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GENITORI E FIGLI

Madre Géo

In occasione delle ultime giornate calde prima dell’autunno, la scuola superiore organizza la “Giornata dei genitori”, una sorta di scampagnata con i ragazzi e le loro famiglie per permettere a tutti di socializzare e conoscersi meglio. La giornata prevede una serie di giochi a squadre miste genitori-figli e un pic nic conclusivo. Si svolge alle pendici del Monte Orso, tradizionalmente frequentata da turisti per escursioni nella natura.

Tra i presenti abbiamo Fulton e Dora Pitagorico, genitori di Archimede, Wilfried e Rita Duck genitori di Paperina (vedi Paperi al liceo #1 “Primo giorno di scuola”), Quackmore e Ortensia Duck genitori di Paperino, mentre la mamma di Gastone, Daphne, è sola perché il padre Gustavo è impegnato con il lavoro in banca, assenza che manda in bestia il giovane papero fortunato: “Sempre al lavoro! Mai che si prenda una giornata per me! Spero di non lavorare mai!”, sbotta profetico.

Genitori e figli vengono divisi dai professori in dieci squadre di quattro componenti ciascuna, due e due, che si sfidano in cinque turni in altrettante postazioni che prevedono: tiro a segno abbattendo barattoli con palle da baseball, rubabandiera, trasportare e passarsi una pallina su un cucchiaio tenuto mordendolo col becco, corsa con i sacchi e tiro a segno con palle da basket con canestri sempre più piccoli.

Nelle corso delle scene di gioco si può vedere come Paperino e Paperina, in squadra insieme, si cerchino quasi senza accorgersene. Inoltre il papà di Paperino, che è in un’altra squadra, durante una sfida svela ai lettori parlando con il figlio i motivi che hanno portato il paperotto a separarsi dal resto della famiglia e passare tanti anni a Quacktown: Nonno Dabney, marito di Nonna Papera, si era fratturato una gamba (zampa?) durante un lavoro in fattoria e il giovane Paperino, già sul posto per trascorrere le vacanze estive, aveva dato una grossa mano alla nonna. Poi era arrivato settembre, l’iscrizione alla scuola elementare e l’addio a San Francisco, dove la famiglia si era trasferita dopo la lite con Paperon de Paperoni, città che Paperino mai aveva apprezzato, era divenuto pian piano definitivo, per il rammarico di Quackmore, Ortensia e Della.

Tra le altre scene, Fulton Pitagorico che stima Bertie per la sua abilità nella sua squadra e gli suggerisce di iscriversi alle Giovani Marmotte, “potresti fare strada e conquistare molte medaglie!”.

La gara viene vinta dalla squadra della mamma di Gastone che beffa proprio suo figlio all’ultimo canestro con un colpo di fortuna. Al termine i giocatori grandi e piccoli si rifocillano assieme ai docenti e viene concessa un po’ di libertà a tutti per riposarsi.

All’improvviso si sente un grido: la Millicent di Paperino Paperotto arriva correndo e spiega che una compagna di classe, Matilda, si è imbattuta assieme a lei in un orso ed è fuggita, ma a causa di una frana ora è rimasta bloccata sul ciglio di un pericoloso dirupo con l’orso da una parte, limitato solo da un masso, e il vuoto dall’altra a impedirle ogni movimento.

Subito genitori e professori si organizzano per soccorrerla, in verità con un po’ di caos, ma il più lesto di tutti è Archimede che si fa accompagnare da Millicent sul posto, non prima di essersi fatto passare uno specchietto che aveva visto usare da Paperina. Arrivati nelle vicinanze dell’orso, senza farsi scoprire, Archimede utilizza lo specchio per concentrare la luce del sole sulla schiena dell’animale, causandogli una bruciatura e facendolo scappare via (citazione agli specchi ustori del vero Archimede). Quindi, utilizza un tronco caduto come leva saltandoci sopra per far precipitare un masso che ostruiva la strada riuscendo quindi a salvare l’esile Matilda, che lo abbraccia ringraziandolo e facendolo arrossire, proprio mentre arriva tutto il gruppo che si congratula con il coraggioso e intelligente papero: “Penso proprio che dovresti dedicarti agli studi scientifici, ragazzo!”, gli dice uno dei genitori.

Dopo lo scampato pericolo, la giornata volge al termine. Fulton si congratula ancora una volta con Archimede e lo esorta a essere diligente nello studio. “Così potrai frequentare l’Università e non essere un semplice riparatore, come me, o un banale inventore, come tuo nonno Cacciavite, ma farai un lavoro prestigioso”. “Riparatore andrà benissimo, inventore non lo sarò mai, sto ancora aspettando la lampadina giusta”, conclude il giovane mentre entrambi osservano il sole che tramonta.


2/5 CONTINUA...