche una piccola parte di lui desiderosa di lasciarsi il suo attuale stile di vita alle spalle, questa si era persa negli anni, scontro dopo scontro, disfatta dopo disfatta. E ormai in lui c’era solo odio. Odio e sentimento di rivalsa.

Basta piangermi addosso! Basta auto-commiserarmi! Io sono Macchia Nera, la “Macchia Fantasma”, il terrore di Topolinia! Nessuno può fermarmi! Nessuno può distruggermi! Possono sconfiggermi, abbattermi, ma io mi rialzerò sempre… Sì, io rinascerò sempre dalle mie ceneri…Io sono una fenice! Una nobile e fiera fenice. Il mio odio verso i miei nemici non conosce confini, e d’altronde oramai non mi resta che quello… Devo aggrapparmi a esso… La vendetta la mia ragione di vita, l’odio il mio unico amico, il mio silenzioso compagno che di tanti oscuri sussurri mi riempie la testa… Sì… Non mi devo arrendere!

Mentre diceva ciò, Macchia Nera si era rialzato con un energico scatto. Le sue parole trasudavano una decisione che sconfinava nel fanatismo e nella follia. Forse mai come allora era stato tanto deciso nel realizzare la sua (ennesima) vendetta. Contro la società, contro Topolinia, ma in particolare contro Topolino.

Topolino… Bah, che soprannome stupido!

Ritrovata la voglia di realizzare qualcosa, però, restava da organizzare, per l’appunto, qualcosa da realizzare. Cosa poteva mai essere adatto a una vendetta di tale portata? Cosa avrebbe mai potuto instillare nelle anime dei suoi nemici un terrore talmente profondo da poter soddisfare la sua bramosia?

Forse… Forse ci sono! Sì, è realizzabile… Almeno per me. Ed è anche adatto alle circostanze. In effetti, cos’altro ci potrebbe essere di più terrificante e spaventoso…

A questo punto, Macchia Nera guardò verso un punto imprecisato della stanza, come se da quella parte ci fosse stata una invisibile telecamera o un pubblico che aspettava il termine del suo monologo. In effetti, aveva sempre avuto un atteggiamento un po’ teatrale, e non aveva intenzione di rinunciare a questa sua caratteristica nemmeno trovandosi da solo. Mentre si apprestava a pronunciare quelle ultime parole, un malefico ghigno si dipinse sul suo volto, contornato da uno sguardo quasi satanico, come se vi fosse concentrato tutto l’odio che provava per i suoi nemici.

…Della paura stessa?

Una volta terminato di pronunciare la frase, esplose in una fragorosa risata da “scienziato pazzo”. Molte volte aveva sghignazzato mentre metteva in atto i suoi diabolici piani, ma quella volta ci fu qualcosa di diverso… Come se ogni sprazzo di umanità rimasto in quel corpo fosse stato definitivamente sostituito da qualcosa di tremendamente più diabolico e perverso…

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29 settembre 2013 Phantoms in the Shadow: Capitolo II

Topolino pensieroso

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